Muriel Barbery: differenze tra le versioni

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*Esiste l'idealismo di [[Edmund Husserl]], nome che ormai mi fa pensare a una marca di tonache per preti irretiti da un oscuro scisma della chiesa battista. (p. 53)
*Ecco quindi la [[fenomenologia]]: un solitario e infinito monologo della coscienza con sé stessa, un autismo duro e puro che nessun vero gatto andrà mai ad importunare. (p. 54)
*Quando la [[malattia]] entra in una casa non si impossessa soltanto di un corpo, ma tesse tra i cuori un'oscura rete che seppellisce la speranza. (p. 65)
*Dove si trova la bellezza? Nelle grandi cose che, come le altre, sono destinate a morire oppure nelle piccole che, senza nessuna pretesa, sanno incastonare nell'attimo una gemma di infinito? (p. 83)
*L'eternità ci sfugge. (p. 91)
*E se la [[letteratura]] fosse una televisione in cui guardiamo per attivare i neuroni specchio e concederci a buon mercato i brividi dell'azione? E se, peggio ancora, la letteratura fosse una televisione che ci mostra tutte le occasioni perdute? (p. 97)
*Negli [[scacchi]], per vincere bisogna uccidere. Nel [[Go (gioco)|go]], bisogna costruire per vivere. (p. 106)
*[...] temiamo il [[domani]] solo perché non sappiamo costruire il presente, e quando non sappiamo costruire il presente ci illudiamo che saremo capaci di farlo domani, e rimaniamo fregati perché domani finisce sempre per diventare oggi, non so se ho reso l'idea. (p. 123)
*Ecco a cosa serve il [[futuro]]: a costruire il presente con veri progetti di vita. (p. 124)
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*Il [[bellezza|bello]] è ciò che cogliamo mentre sta passando. È l'effimera configurazione delle cose nel momento in cui ne vedi insieme la bellezza e la morte. (p. 266)
*Forse essere [[Vita|vivi]] è proprio questo: andare alla ricerca degli istanti che muoiono. (p. 267)
*La [[miseria]] è una falce: miete in ogni nostra propensione ad avvicinarci all'altro e ci lascia vuoti, spogli di sentimenti, per darci la forza di tollerare tutto l'orrore presente. (p. 281)
*Perché una [[camelia]] può cambiare il destino. (p. 288)
*Stasera, ripensandoci, con il cuore e lo stomaco in subbuglio, mi dico che forse in fondo la vita umana è così: molta disperazione, ma con qualche istante di bellezza dove il tempo non è più lo stesso. (p. 318)