Giorgio Bocca: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Giorgio Bocca==
*"Non tutti i «gentili» – per sfortuna degli ebrei – sono stati degli «ingenui» o «zucche vuote» come essi amano chiamarli. Anche essi, o almeno una parte di essi ha saputo guardare il viso non amabile forse, ma pur tuttavia immutabile, della realtà. Un colpo tremendo deve aver subito il cuore ebreo nel vedere sorgere un movimento, quale quello fascista che denunciava la inconsistenza pratica della parola libertà nel campo politico dove gli uomini sono in tal modo costrutti da trasformare la libertà loro accordata in anarchia. Una rabbia immensa deve aver riempito il cuore degli anziani di Sion, nel sentire dei non ebrei dire che il comunismo è un'utopia irraggiungibile e che le sue applicazioni pratiche sono costruzioni meccaniche e crudeli dove milioni di schiavi lavorano per una minoranza di dirigenti (ebrei). L'odio di chi vede svelati i suoi piani è enorme, l'odio di chi vede rovinati i propri piani è tremendo. Questo odio degli ebrei contro il fascismo è la causa prima della guerra attuale. La vittoria degli avversari solo in apparenza, infatti, sarebbe una vittoria degli anglosassoni e della Russia; in realtà sarebbe una vittoria degli ebrei. A quale ariano, fascista o non fascista, può sorridere l'idea di dovere in un tempo non lontano essere lo schiavo degli ebrei? È certo una buona arma di propaganda presentare gli ebrei come un popolo di esseri ripugnanti o di avari strozzini, ma alle persone intelligenti è sufficiente presentarli come un popolo intelligente, astuto, tenace, deciso a giungere, con qualunque mezzo, al dominio del mondo. Sarà chiara a tutti, anche se ormai i non convinti sono pochi, la necessità ineluttabile di questa guerra, intesa come una ribellione dell'Europa ariana al tentativo ebraico di porla in stato di schiavitù" .<ref>Citato (dain ''La Provincia grande'' – Sentinella d'Italia, Foglio d'ordini settimanale della Federazione dei Fasci di Combattimento di Cuneo, 14 agosto 1942).</ref>
*A me queste [[Brigate Rosse]] fanno un curioso effetto, di favola per bambini scemi o insonnoliti; e quando i magistrati e gli ufficiali Cc e i prefetti ricominciano a narrarla, mi viene come un'ondata di tenerezza, perché la favola è vecchia, sgangherata, puerile, ma viene raccontata con tanta buona volontà che proprio non si sa come contraddirla. (da ''Il Giorno'', 23 febbraio 1975)
*Resta una cosa sola da dire, ed è un'autocritica. In quegli anni noi cronisti non capimmo niente della sinistra armata. Quando il giudice Viola scopriva gli incredibili covi dei Gap con dentro anche fucili da caccia, noi sorridevamo. Invece era proprio così, i covi erano veri, i fucili da caccia anche, il gioco tragico di Giangi Feltrinelli pure. (da ''la Repubblica'', 13 febbraio 1979)
*L'errore capitale commesso dal cavaliere [[Silvio Berlusconi]] e da altri fondatori di network privati non è stato tanto quello di investire in uomini e mezzi prima che fosse data una legislazione precisa, ma nel non aver capito, subito, che anche il boccone saporito delle TV private, prima o poi sarebbe finito sotto i denti dei nostri partiti.<ref>Citato (dain ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/12/08/cadreghe-cadreghini.html Cadreghe e cadreghini]'', ''la Repubblica'', 8 dicembre 1984).</ref>
*Ogni sera alle 19 in punto, dallo scoppio della guerra, compare sugli schermi del Tg3 il corrispondente da New York, Lucio Manisco, in un gessato scuro che ricorda un po' l'Al Capone della notte di San Valentino e un po' un notabile della Dc partenopea quando sposa una figlia. Ha passato la giornata a spulciare sulla stampa americana tutto ciò che non va nel Golfo, alla Casa Bianca, al Pentagono e si vede che non sta più nel suo gessato per la soddisfazione di potergliela dire agli [[Stati Uniti d'America]]. Noi non sappiamo quali siano le cause, magari rispettabili e comprensibili di questo antiamericanismo che è diffuso fra i nostri corrispondenti da New York, forse un po' frustrati dal fatto che nessuno in America si accorge che ci sono, ma ci fa un po' ridere e un po' ci infastidisce per come si manifesta. Perché ogni sera alle 19 in punto Lucio Manisco, nel suo gessato scuro, con la sua bella voce baritonale spiega, più a [[George H. W. Bush|Bush]] che a noi che lo ascoltiamo per un certo masochismo, perché e come deve perdere la guerra. {{NDR|George H. W. Bush}} Dia retta a lui, Lucio Manisco, che se ne intende. [...] E poi ogni sera i bravi giornalisti del Tg3 devono dimostrarci che gli americani sono stupidi, incapaci, cattivi economicisti e imperialisti. (da ''L'espresso'', 18 febbraio 1991)
*Quel Grande Torino non era solo una squadra di calcio, era la voglia di vivere, di sentirsi di nuovo cittadini di una città viva e concorde che ci prendeva alla gola quando passavamo davanti alle macerie di piazza San Carlo, di fronte agli edifici sventrati. (da ''Me Grand Turin'', di Sauro Tomà, Graphot Editore – Torino)
*{{NDR|[[Toni Negri]]}} È un uomo che ho sempre giudicato un cretino per le sue elucubrazioni politiche e un imbecille come intellettuale. (citato<ref>Citato in ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/01/14/negri-parole-pallottole.html?ref=search Negri, parole - pallottole]'', ''la Repubblica'', 14 gennaio 1993).</ref>
*So solo che [[Indro Montanelli|Montanelli]] è fatto così: un maestro di giornalismo che ogni tanto s'impenna con qualcuna delle sue bizzarrie.<ref>Citato (dain ''[http://archiviostorico.corriere.it/1993/gennaio/23/Bocca_Montanelli_duello_causa_Orlando_co_0_9301231146.shtml Bocca e Montanelli a duello causa Orlando]'', ''Corriere della sera'', 23 gennaio 1993).</ref>
*Per me destra e sinistra si equivalgono in stupidità. (citato<ref>Citato in Dario Fertilio, ''Nessuno capisce più quello che dicono i nipotini di Togliatti'', ''Corriere della sera'', 30 maggio 1994, p. 25)</ref>
*Quando c'è un caso che riguarda la Resistenza sono tacciabile come uno che dà sempre ragione ai partigiani.<ref>Citato (dain ''[http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/action,viewer/Itemid,3/page,0014/articleid,0599_01_1997_0151_0014_8186890/ «Le nostre questioni private»]'', ''La Stampa'', 3 giugno 1997, p. 14).</ref>
*Che cosa era [[Enrico Mattei]]? Un avventuriero? Un grande patriota? Uno di quegli italiani imprendibili, indefinibili, che sanno entrare in tutte le parti, capaci di grandissimo charme come di grandissimo furore, generosi ma con una memoria di elefante per le offese subite, abili nell' usare il denaro ma quasi senza toccarlo, sopra le parti ma capaci di usarle, cinici ma per un grande disegno. (da ''Mattei l'uomo mistero'', ''la Repubblica'', 3 agosto 2000, p. 42)
*La new economy è una cosa molto seria nei suoi effetti. Mai nella storia del capitalismo si era assistito a uno spostamento così rapido e colossale e spesso arrischiato di mezzi finanziari, mai tante persone si erano decise a puntare somme enormi sul futuro, mai tanti giovani avevano pensato di avere delle occasioni così splendide a portata di mano e mai, come conferma la prima ondata di fallimenti delle imprese elettroniche, tante persone apparentemente ragionevoli avevano investito il loro patrimonio e quelli dei parenti e anche degli eredi senza fare un minimo di conti sul costo per il lancio delle loro aziende, sul costo della pubblicità e sulla concorrenza dei più forti.<ref>Citato (dain ''Pandemonio – Il Miraggio della New Economy'', Mondadori, 2000).</ref>
*Se ripenso ai raduni di quella nazionale nella mia città, a Cuneo, faccio fatica a credere in tanta modestia. La imponeva [[Vittorio Pozzo]], un tipo di alpino e salesiano arrivato chissà come alla guida degli azzurri senza essere né un allenatore di professione né un burocrate dello sport ma semplicemente un piemontese risorgimentale ciecamente convinto delle virtù piemontesi. Uno di quelli per cui la parola sacra è "ël travai".<ref name=pozzo>DaCitato in ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/07/07/la-valigia-di-meazza.html La valigia di Meazza]'', ''la Repubblica'', 7 luglio 2006.</ref>
*{{NDR|Su [[Vittorio Pozzo]]}} Il commissario unico era un ufficiale degli alpini e un fascista di regime. Vale a dire uno che apprezzava i treni in orario ma non sopportava gli squadrismi, che rendeva omaggio al monumento degli alpini ma non ai sacrari fascisti.<ref name=pozzo/>
*Chi ha raccolto le sfide della vita sa che nei momenti decisivi ha dovuto disattendere o disobbedire ai legami della famiglia.<ref>Citato (dain ''Chi ha paura del cardinal Bagnasco'', ''L'espresso'', 25 maggio 2007).</ref>
*Avete capito perché il [[Silvio Berlusconi|Berlusconi]] nemico dei giudici, che assolda gli avvocati per corromperli, che invita a non pagare le tasse, che fa uso disinvolto di smentite, che promette ciò che non può mantenere, che nasconde i suoi affari pericolosi, piace tanto agli italiani? Perché tanti italiani evidentemente sono come lui inclini alle complicità anarcoidi. (da ''Venerdì'' de ''la Repubblica'', 14 dicembre 2007)
*La ragione per cui il populista-demagogo [[Silvio Berlusconi|Berlusconi]] piace agli italiani è la stessa per cui, ai loro occhi, il conflitto d'interessi non è una ferita grave della nostra democrazia. Il fatto che egli sia stato al contempo capo del governo e padrone dell'informazione sembra qualcosa di naturale, di normale, qualcosa che tutti vorrebbero praticare. (da ''Venerdì'' de ''la Repubblica'', 14 dicembre 2007)
*{{NDR|[[Milena Gabanelli]]}} È l'ultima giornalista che fa inchieste vere, in un momento in cui su tutti i giornali sono state abbandonate. E addirittura stupisce che le possa fare. (dall'intervento al ''Premio "È giornalismo" 2008'')
*Quel [[Grande Torino]] non era solo una squadra di calcio, era la voglia di Torino di vivere, di tornare bella e forte; i giocatori del Torino non erano solo dei professionisti o dei divi, erano degli amici.<ref>Citato in Sauro Tomà, ''Me Grand Turin'', Graphot Editore – Torino.</ref>
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*La cultura politica mimata e cantata, l'impegno del rock, le grandi indimenticabili stagioni degli Inti Illimani e della Baez ci sono estranei, probabilmente per ragioni di età, ma possiamo capirli e rispettarli. Quello che ci riesce più difficile capire e rispettare, a fronte della tragedia guerra, è l'astrattezza, il velleitarismo, questo gridar pace pace sulle piazze senza chiedersi a che prezzo, con quali effetti. Sembra che nessuno o pochi di questi pacifisti abbiano capito, alla prova di questa dura guerra, che la posta in gioco non sono i pozzi di petrolio del Kuwait, ma il tentativo iracheno di formare nel giro di pochi anni un potentato arabo superarmato, revanchista avente come obbiettivo centrale, per affermarsi nel mondo arabo, la distruzione di [[Israele]].
*Gli arabi non sono i poveri della terra, molti arabi sono fra i ricchi e ricchissimi come dimostra la crisi, da rarefazione di clienti, della moda, della gioielleria, del marmo, dell'arredamento, della finanza, dei panfili. E ci vuole [[Ernesto Balducci|padre Balducci]], erede del terzomondismo di La Pira, evangelico ma finanziato dal petrolio dell'Eni, per sostenere che è solo colpa del capitalismo se il fiume di miliardi arrivati nei paesi arabi è finito in armamenti. Sì, è colpa dell'affarismo occidentale, [...] ma le nostre colpe, i nostri errori non possono voler dire la resa all'avventurismo e al caos mondiali, non possono voler dire la rinuncia a quell'unico luogo, a quella unica istituzione, le Nazioni unite, che può non diciamo garantire un perfetto ordine internazionale, ma almeno un punto di deterrenza e di riferimento.
 
{{Intestazione2|[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/06/08/io-ringrazio-quei-barbari.html Io ringrazio quei barbari]|articolo su ''la Repubblica'', 8 giugno 1993}}
*Ho votato per la [[Lega Nord|Lega]] come da dichiarazioni di voto pubblicate dalla stampa, per ragioni che a me sembrano di comune buon senso politico. Chi come me pensa che il sistema dei partiti abbia fatto il suo indecoroso tempo, chi è convinto che bisogna arrivare presto a una nuova legge elettorale, a una nuova costituzione, a facce nuove, in pratica a Milano non aveva scelta.
*La forza della Lega non sta nel fiuto politico soprattutto tattico del senatore [[Umberto Bossi|Bossi]], e neppure nel suo linguaggio violento e colorito che può servire da valvola di sfogo allo zoccolo fanatico del movimento, non sta neppure nel localismo e nel separatismo. Sta nel fatto che la Lega con tutte le sue rozzezze è qualcosa che nuota nelle acque vorticose del mutamento mentre gli altri, i vecchi partiti, ci annaspano. La Lega sa nuotare nel movimento perché è nata da quelli che si muovono: da quelli che non capiscono più le vecchie distinzioni tra destra e sinistra fra classi alte e classi basse e non perché queste diversità abbiano cessato di esistere, ma perché devono essere risolte nella pratica e nella innovazione fuori dalle false ideologie. La Lega con il federalismo, con la lotta al centralismo ha capito che oggi uno stato in cui la legge è spesso falsa legge e schiaccia i cittadini non è più sopportabile perché la gente vuole che lo stato sia sottomesso alla volontà dei cittadini.
*Credo di conoscere abbastanza, dato che ci lavoro da mesi, la Lega nei suoi difetti, nei suoi comportamenti da "mucchio selvaggio", nella navigazione spesso contraddittoria del suo leader. E non mi sento assolutamente in grado di prevedere quello che farà come primo partito dell'Italia del Nord e come uno dei due o tre partiti che ci governeranno nei prossimi anni. Ma il fatto che senza la Lega [[Antonio Di Pietro|Di Pietro]], come dice Bossi, "sarebbe stato mandato a spaccar sassi in Sardegna", che senza la Lega due terzi dei deputati socialisti e democristiani sarebbero ancora convinti di essere dei rappresentanti del popolo italiano e non degli zombi mi fa tranquillamente dire: "Grazie barbari".
 
==''L'italia l'è malada''==