Herbert Kilpin: differenze tra le versioni
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*{{NDR|Parlando del [[Milan]]}} Saremo una squadra di diavoli. I nostri colori saranno il rosso come il fuoco e il nero come la paura che incuteremo agli avversari!<ref>Citato in Matteo Chiamenti, [http://www.milannews.it/?action=read&idnotizia=33884 ''Il papà del Milan''], ''Milan News.it'', 8 settembre 2010</ref>
==''Verso il venticinquennio del football''==
*Mi rimboccai i calzoni, deposi la giacca ed entrai in gara. Mi avvidi presto di due cose assai curiose. Prima di tutto, non c'era l'ombra dell'arbitro; in secondo luogo, col passar dei minuti, la squadra italiana avversaria andava sempre più ingrossandosi. Ogni tanto uno del pubblico, entusiasmato, entrava in giuoco, sicché ci trovammo presto a lottare contro una compagine formata da almeno venti giocatori. Ciò non ci impedì di vincere 5 a 0.
*È l'ultima volta che vincete! Fonderò una squadra a Milano che vi batterà. I genoani mi presero in parola e si brindò alla fortuna del club milanese... non ancora nato.
*Mi trasferisco a [[Milano]] per lavoro, e lì formerò una squadra di veri diavoli che vi darà parecchio filo da torcere.
*Mi arriva a casa un telegramma che mi invita a far parte della rappresentativa italiana che a Genova deve giocare con il Grasshoppers di Zurigo. Mia moglie, naturalmente, non voleva lasciarmi partire. Ma le ricordai che se non mi permetteva di continuare a giuocare non mi sarei sposato. In quel match, presi sul naso un tremendo calcio... ritornai da mia moglie con il viso irriconoscibile...
*Chi l'avrebbe mai detto, che avrei preso a calci un certo Renzo De Vecchi, che sarebbe poi diventato il
==Note==
▲*È l'ultima volta che vincete! Fonderò una squadra a Milano che vi batterà. I genoani mi presero in parola e si brindò alla fortuna del club milanese... non ancora nato. (''ibidem'')
<references />
==Bibliografia==
▲*Mi trasferisco a [[Milano]] per lavoro, e lì formerò una squadra di veri diavoli che vi darà parecchio filo da torcere. (''ibidem'')
*Herbert Kilpin, ''Verso il venticinquennio del football'', ''Lo Sport Illustrato'', 28 febbraio 1915.
▲*Mi arriva a casa un telegramma che mi invita a far parte della rappresentativa italiana che a Genova deve giocare con il Grasshoppers di Zurigo. Mia moglie, naturalmente, non voleva lasciarmi partire. Ma le ricordai che se non mi permetteva di continuare a giuocare non mi sarei sposato. In quel match, presi sul naso un tremendo calcio... ritornai da mia moglie con il viso irriconoscibile... (''ibidem'')
▲*Chi l'avrebbe mai detto, che avrei preso a calci un certo Renzo De Vecchi, che sarebbe poi diventato il 'figlio di Dio'? (''ibidem'')
▲*Il mio tempo è finito. Adesso è ora di lasciar spazio ai giovani. (''ibidem'')
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