Francesco Domenico Guerrazzi: differenze tra le versioni

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===''Vita di Francesco Burlamacchi''===
Se Francesco Burlamacchi fosse nato di piccola gente presso la più parte degli uomini, ai tempi che corrono, io giudico gli tornerebbe a merito maggiore; tuttavia non vuolsi né anco in questa parte darla vinta agli scrittori, i quali s'immaginano vituperarlo affermandolo artefice e plebeo. Si comprende ottimamente che un Dalli in certa sua cronaca manoscritta<ref>Nella Biblioteca di Lucca.</ref> ce lo dia per fallito e mosso a pescare nel torbido per tôrsi dalla fame; costui canonico era ed aveva un dente contro Francesco, che i preti e le pretesche cose amava quanto il fumo agli occhi: e, per preti e per femmine, morte non placa l'odio immortale. Quanto a Scipione Ammirato, il quale dichiara il Burlamacco ignobile, ma nel numero degli artefici che governavano Lucca<ref>''Storie fiorent.'' lib. 33.</ref>, ed a Giovambattista Adriani, che a sua posta lo ciurma artefice, come per ordinario i Lucchesi sono<ref>''Storia de' suoi tempi'', lib. 5.</ref>, si capisce la ragia: entrambi aggreppiati alla medicea mangiatoia, entrambi nudriti di principesca profenda, dettavano quello che secondo il giudizio loro doveva piacere ai padroni; ma non si capisce come Carlo Botta dopo tre secoli ribadisca il chiodo quasi a sollazzo replicando ora che artefice era di suo stato, ma secondo la usanza della repubblica capace di sedere ai governi, ora che sebbene nato in basso loco, pure aveva sortito da natura ingegno idoneo alle imprese eccellenti, in ultimo che, comunque in opere manuali di continuo si occupasse, pure ritraesse maraviglioso diletto dalle antiche storie<ref>''Storia d'Italia, di seguito al Guicciardini'', lib. 5.</ref>.
 
==''La battaglia di Benevento''==
 
*Lo esercito di Carlo, giunto sul vertice dei monti vicini, ammirava la città di [[Benevento]] tanto famosa per la bellezza e antichità sue non meno che per l'erronee credenze dei popoli La sua origine si smarrisce nelle tenebre della mitologia, sebbene non manchino scrittori che affermino averla edificata Diomede, re degli etoli, dopo la guerra toriana.
*Ella {{NDR|[[Benevento]]}} portava impressi i segni della ferocia e della ambizione di coloro che l'avevano conculcata prima, poi scelta a dimora; era il suo aspetto medesimo la storia delle sue vicende, ché presso a lei si ammirava un arco trionfale di marmo pario eretto a Traiano per la strada ordinata a sue spese da Brindisi a Roma; - parte delle mura non demolite da Federico mostravano la strana foggia di architetture portata da' settentrionali in Italia le nuove riparazioni e le otto porte costruite per comando di Manfredi, - il risorgimento delle arti. Il castello, fondato dalla Chiesa per istanza del governatore pontificio, innalzandosi con le brune sue torri sulla città, avvertiva, e forse avverte ancora al viatore, qual fosse in quei tempi la solenne maestà dei successori di San Pietro.
*Il conte di Provenza, più la guardava {{NDR|[[Benevento]]}}, più gli pareva degna di essere conquistata; la circondò molte volte degli occhi per iscoprirne il debole nel quale far breccia e tentare l'assalto; la conobbe munita con tanta maestria di guerra che impossibile cosa fosse espugnarla per forza; - gemé, si volse a considerare la sottoposta valle; - spaziosa compariva e degna di combattervi campale battaglia; i fiumi Calore e Savato, confuse le acque alla estremità di Benevento, l'attraversavano, e un ponte magnifico dava il passo dall'una all'altra sponda: domandava come avesse nome la pianura, - gli rispondevano: - Santa Maria della Grandella. -
*Raccolse, ciò detto, le sue vitù; e da che gli era impedito di vivere, ruinava nel furore della battaglia per morirvi da re.
 
==Citazioni su Francesco Domenico Guerrazzi==