Toscana: differenze tra le versioni

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*Gran virtù dei toscani, quella d'esser sboccati. E non la ritrovi soltanto in bocca ai beceri e alle ciane, ma in bocca a Dante, al Boccaccio, al Sacchetti, al Magnifico, a Machiavelli, e a Fazio degli Uberti, a Cecco Angiolieri, a Folgore da San Gimignano, per tacere del Berni, del Burchiello, dell'Aretino, del Lasca. Perfino in bocca a San Bernardino da Siena la ritrovi, quella virtù dei toscani.
*La patria ideale di ogni toscano non è il Paradiso, ma l'inferno: soltanto laggiù si sente a casa sua, fra gente come lui, fra pari suoi, soltanto laggiù può essere gavazziere a suo piacere, e ridere di tutto, beffarsi di tutto e di tutti.
*Nessuno ci vuole bene (e a dirla fra noi non ce ne importa nulla). E se è vero che nessuno ci disprezza (non essendo ancora nato, e forse non nascerà mai, l’uomo che possa disprezzare i toscani), è pur vero che tutti ci hanno in sospetto. Forse perché non si sentono compagni a noi (compagno, in lingua toscana, vuol dire eguale). O forse perché, dove e quando gli altri piangono, noi ridiamo, e dove gli altri ridono, noi stiamo a guardarli ridere, senza batter ciglio, in silenzio: finché il riso gela sulle loro labbra
 
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