Oriana Fallaci: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
mNessun oggetto della modifica
KkyBot (discussione | contributi)
m archiviostorico.corriere su archive.org using AWB
Riga 14:
*{{NDR|Su [[Ruhollah Khomeyni]]}} Il suo nome è sulla bocca di tutti, ossessivamente, sia che venga pronunciato con amore sia che venga sibilato con odio: è ormai ciò che in [[Vietnam]] era il nome di [[Ho Chi Minh|Ho Ci-min]], in [[Cina]] il nome di [[Mao Tse-tung]], e nei comizi scatena un tale fanatismo che ieri il primo ministro Bazargan ha perso le staffe. «Se dico [[Maometto]] applaudite una volta, se dico Khomeini applaudite tre volte. Al posto del profeta io me ne offenderei.» Non dimentichiamo che a decine di migliaia son morti per ubbidirgli, viene il vomito a guardare il cimitero in cui li hanno sepolti, magari in fosse comuni, e in sostanza non è cambiato nulla dai giorni in cui con quel nome sulle labbra si gettavano inermi contro i carri armati per esser falciati dalle mitragliatrici. Se lui lo esigesse, rifarebbero altrettanto.<ref name=khomeyni/>
*In America, oggi, il rischio della dittatura non viene dal potere esecutivo: viene dal potere giudiziario. E nel resto dell'Occidente, lo stesso. Pensi all'Italia, dove, come ha capito la Sinistra che se ne serve senza pudore, lo strapotere dei magistrati ha raggiunto vette inaccettabili. Impuniti ed impunibili, sono i magistrati che oggi comandano. Manipolando la Legge con interpretazioni di parte cioè dettate dalla loro militanza politica e dalle loro antipatie personali, approfittandosi della loro immeritata autorità e quindi comportandosi da padroni.<ref name=rocca>Dall'intervista di Christian Rocca ''Barbablù e il Mondo Nuovo'', ''Il Foglio'', 13 aprile 2005.</ref>
*Io credo che fin dal momento in cui lo spermatozoo feconda l'ovulo e la cellula primaria diventa due cellule poi quattro poi otto poi sedici insomma prende a moltiplicarsi, noi siamo ciò che saremo. Cioè esseri umani.<ref>Da ''[https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2005/giugno/03/NOI_CANNIBALI_FIGLI_MEDEA_co_8_050603006.shtml Noi cannibali e i figli di Medea]'', ''Corriere della Sera'', 3 giugno 2005.</ref>
*Io i veli in testa non li porto. Neanche morta. Neanche per coprire i capelli lasciati dalla chemioterapia. (da una lettera a [[Salvatore Fisichella]], 16 agosto 2005<ref name=Fisichella>Citato in Cecilia Lulli, ''[http://www.ilgiornale.it/cultura/il_carteggio_fallaci_e_fisichella_caro_rino_lalieno_mi_divora/18-09-2008/articolo-id=291352 Il carteggio tra la Fallaci e Fisichella: "Caro Rino, l'Alieno mi divora..."]'', ''il Giornale.it'', 18 settembre 2008.</ref>)
*Io non mi sono mai sentita tanto viva come dopo una battaglia dalla quale sono uscita viva e indenne. [...] È dopo aver vinto quella sfida che ti senti così vivo. Vivo quanto non ti senti nemmeno nei momenti più ubriacanti di gioia o nei momenti più travolgenti d'amore.<ref name=mortema>Dall'intervista di [[Lucia Annunziata]] e [[Carlo Rossella]] del 16 dicembre 2001 riportata in Lucia Annunziata, ''[http://www.lastampa.it/2006/09/16/italia/cronache/accetto-la-morte-ma-la-odio-TZC1mp36CjqB4SRyHeWESI/pagina.html «Accetto la morte ma la odio»]'', ''La Stampa'', 16 settembre 2006.</ref>
Riga 32:
*Una religione che si identifica con la politica, col governare. Che non concede una scheggia d'unghia al libero pensiero, alla libera scelta. Che vuole sostituire la democrazia con la madre di tutti i totalitarismo: la teocrazia. Come ho scritto nel saggio "Il nemico che trattiamo da amico", è il [[Corano]] non mia zia Carolina che ci chiama «cani infedeli» cioè esseri inferiori poi dice che i cani infedeli puzzano come le scimmie e i cammelli e i maiali. È il Corano non mia zia Carolina che umilia le donne e predica la Guerra Santa, la Jihad. Leggetelo bene, quel "Mein Kampf", E qualunque sia la versione ne ricaverete le stesse conclusioni: tutto il male che i figli di Allah compiono contro di noi e contro sé stessi viene da quel libro. È scritto in quel libro. E se dire questo significa vilipendere l'Islam, Signor Giudice del mio Prossimo Processo, si accomodi pure. Mi condanni pure ad anni di prigione. In prigione continuerò a dire ciò che dico ora. E continuerò a ripetere: «Sveglia, Occidente, sveglia! Ci hanno dichiarato la guerra, siamo in guerra! E alla guerra bisogna combattere».<ref name=anntay/>
 
{{Intestazione|Da ''[https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2001/settembre/29/RABBIA_ORGOGLIO_co_0_01092911195.shtml La rabbia e l'orgoglio]'', ''Corriere della Sera'', 29 settembre 2001}}
*E quest'[[Italia]], un'Italia che c'è anche se viene zittita o irrisa o insultata, guai a chi me la tocca. Guai a chi me la ruba, guai a chi me la invade. Perché, che a invaderla siano i francesi di Napoleone o gli austriaci di Francesco Giuseppe o i tedeschi di Hitler o i compari di Usama Bin Laden, per me è lo stesso. Che per invaderla usino i cannoni o i gommoni, idem.
*Quello che avevo da dire l'ho detto. La [[rabbia]] e l'[[orgoglio]] me l'hanno ordinato. La [[coscienza]] pulita e l'età me l'hanno consentito. Ma ora devo rimettermi a lavorare, non voglio essere disturbata. Punto e basta.
*Sono molto molto, molto arrabbiata. Arrabbiata d'una [[rabbia]] fredda, lucida, razionale. Una rabbia che elimina ogni distacco, ogni indulgenza.
 
{{intestazione|Da ''[https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2002/settembre/11/REMEMBER_co_0_0209116039.shtml Remember]'', ''Corriere della Sera'', 11 settembre 2002}}
*Ero a casa, la mia casa è nel centro di Manhattan, e verso le 9 ho avuto la sensazione d'un pericolo che forse non mi avrebbe toccato ma che certo mi riguardava. Sai, la sensazione che si prova alla guerra, anzi in combattimento, quando con ogni poro della pelle senti la pallottola o il razzo che arriva, e tendi le orecchie e gridi a chi ti sta accanto: «Down! Get down! Giù! Buttati giù». L'ho respinta. Non ero mica in Vietnam, mi son detta. Non ero mica in una delle tante e fottutissime guerre che sin dalla Seconda Guerra Mondiale hanno seviziato la mia vita! Ero a [[New York]], perbacco, in un meraviglioso mattino di settembre. L'11 settembre 2001.
*Dalle guerre mi ritenevo vaccinata, e in sostanza lo sono. Niente mi sorprende più. Neanche quando mi arrabbio, neanche quando mi sdegno. Però alle guerre io ho sempre visto la gente che muore ammazzata. Non l'ho mai vista la gente che muore ammazzandosi, buttandosi senza paracadute dalle finestre d'un ottantesimo o novantesimo o centesimo piano. Hanno continuato a buttarsi finché, una verso le dieci, una verso le dieci e mezzo, le Torri sono crollate e... Sai, con la gente che muore ammazzata, alle guerre io ho sempre visto roba che scoppia. Che crolla perché scoppia, perché esplode a ventaglio. Le due Torri, invece, non sono crollate per questo. La prima è crollata perché è implosa, ha inghiottito sé stessa. La seconda perché s'è fusa, s'è sciolta proprio come se fosse stata un panetto di burro. E tutto è avvenuto, o m'è parso, in un silenzio di tomba. Possibile?
Riga 203:
 
===[[Explicit]]===
Spero che i miei consigli ti siano serviti. Spero che tu non abbia mai urlato l'atroce bestemmia "perché‚ sono nato?". Spero che tu abbia concluso che ne valeva la pena: a costo di soffrire, a costo di morire. Sono così orgogliosa d'averti tirato fuori dal nulla a costo di soffrire, a costo di morire. Fa davvero freddo e il soffitto bianco ora é proprio nero. Ma siamo arrivati, ecco la magnolia. Cogli un fiore. Io non ci sono mai riuscita, tu ci riuscirai. Alzati sulla punta dei piedi, allunga un braccio. Così.Dove sei? Eri qui, mi sorreggevi, eri grande, eri un uomo. E ora non ci sei più. C'è solo un bicchiere di alcool dentro il quale galleggia qualcosa che non volle diventare un uomo, una donna, che non aiutai a diventare un uomo, una donna. Perché avrei dovuto, mi chiedi, perché avresti dovuto? Ma perché la vita esiste, bambino! Mi passa il freddo a dire che la vita esiste, mi passa il sonno, mi sento io la vita. Guarda, s'accende una luce... Si odono voci... Qualcuno corre, grida, si dispera... Ma altrove nascono mille, centomila bambini e mamme di futuri bambini: la vita non ha bisogno né di te né di me. Tu sei morto. Forse muoio anch'io.<ref>Dalla trentasettesima edizione in poi, modificata in «'''Ora''' muoio anch'io», così come appariva nelle bozze originali. Per maggiori dettagli, si veda Francesco Cevasco, ''[https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/1993/settembre/21/Oriana_libro_voce_co_0_93092113975.shtml Oriana, il libro, la voce]'', ''Corriere della sera'', 21 settembre 1993, pp. 25-26)</ref> Ma non conta. Perché la vita non muore.
 
==''Niente e così sia''==