Elena Ferrante: differenze tra le versioni

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*Non le dissi: ti avevo avvisata che i Solara ne sarebbero usciti senza danno, in casa editrice me l’avevano detto, ora è inutile che ci soffri. Ma le si stampò ugualmente in faccia il rammarico di aver sbagliato valutazione. In quelle settimane si sentì umiliata per essere vissuta attribuendo un potere a cose che nelle gerarchie correnti contavano poco: l’alfabeto, la scrittura, i libri. Lei che pareva così disincantata, così adulta, mise fine alla sua infanzia – oggi penso – solo in quei giorni. (p. 344)
*[[Napoli]] era la grande metropoli europea dove con maggiore chiarezza la fiducia nelle tecniche, nella scienza, nello sviluppo economico, nella bontà della natura, nella storia che porta necessariamente verso il meglio, nella democrazia si era rivelata con largo anticipo del tutto priva di fondamento. Essere nati in questa città – arrivai a scrivere una volta, pensando non a me ma al pessimismo di Lila – serve a una sola cosa: sapere da sempre, quasi per istinto, ciò che oggi tra mille distinguo cominciano a sostenere tutti: il sogno di progresso senza limiti è in realtà un incubo pieno di ferocia e di morte. (p. 366)
*Mi ero accorta da tempo che ognuno si organizza la memoria come gli conviene, tuttora mi sorprendo a farlo anch’io. (p. 391)
 
==[[Incipit]] di alcune opere==