Erri De Luca: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
mNessun oggetto della modifica
m wikilink
Riga 179:
*N[ives]: Il dovere di aiutarsi ha la precedenza. Nessun traguardo vale, se hai lasciato dietro di te un alpinista in difficoltà. [...] Non esiste una legge in alta montagna, siamo tutti fuorilegge e ci inventiamo delle regole. [...] Puoi avere stabilito che nessuno aiuta nessuno e ognuno fa per sé, ma poi c'è una vita appesa là sopra e allora si va a salvarla, almeno a provarci. L'alpinismo d'alta quota è già duro di suo, senza che ci mettiamo pure noi a farlo più duro. (pp. 47-48)
*E[rri]: Nelle mie scritture sono debitore di voci, le ascolto in una parte interna dell'orecchio, negli ossicini del labirinto, dove pure ritrovo le persone assenti. In un posto del mio orecchio si incontrano i membri di un'assemblea del passato, i lontani. Non so decidere, neanche voglio, se vengono per surriscaldamento dell'immaginazione oppure sono visite vere. La mia pagina le accoglie senza chiedere documenti. (pp. 49-50)
*N[ives]: {{NDR|Sul rapporto con il marito Romano Benet}} Noi due ce ne andiamo a scalare le montagne più alte della terra non solo per passione alpinistica, ma per amore, perché ci si ama, si è in due, si va a portare lassù la nostra prova di coppia. Non rischiamo solo un pezzo di vita, ma pure la felicità. [...] Siamo un laboratorio dell'amore ad alta quota. Ce lo giochiamo a [[testa o croce|testa e croce]] e alla fine riusciamo a girarlo dalla parte giusta. Ma lo lanciamo in aria molte volte, molte volte lo buttiamo via e poi lo riacciuffiamo. [...] Non è un gioco, il nostro amore quassù, ce lo portiamo dietro e dà coraggio oppure fa paura quando il passo si stacca, Romano va al suo ritmo impossibile e si punta alla cima separati, con due solitudini. Poi lassù si ricongiunge, si riannoda con una forza spaventosa. (p. 51)
*N[ives]: {{NDR|Sul marito Romano Benet}} Se la sa cavare sempre, sa cavarsela per due, per me e per lui. È calmo in piena bufera come quando sta a casa e accende il fuoco. Ha una bussola in testa, sa dove andare quando non si vede a un passo e gli altri hanno la sola scelta di mettersi a sedere e aspettare una schiarita. Lui, un piede dietro l'altro, fiuta la direzione e arriva. L'ha imparato nei boschi, non si perde mai. Legge la neve, la capisce. Amo quest'uomo di arie aperte, compatto come un pugno, capace di stare davanti a un orso, reggere il suo sguardo, intendersi al volo senza mosse così che ognuno possa andare per la sua strada. Il suo mestiere è fare la guardia forestale, batte i boschi d'inverno e protegge le bestie dalla peggiore di tutte, la più ladra del regno animale. Quando parla di loro, delle bestie dei boschi, si riscalda, sorride, gli spunta un attaccamento da tifoso, uno che segue la sua squadra ovunque giochi. La sua squadra è nei boschi. (p. 53)
*N[ives]: {{NDR|Sul rapporto con il marito Romano Benet}} L'amore portato qua sopra, l'amore esposto a queste forze furiose di natura, l'amore da trascurare per poi ritrovarlo al suo posto [...] è la cosa che ho in più rispetto alle scalatrici che in questi anni hanno tentato e tentano come me di toccare le maggiori altezze del pianeta. L'amore nostro è la forza che mi ricarica per semplice contatto, che spinge ancora quando non ho più fiato, perché so che c'è lui con me là sopra, e così continuo. L'amore nostro è il mio combustibile, un'energia pulita. Se mi riuscirà di completare il giro dei quattordici ottomila, sarà per questo amore. Altre prima di me sono cadute sulle stesse montagne, desiderate con più forza della vita stessa. Io non sono migliore, più brava di loro, però ho Romano con me, ho l'amore, non l'ho lasciato a casa ad aspettarmi, a logorarsi d'ansia. Quassù ho con me la famiglia, sono una lumaca che va con il suo guscio. Questa nostra formazione annodata mi fa credere di poter riuscire. Lui ce la farebbe anche da solo, ma in due, con me, per lui è più bello, più goduto. Pure per me è così, però con la certezza che senza di lui mi mancherebbe la volontà, più che la forza. [...] Però così come siamo forti, siamo fragili il doppio. Senza uno di noi, l'altro non può. Noi siamo quest'impresa in comune di scalare, non possiamo accettare altro formato. Non è un patto, non l'abbiamo scritto e nemmeno detto. È così. Esistono cose semplici e dure che non serve dirsi. (pp. 55-56)