Carl Gustav Jung: differenze tra le versioni

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*Per ''Unus mundus'' G. Dorn intende il mondo potenziale del primo giorno della creazione dove nulla esiste ancora ''in actu'', cioè tra i Due e la pluralità, ma solamente nell'Uno. L'unità dell'uomo [...] significa ugualmente per Dorn la possibilità di produrre anche l'unità col mondo, non con la realtà multipla che vediamo, ma con un ''mondo potenziale'' che corrisponde al fondamento eterno di tutta l'esistenza empirica, tutto come se stesso e il fondamento e della sorgente originaria della personalità che comprende quest'ultimo nel passato, nel presente e nel futuro.<ref>Da ''Mysterium coniunctionis. Ricerche sulla separazione e composizione degli opposti psichici nell'alchimia'' (1955-56), II, VI, 9; in ''La Synchronicité, l'âme et la science'', Poiesis, 1995, p. 69. ISBN 978-2-226-07609-0</ref>
*Quando un fatto interiore non viene reso cosciente, si produce fuori, come destino. Ossia, quando il singolo rimane indiviso e non diventa cosciente del suo antagonismo interiore, il mondo deve per forza rappresentare quel conflitto e dividersi in due. (da ''Aion: ricerche sul simbolismo del Sé'', p. 67)
* Se riusciamo a capire e a sentire che già in questa vita abbiamo un legame con l'infinito, i nostri desideri e i nostri atteggiamenti mutano. In ultima analisi, compriamo qualcosa solo grazie a ciò che di essenziale possediamo, e se non lo possediamo la vita è sprecata.<ref>Da ''Ricordi, sogni, riflessioni'' (1961); citato in von Franz, ''Psiche page materia'', p. 59.</ref>
*Secondo me il primo dovere dello psicologo scientifico sta nel mantenersi aderente ai fatti vitali della psiche, nell'osservare con esattezza questi fatti, aprendosi in tal modo a quelle esperienze più profonde delle quali non ha assolutamente conoscenza. (da ''La psicologia dell'inconscio'', Newton Compton)
*Tutto ciò che ci irrita negli altri può portarci a [[conoscere se stessi|capire noi stessi]]. (citato in ''Selezione dal Reader's Digest'', Marzo 1985)
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*Per ''relatività di Dio'' io intendo una concezione secondo la quale Dio non esiste come "assoluto" e cioè staccato dal soggetto umano e al di là di tutte le condizioni umane, ma in base alla quale egli in un certo senso dipende dal soggetto umano. [...] Per la nostra psicologia analitica, l'immagine di Dio è l'espressione simbolica di uno stato psichico o di una funzione caratterizzata dal fatto che essa si sovrappone assolutamente alla volontà cosciente del soggetto e può quindi imporre o rendere possibili atti e realizzazioni che la coscienza con i suoi sforzi non sarebbe in grado di attuare. Dio [...] è una funzione dell'inconscio, cioè la manifestazione di una quantità di libido divenuta autonoma, la quale ha attivato l'immagine di Dio. (p. 236, 2011)
 
==''La sincronicità come principio di nessi acausali'' (1952)==
*Sia la concezione primitiva sia la concezione antica e medioevale della natura presuppongono l'esistenza, accanto alla causalità, di un simile principio. Fino a Leibniz la causalità non è né unica né predominante. Nel corso del diciottesimo secolo essa è poi diventata il principio esclusivo delle scienze naturali. Con l'ascesa delle scienze naturali nel diciannovesimo secolo la corrispondentia è tuttavia scomparsa dal quadro. (p. 96)
*Il fenomeno della [[sincronicità]] è quindi la risultante di due fattori:
#un'immagine inconscia si presenta direttamente (letteralmente) o indirettamente (simboleggiata o accennata) alla coscienza come sogno, idea improvvisa o presentimento;
# un dato di fatto obiettivo coincide con questo contenuto.<ref>Da ''La sincronicità come principio di nessi acausali'', traduzione di S. Daniele, in ''Opere'', vol. VIII, p. 477, Torino, Boringhieri, 1983.</ref>
*Io sono incline a supporre che la [[sincronicità]] nel senso più stretto non è che un caso particolare del generale coordinamento acausale, e precisamente quello dell'omogeneità di processi psichici e fisici nel quale l'osservatore si trova nella situazione favorevole per conoscere il ''tertium comparationis''. Ma, nell'atto di percepire il fondamento archetipico, egli cade anche nella tentazione di ricondurre l'assimilazione di processi psichici e fisici reciprocamente indipendenti a un effetto (causale) dell'archetipo e quindi di trascurarne la pura contingenza. Tale pericolo è evitabile se si considera la sincronicità come un caso particolare del coordinamento generale. Così facendo si evita pure un aumento inammissibile dei principi esplicativi: l'archetipo è la forma del coordinamento psichico a priori, forma riconoscibile per via d'introspezione. Se a questo si associa un processo sincronistico esterno, esso segue lo stesso disegno fondamentale, ossia è ordinato allo stesso modo. Se esistono (eventi privi di causal dobbiamo definirli « atti creativi» nel senso di una ''creatio continua'', di un coordinamento che in parte si ripete da sempre, in parte sporadicamente, e che non può venire dedotto da nessun antecedente costatabile. <ref>Citato in von Franz, ''Psiche e materia'', p. 175.</ref>
 
==''Il libro rosso. Liber novus'' (2009)==
== ''Ricordi, sogni, riflessioni'' (1961) ==
* Se riusciamo a capire e a sentire che già in questa vita abbiamo un legame con l'infinito, i nostri desideri e i nostri atteggiamenti mutano. In ultima analisi, compriamo qualcosa solo grazie a ciò che di essenziale possediamo, e se non lo possediamo la vita è sprecata.<ref>von Franz pag. 59</ref>
 
==''Il libro rosso. Liber novus'' (2009)==
[[Immagine:The Red Book - Liber Novus.jpg|thumb|''Il libro rosso'' sulla scrivania di Jung]]
===[[Incipit]]===