Karel Čapek: differenze tra le versioni

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«Dunque è morto?» esclamò il vecchio signor Popel. «E allora dov'è il male, per lui?»<br>
{{NDR|citato in [[Fruttero & Lucentini]], ''Íncipit'', Mondadori, 1993}}
 
==''Fogli italiani''==
===[[Incipit]]===
Prima della partenza dei buoni amici mi hanno mandato poderosi volumi sulla storia italiana, sull'antica Roma, sull'arte in genere e su altre cose, con l'insistente consiglio di leggere tutto. Sfortunatamente non l'ho fatto; il risultato di tale negligenza è questo libro.<br />Di solito l'uomo fa cose diverse da quelle che vuole.<br />Non volevo affatto viaggiare e invece ho girato come un pazzo, su tutti i possibili trabiccoli, ma soprattutto a piedi, e quando sono arrivato al mar d'Africa, mi è venuto voglia di andare anche in Africa; non volevo scrivere niente e invece ho scritto un libro intero, e per giunta ne scrivo anche la prefazione, in cui vorrei elencare in fretta tutto ciò che purtroppo ho dimenticato nella pagine seguenti, per es., l'archittettura fiorentina, le varie qualità di vino, così come i diversi modi in cui si arrampica la vite, e soprattutto il vino di Orvieto, Tintoretto, le periferie, che per un interesse particolare hofrugato ovunque sia stato, i templi di Paestum che da lontano sembrano stenditoi ma da vicino sono dorici, le belle romane che hanno busti altrettanto forti e potenti, gli usignoli a Fana Sabina, le peculiarità del raglio dell'asino, le porte di Bonanno e di Barisali a Monreale, una gran quantità di altre cose e di altri fenomeni; ora però è tardi per ricordare.
 
===Citazioni===
 
*A Monreale ci sono bellissimi mosaici della creazione; nemmeno Michelangelo nella Cappella Sistina comprese più profondamente la creazione delle acque, della terraferma e dei corpi celesti, e soprattutto dimenticò, non seppe rappresentare, che Dio il settimo giorno ''vide che era molto buono'' e si riposò. Dio a Monreale si riposa, sogna, come un agricoltore dopo il lavoro, con le mani in grembo. (cap. ''Palermo'', p.64)
*Anche a Siracusa i contadini hanno i carri dipinti, solo che ai quadri storici preferiscono le scene della vita dei nobili; e tra essi ci sono pezzi di particolare leggiadria. (cap. ''Da Palermo a Taormina'', p. 68)
*E poi la stessa Monreale, strana città incollata al pendio di una collina, tra cactus arborei, palme, fichi e non so quanti altri alberi strani, una città piena di grate spagnole e saracene, di un barocco dolce e insolitamente colorato, di biancheria sporca, asinelli, bambini, maiali, di insegne popolari e di meravigliose vedute fino alle isole Lipari - la prima città che mi ha abbagliato. (cap. ''Palermo'', p.63)
*E su quel palmo di terra, tra moreschi archi ogivali dei portici, è cresciuto ed è fiorito tutto quello che con folle generosità il cielo ha versato nel grembo della Conca d'Oro del golfo di Palermo. Alcuni aranci e limoni si incurvano sotto il peso dei frutti maturi e ciò nonostante fioriscono: palme di datteri, roseti carichi, cespugli, con fiori a mo' di tromba della capacità di un litro buono, una vegetazione a me sconosciuta, ingarbugliata di fiori e di profumi. Su un cielo terribilmente azzurro si stagliano cinque rosse cupole saracene, simili a strani globi. Dio mio, forse è l'angolo più bello. (cap. ''Palermo'', p.63)
*Inesprimibili sono le bellezze e le meraviglie del mondo. (cap. ''Palermo'', p.65)
*Infine Taormina, paradiso terrestre su un mare mormorante, isola di profumi e di fiori tra le rocce, luci sul mare, l'Etna rutilante. - No, adesso pensa alla tua patria! Quand'anche qui fosse cento volte più bello, pensa alla tua patria natia, al paese dei corsi d'acqua e dei boschi mormoranti e dalla grazia modestissima e intima. (cap. ''Da Palermo a Taormina'', p. 69)
*L'arte italiana in ciò che ha di meglio offre due esempi: ricominciare costantemente e imparare molto. Cominciare dall'inizio, cercare, sperimentare, scoprire e rinnovare, provare e risolvere, misurare le possibilità e azzardare; e, al contrario, imparare da se stessi e dagli altri, frenare la particolarità deviante, il disordine dell'originalità e la spudorata pretesa di essere se stessi: sono le virtù di questa meravigliosa fioritura. (''Appendice'', p.121)
*L'indiscutibile pregio dei siciliani è che non mendicano quasi per nulla; sembrano assolutamente più severi e più dignitosi di quei riccioluti napoletani lassù, forse per l'influsso della cultura spagnola. L'influsso spagnolo è l'ultimo; il primo è greco, il secondo e il terzo sono il saraceno e il normanno; il rinascimento qui ha colpito solo di striscio. Mescolate questi vari elementi culturali con un sole abbacinante, una terra africana, una quantità di polvere e una vegetazione meravigliosa, e avrete la Sicilia. (cap. ''Palermo'', p.61)
*Pagatemi queste righe a peso d'oro, non per la loro bellezza intrinseca, ma perchè per esse tanto ho dovuto pagare. Ma se conto dieci centesimi per ogni stella e un centesimo per ogni mormorio del mare, dieci lire per il fuoco vermiglio dell'Etna e per l'aria balsamica mezza lira all'ora - come vedete, non conto né i rivereberi del mare, né le palme, né l'antico castello e nemmeno il teatro greco che adesso, di notte, non ha alcunché di attraente - orbene, poi ne varrà la pena, e sia lodato Iddio che mi ha mandato in questa terra.<br />Con il suo miracoloso potere mi ha condotto prima da Palermo attraverso la Sicilia, attraverso una quantità di colline sacre, strane e tristi, per viali di cactus e miniere di zolfo fino a Girgenti, che è una cittadina su una montagna, con a pochi passi tutta una serie di templi greci. (cap. ''Da Palermo a Taormina'', p. 66)
*{{NDR|Sulla Sicilia}} Se l'arte popolare vive una vita piena, è qui. (cap. ''Palermo'', p.62)
*Sulla strada del ritorno è successo che a me si aggregasse un giovane agrigentino, che parlava qualcosa che egli forse riteneva francese; non so poi come sia successo, ma ad un tratto mi sono trovato a camminare attorniato da circa dodici ragazze molto belle, il tutto era circondato da un gregge di capre dal bianco pelame setoso e dalle corna a spirale. In questo modo, ho camminato nel pulviscolo dorato del tramonto, parlando alternativamente, in italiano e in francese, simile alla guida di un corteo bacchico; chi ci incontrava, a cavallo d'un asino o d'un bardotto, si levava il cappello e a lungo si girava a guardarci. Finché vivrò, non capirò questo antico avvenimento. (cap. ''Da Palermo a Taormina'', p. 67)
 
 
==Bibliografia==