Friedrich Dürrenmatt: differenze tra le versioni

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===''Il minotauro''===
L'essere che Pasifae, la figlia del dio Sole, aveva partorito dopo che, rinchiusa per suo desiderio in una finta vacca, era stata montata da un bianco toro consacrato a Poseidone, si trovò, dopo lunghi anni d'un sonno confuso, durante i quali era cresciuto in una stalla fra le vacche, trascinato laddentro dai servi di Minosse, che avevano formato lunghe catene per non perdersi sul pavimento del [[labirinto]] che era stato costruito da Dedalo per proteggere gli uomini da quell'essere e l'essere dagli uomini, d'un impianto cioè da cui nessuno che vi si fosse inoltrato trovava più la via d'uscita e le cui innumerevoli intricate pareti erano di specchi, tanto che l'essere stava accovacciato non solo di fronte alla sua immagine, ma anche all'immagine delle sue immagini: vide davanti a sé un'infinità di esseri fatti com'era lui, e come si girò per non vederli più, un'altra infinità di esseri uguali a lui.
 
===''Il tunnel''===
Un ventiquattrenne, grasso per non esser troppo vicino a quanto di orribile vedeva nascondersi dietro le quinte (e questa era una sua virtù, forse l'unica) e che preferiva tappare ogni buco della propria carne - attraverso questi buchi, appunto, le mostruosità avrebbero potuto penetrare in lui - sicché fumava sigari (Ormond Brasil 10), sopra gli occhiali ne portava un secondo paio - occhiali da sole - e nelle orecchie aveva dei batuffoli di cotone, questo giovane, ancora dipendente dai genitori e occupato in nebulosi studi presso una Università raggiungibile con un viaggio in treno di due ore, saliva una domenica pomeriggio sul suo solito treno - partenza alle 17.50 arrivo alle 19.27 - per assistere l'indomani a un seminario che già aveva deciso di bigiare.
 
===''La panne''===