Federico De Roberto: differenze tra le versioni

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- Il figliuolo della Lupa!<br>
Vedendolo passare, i mulattieri raccolti nell'osteria di Mazzaglia, sotto il pergolato, lo chiamavano ad una voce: «Lupetto!... Lupetto!... Vieni un po' qui!» e si mettevano a strapazzarlo, buttandogli giù il berretto con uno scappellotto, fingendo di dargli un pezzo di pane: «To', prendi!...» e ficcandoselo invece in tasca; aizzandogli contro il cane e allungandogli delle pedate, come egli si voltava per difendersi dalla bestia.
 
==Citazioni su Federico De Roberto==
 
*L’intelligenza e la passione che consumano i personaggi tanto da scarnificarli (l’unico che ci si può rappresentare concretamente è l’enorme e violento Don Blasco dei ''Viceré'') sono i due poli tra cui si muove anche lo stile. L’intellettualismo, del resto, fa sì che autore e personaggi abbiano sempre una certa comprensione per le idee altrui che li fa scendere senza accorgersi la china del trasformismo, il quale finisce per diventare un connotato indispensabile della politica e ne espelle definitivamente la morale, che nella sua impotenza ribadisce il verdetto sul mondo. (Cesare Cases, ''Federico De Roberto'', “L’Espresso”, Roma, 25 ottobre 1981; poi in ''Patrie lettere'', Einaudi 1987)
 
==Bibliografia==