Stanley Kubrick: differenze tra le versioni

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*I [[film]] trattano di emozioni e rispecchiano la frammentarietà dell'esperienza. Quindi è fuorviante cercare di sintetizzare a parole il significato di un film.
:''Films deal with the emotions and reflect the fragmentation of experience. It is thus misleading to try to sum up the meaning of a film verbally.''<ref>{{en}} Citato in Colin Young, ''The Hollywood War of Independence'', ''Film Quarterly'', Vol. 12, N. 3, Spring, 1959; riportato in ''[http://www.archiviokubrick.it/english/words/interviews/1959independence.html ArchivioKubrick.it]''.</ref>
*I giovani che fanno il servizio militare in realtà si credono ancora immortali. Non conoscono la paura della morte. Essa quindi non costituisce minimamente un problema. Di che cosa si tratti effettivamente lo dice il sergente nella parte conclusiva del film {{NDR|''[[Full Metal Jacket]]''}}: "I soldati del corpo dei Marines muoiono, essi esistono per questo. Ma il corpo dei Marines vivrà per sempre". In questa maniera vende loro un'immortalità a basso prezzo.<ref name=archivio/>
*{{NDR|Riferito all'ambiguità in ''[[2001: Odissea nello spazio]]''}} In ogni caso, quando ci si muove su un livello "non-verbale", l'ambiguità è inevitabile. Ma è l'ambiguità di ogni arte, di un bel pezzo musicale o di un dipinto. "Spiegare" non ha senso, ha solo un superficiale significato "culturale" buono per i critici e gli insegnanti che devono guadagnarsi da vivere.
:''In any case, once you're dealing on a nonverbal level, ambiguity is unavoidable. But it's the ambiguity of all art, of a fine piece of music or a painting'' [...]. ''"Explaining" them contributes nothing but a superficial ""cultural" value which has no value except for critics and teachers who have to earn a living.''<ref>Dall'intervista di Joseph Gelmins; in ''The Film Director as Superstar Doubleday and Company'', Garden City, New York, 1970; riportata in ''[http://www.archiviokubrick.it/english/words/interviews/1970superstar.html ArchivioKubrick.it]''.</ref>
*Io non credo vi sia un collegamento vero e proprio tra [[violenza]] nei film e società, ma ipoteticamente ce ne potrebbe essere uno. Se dovesse essercene uno, direi che l'unico tipo di violenza che potrebbe causare lo stimolo di emulazione sarebbe la violenza "divertente": quella violenza che troviamo nei film di James Bond o nei cartoni di ''[[Tom & Jerry]]''. Violenza irrealistica, violenza salutare, violenza presentata come scherzo. Questa è l'unica forma di violenza che potrebbe stimolare il desiderio di copiarla, ma io sono convinto del fatto che neanche questo tipo di violenza produca effetti sulla società. Ci potrebbero essere anche argomenti a favore della tesi che un qualsiasi tipo di violenza rappresentata nei film espleti una funzione socialmente utile, permettendo agli individui di liberarsi di quei sentimenti aggressivi che sono rinchiusi nel subconscio e meglio espressi nel sogno, o nello stato onirico a cui il guardare un film conduce, più di qualsiasi altra sublimazione o forma di realtà.<ref name=tempi/>
*La [[Guerra del Vietnam]] è stata la prima guerra che negli Usa è stata condotta soprattutto come una campagna pubblicitaria. La manipolazione della verità attraverso i mezzi di comunicazione di massa e del governo fu uno degli obiettivi di questa campagna. Ciò ha condotto al fatto che l'opinione pubblica americana ha avuto un'immagine falsa e manipolata durante l'intera guerra. Questa campagna indusse i soldati a mentire di continuo e per tutto il corso della guerra il numero dei nemici uccisi venne esagerato. Venivano celebrate delle vittorie, quando queste vittorie erano impossibili. Ma per ironia della sorte la guerra venne persa anche sul piano dei media perché fin dall'inizio la guerra del Vietnam è stata una guerra di Public Relations, una guerra che anche i PR persero. [...] I Vietcong pensavano che sarebbe bastato recarsi in quei luoghi e ci sarebbero state rivolte. Non successe nulla di tutto ciò. L'offensiva fu così un errore. Ma i Vietcong non avevano preso in considerazione lo shock che aveva subito l'opinione pubblica americana per la perdita subita in termini di capacità di lotta dal suo esercito. Dopo che per anni erano stati bombardati di false ed esagerate notizie di vittorie, gli americani a casa non si aspettavano un'offensiva del nemico. E così si verificò ironicamente che la disfatta dei Vietcong si trasformò in una loro vittoria psicologica.<ref name=archivio/>
*Non sono mai stato sicuro che la morale della storia di [[Icaro]] dovesse essere: "Non tentare di volare troppo in alto", come viene intesa in genere, e mi sono chiesto se non si potesse interpretarla invece in un modo diverso: "Dimentica la cera e le piume, e costruisci ali più solide".
:''I've never been certain whether the moral of the Icarus story should only be, as is generally accepted, "don't try to fly too high," or whether it might also be thought of as "forget the wax and feathers, and do a better job on the wings."''<ref>Citato in James Naremore e British Film Institute, ''On Kubrick'', British Film Institute, 2007, pp. 23-24. ISBN 1844571424</ref>
*{{NDR|Riferito all'ambiguità in ''[[2001: Odissea nello spazio]]''}} In ogni caso, quando ci si muove su un livello "non-verbale", l'ambiguità è inevitabile. Ma è l'ambiguità di ogni arte, di un bel pezzo musicale o di un dipinto. "Spiegare" non ha senso, ha solo un superficiale significato "culturale" buono per i critici e gli insegnanti che devono guadagnarsi da vivere.
:''In any case, once you're dealing on a nonverbal level, ambiguity is unavoidable. But it's the ambiguity of all art, of a fine piece of music or a painting'' [...]. ''"Explaining" them contributes nothing but a superficial ""cultural" value which has no value except for critics and teachers who have to earn a living.''<ref>Dall'intervista di Joseph Gelmins; in ''The Film Director as Superstar Doubleday and Company'', Garden City, New York, 1970; riportata in ''[http://www.archiviokubrick.it/english/words/interviews/1970superstar.html ArchivioKubrick.it]''.</ref>
*{{NDR|Su ''[[2001: Odissea nello spazio]]''}} Ognuno è libero di speculare a suo gusto sul significato filosofico e allegorico del film. Io ho cercato di rappresentare un'esperienza visiva, che aggiri la comprensione per penetrare con il suo contenuto emotivo direttamente nell'inconscio.<ref>Citato in Paolo Mereghetti, ''Il Mereghetti: dizionario dei film 2004'', Baldini Castoldi Dalai, Milano, 2003, p. 749-750. ISBN 88-8490-419-6</ref>
*Sì, Ermey interpreta sé stesso{{NDR|L'attore Ronald Lee Ermey di ''[[Full Metal Jacket]]'' aveva lavorato come agente istruttore a Parris Island}}. È un colpo di fortuna, quasi un miracolo trovare qualcuno che sa recitare così bene e in più non recita che sé stesso. Anche queste sono cose che succedono una volta sola nella vita.<ref name=archivio>Dall'intervista di Hellmuth Karasek, ''La guerra: la più potente fantasia maschile'', ''Der Spiegel'', 1987; riportata in ''[http://www.archiviokubrick.it/parole/interviste/1989karasek.html ArchivioKubrick.it]''.</ref>