Emily Dickinson: differenze tra le versioni

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*Lacrime come queste sono acquazzoni amici, e quando in mezzo a loro appare un sorriso, gli angeli lo chiamano arcobaleno, e lo imitano in Cielo. (a Susan Gilbert, inizio giugno 1852, 93<ref group="fonte" name=bXC/>)
*Come sono contenta che l'affetto possa sempre andare e venire – Che i cumuli di neve si fermino alla porta, e non vadano oltre, e dentro sia caldo come se non fosse inverno! (a Emily Fowler, 13 gennaio 1853, 98<ref group="fonte" name=bXC/>)
*La vita intera mi sembra diversa, e le facce dei miei simili non sono le stesse di quando sei con me. Credo che il motivo sia questo, cara Susie: tu tratteggi dei dipinti per me, ed è ai loro dolci colori, piuttosto che a quelli opachi della realtà che sono avvezza, così, vedi, quando sei lontana, il mondo sembra guardarmi fisso, e mi accorgo di aver bisogno ancora di più di un velo [...]. (a Susan Gilbert, 12 marzo 1853, 107<ref group="fonte">In ''[http://www.emilydickinson.it/l0101-0110.html Le lettere 101-110]'', ''EmilyDickinson.it'', traduzione di G. Ierolli.</ref>)
*Scontrosa "Atropo"!<ref>{{cfr}} [[w:Atropo|Atropo]] su Wikipedia.</ref> Eppure non oso rimproverarla, per paura che quelle dita sfrontate possano maneggiare ancora le forbici. Forse diffida del ''vino''! La prego di dirle che è soltanto Vino Passito, e potrebbe essere così cortese da prestarmi per un po' le sue forbici, affinché io possa tagliare un filo? (a Henry V. Emmons, primavera 1853, 120<ref group="fonte">In ''[http://www.emilydickinson.it/l0111-0130.html Le lettere 111-130]'', ''EmilyDickinson.it'', traduzione di G. Ierolli.</ref>)
*Il cielo è grande – non è vero? La vita è breve, non è vero? Perciò quando è finita, non ce n'è un'altra? e – e – allora se Dio vuole, saremo vicini. (a Dr. e Mrs. J. G. Holland, autunno 1853, 133<ref group="fonte">In ''[http://www.emilydickinson.it/l0131-0150.html Le lettere 131-150]'', ''EmilyDickinson.it'', traduzione di G. Ierolli.</ref>)
*So che saresti più felice in questa incantevole primavera che in qualsiasi bella città, e che ti sentiresti meglio più in fretta se potessi bere la nostra rugiada mattutina – e il mondo qui è talmente bello, e le cose così dolci e serene, che il tuo cuore ne sarebbe placato e consolato. Ti racconterei della primavera se pensassi che potrebbe convincerti subito a tornare, ma ogni bocciolo e ogni uccello non farebbe altro che affliggerti e renderti triste nel posto dove stai, così non una parola sui pettirossi, e non una parola sui fiori, per paura di rendere la città più buia, e la tua vera casa più cara. (a Emily Fowler Ford, primavera 1854, 161<ref group="fonte">In ''[http://www.emilydickinson.it/l0151-0170.html Le lettere 151-170]'', ''EmilyDickinson.it'', traduzione di G. Ierolli.</ref>)
*Non devi aver paura che io mi senta sola se mi lasci, perché spesso mi separo da cose che immaginavo di aver amato, – a volte per la tomba, e a volte per un oblio molto più amaro della morte – perciò il mio cuore sanguina così spesso che non farò caso all'emorragia, e aggiungerò solo un'altra agonia alle tante che l'hanno preceduta, e alla fine della giornata commenterò – è scoppiata una bolla di sapone! (a Susan Gilbert, verso il 1854, 173<ref group="fonte" name=bCLXX>In ''[http://www.emilydickinson.it/l0171-0180.html Le lettere 171-180]'', ''EmilyDickinson.it'', traduzione di G. Ierolli.</ref>)
*Susie – ci vuole poco a dire quanto si è soli - chiunque può farlo, ma portare la solitudine accanto al cuore per settimane, quando dormi, e quando sei sveglia, con sempre qualcosa che ti manca, ''questo'', non tutti riescono a dirlo, e mi sconcerta. Ne dipingerei un ritratto che indurrebbe alle lacrime, se avessi la tela per farlo, e la scena sarebbe la ''[[solitudine]]'', e le figure – solitudine – e le luci e le ombre, ciascuna una solitudine. Potrei riempire una stanza con paesaggi così solitari, la gente si fermerebbe là a piangere; poi andrebbe di fretta a casa, per ritrovare una persona amata. (a Susan Gilbert, novembre-dicembre 1854, 176<ref group="fonte" name=bCLXX/>)
*Grazie a Dio un mondo c'è, e gli [[amicizia|amici]] che amiamo dimorano in eterno in una casa lassù. Temo di essere incoerente, ma pensare ai miei amici mi dà una tale delizia che dimentico il tempo e il senso comune e così via. (a Mrs. J. G. Holland, 18 marzo 1855, 179<ref group="fonte" name=bCLXX/>)
*{{NDR|Sui [[cane|cani]]}} [...] Sono migliori degli Umani – perché sanno – ma non parlano [...]. (a T. W. Higginson, 25 aprile 1862, 261<ref group="fonte" name=bCCLX>In ''[http://www.emilydickinson.it/l0261-0280.html Le lettere 261-280]'', ''EmilyDickinson.it'', traduzione di G. Ierolli.</ref>)
*Il mio Tutore morendo mi disse che gli sarebbe piaciuto vivere finché non fossi stata un poeta, ma la Morte era troppo Veemente da dominare per me – allora – E quando dopo molto tempo – un'improvvisa luce nel Frutteto, o una nuova foggia del vento turbavano la mia attenzione – sentivo come una paralisi, qui - che solo i Versi mitigavano. (a T. W. Higginson, 7 giugno 1862, 265<ref group="fonte" name=bCCLX/>)