Francesco Domenico Guerrazzi: differenze tra le versioni

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==''La battaglia di Benevento''==
 
*Lo esercito di Carlo, giunto sul vertice dei monti vicini, ammirava la città di [[Benevento]] tanto famosa per la bellezza e antichità sue non meno che per l'erronee credenze dei popoli. La sua origine si smarrisce nelle tenebre della mitologia, sebbene non manchino scrittori che affermino averla edificata Diomede, re degli etoliEtoli, dopo la guerra torianatroiana.
*Ella {{NDR|[[Benevento]]}} portava impressi i segni della ferocia e della ambizione di coloro che l'avevano conculcata prima, poi scelta a dimora; era il suo aspetto medesimo la storia delle sue vicende, ché presso a lei si ammirava un arco trionfale di marmo pario eretto a Traiano per la strada ordinata a sue spese da Brindisi a Roma; - parte delle mura non demolite da Federico mostravano la strana foggia di architetture portata da' settentrionali in Italia le nuove riparazioni e le otto porte costruite per comando di Manfredi, - il risorgimento delle arti. Il castello, fondato dalla Chiesa per istanza del governatore pontificio, innalzandosi con le brune sue torri sulla città, avvertiva, e forse avverte ancora al viatore, qual fosse in quei tempi la solenne maestà dei successori di San Pietro.
*Il conte di Provenza, più la guardava {{NDR|[[Benevento]]}}, più gli pareva degna di essere conquistata; la circondò molte volte degli occhi per iscoprirne il debole nel quale far breccia e tentare l'assalto; la conobbe munita con tanta maestria di guerra che impossibile cosa fosse espugnarla per forza; - gemé, si volse a considerare la sottoposta valle; - spaziosa compariva e degna di combattervi campale battaglia; i fiumi Calore e Savato, confuse le acque alla estremità di Benevento, l'attraversavano, e un ponte magnifico dava il passo dall'una all'altra sponda: domandava come avesse nome la pianura, - gli rispondevano: - Santa Maria della Grandella. -