Alexandre Dumas padre: differenze tra le versioni

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*In generale, si chiedono [[consiglio|consigli]] solo per non seguirli o, se si seguono, è per avere qualcuno da rimproverare per averli dati.
*Ogni falsità è una [[maschera]], e per quanto la maschera sia ben fatta, si arriva sempre, con un po' di attenzione, a distinguerla dal volto.
*Polvere quale sono, rientro nella polvere. La vita è piena d'umiliazioni e di dolori, tutti i fili che la legano alla felicità si rompono in mano all'uomo uno dopo l'altro, soprattutto i fili d'oro. Mio caro d'Artagnan, credetemi, nascondete bene le vostre ferite quando ne avrete. Il silenzio è l'ultima gioia degli infelici; [[riguardi|guardatevi]] bene dal mettere chicchessia sulla traccia dei vostri dolori: i curiosi succhiano le nostre lacrime come le mosche il sangue d'un daino ferito.
 
*Quest'altro moschettiere formava un perfetto contrasto con colui che lo interrogava e che gli aveva dato il nome di Aramis. Era un giovane di ventidue o ventitré anni appena, dall'espressione candida e dolce, dall'occhio nero e mite e dalle gote rosee e vellutate come una pesca d'autunno; i suoi baffi sottili disegnavano sul labbro superiore una linea perfettamente diritta, le sue mani pareva evitassero di abbassarsi per timore di fare un po' gonfie le vene, e di tanto in tanto lo si vedeva pizzicarsi l'orlo delle orecchie, per mantenerle di un incarnato tenero e trasparente. Per abitudine, egli parlava poco e con lentezza, salutava molto, rideva senza far strepito e mostrando i denti, di cui pareva avere molta cura come il resto della persona. (cap. II ''L'anticamera del signor Tréville'')