Modi di dire greci antichi: differenze tra le versioni

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:''Un dopopranzo abideno''
::Una cosa fastidiosa.<ref>Citato in Zenobio, I, 1. «Si racconta che gli abitanti di Abido avessero l'abitudine, dopo il pasto e le libagioni, di condurre i loro fanciulli con le nutrici dai convitati, e che questi provassero molto fastidio per le urla dei piccoli ed il clamore delle nutrici. Si spiega il proverbio anche in riferimento all'abitudine di calunniare gli ospiti da parte degli Abideni; proprio in virtù di ciò Aristofane chiamò il delatore "Abideggiante"», scrive Zenobio. Il dopopranzo era costituito da mandorle, noci o dolcetti (p. 369); la seconda spiegazione, secondo Lelli, è da riferirsi ad un ipotetico proverbio "Sei un Abideno" o "Non fare come Abido" caduto nella trasmissione (p. 369).</ref>
*'''Ἀγαθὰ Κιλλικῶν'''
:''A Cilliconte i beni''
::Detto di chi si arricchisce con mezzi disonesti.<ref>Citato in Zenobio, I, 3. «Questo Cilliconte infatti fu un traditore, di stirpe milesia, che divenne ricco dopo aver tradito [[:w:Mileto (Asia Minore)|Mileto]]», scrive Zenobio. Altre fonti riportano la dizione Calliconte (p. 369).</ref>
*'''Ἀγαθῶν θάλασσα'''
:''Un mare di beni''
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:''Una pietra che non ride''
::Una cosa che ospita la sofferenza.<ref>Citato in Zenobio, I, 7. «In Attica vi è una famosa pietra, sulla quale Demetra si sedette, quando cercava la figlia; Plutone infatti, innamorato di Persefone, la rapì di nascosto. Demetra allora andava in giro per ogni dove con le torce, di notte e di giorno, cercando per tutta la terra. Essendo venuta a sapere da Ermione che Plutone l'aveva rapita, adirandosi con gli dèi, abbandonò il cielo ed assunte le sembianze di una donna giunse ad Eleusi; lì si sedette su una pietra chiamata da lei "che non ride"», scrive Zenobio.</ref>
*'''Ἀγναμπτότατος βάτος αὖος'''
:''Un rovo secco non si può piegare''
::Detto di chi è duro e caparbio di carattere.<ref>Citato in Zenobio, I, 16.</ref>
*'''Ἀγορὰ Κερκώπων'''
:''Un ritrovo di Cercopi''
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:''Nemesi di Adrasto''
::Detto di chi che compie cose ingiuste e non sfugge alla giustizia.<ref>Citato in Zenobio, I, 30. Zenobio descrive il mito di Adrasto; la punizione che Adrasto subì per le sue trame fu la morte del figlio Egialo nella seconda vittoriosa spedizione contro Tebe, anche se questo fatto non viene menzionato da Zenobio (p. 375).</ref>
*'''Ἀετὸν κάνθαρος μαιεύεται'''
:''Uno scarabeo fa da levatrice all'aquila''
::Detto di un debole che tende insidie ad una persona più potente.<ref>Citato in Zenobio, I, 20. «Infatti gli scarabei facendole rotolare fanno sparire le uova dell'aquila, poiché le aquile catturano gli scarabei», scrive Zenobio. Il proverbio può essere accostato alla favola ''L'aquila e lo scarabeo'' di Esopo (p. 372).</ref>
*'''Αἱ Ἰβύκου γέρανοι'''
:''Le gru di Ibico''
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:''Sale e cumino''
::Detto di chi finge di sapere qualcosa che non sa o di chi partecipava ai misteri.<ref>Citato in Zenobio, I, 25. «Poiché gli indovini erano soliti porre sale e cumino davanti a chi chiedeva un responso; di qui chiamavano "quelli del sale e cumino" anche coloro che partecipavano ai misteri», scrive Zenobio.</ref>
*'''Ἅλας ἄγων καθεύδεις'''
:''Porti sale, e dormi''
::Detto a chi fa il facilone in un grande pericolo.<ref>Citato in Zenobio, I, 23. «Allorché un mercante, dopo aver riempito la nave di sale, si addormentò, accadde che l'acqua della sentina salì e sciolse il sale», scrive Zenobio.</ref>
*'''Ἀληλεσμένον βίον'''
:''Una vita macinata''
::Una vita agevole.<ref name=ZI21>Citato in Zenobio, I, 21. «Per una vita agevole, a portata di mano, che non affatica», scrive Zenobio. L'interpretazione della ''Suda'' vede nel riferimento al pane una contrapposizione coll'età primitiva in cui l'uomo, non avendo ancora questo alimento, si cibava di ghiande; sembra però più probabile l'interpretazione di "vita facilitata", sul modello del proverbio italiano "avere la pappa pronta" (p. 372).</ref>
*'''Ἄλλοτε δ'ἀλλοῖον τελέθειν καὶ χώρᾳ ἕπεσθαι'''
:''Comportarsi ora in un modo, ora in un altro, e seguire l'usanza del luogo''<ref>Citato in Zenobio, I, 24. «Dalla metafora del polipo», scrive Zenobio; il polipo può cambiare colore a seconda della roccia a cui si attacca, una caratteristica divenuta proverbiale in Grecia fin dall'età arcaica, così come adesso si prende a modello il camaleonte (p. 373).</ref>
*'''Ἀμένῳ διαλέγῃ'''
:''Parli al vento''
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:''Dover andare ad Anticira''
::Detto a chi agisce stupidamente.<ref>Citato in Orazio, ''Satire'', II, 3, 83; 166; Ovidio, ''Epistulae ex Ponto'', IV, 3, 53; Giovenale, ''Satire'', XIII, 97.</ref>
*'''Ἁρπαγὰ τὰ Κιννάρου'''
:''Di chi se li prende sono i beni di Cinnaro''
::Detto per i beni portati via colla violenza.<ref>Citato in Zenobio, I, 31. «Afferma Timeo che Cinnaro fu tenutario di un postribolo a Selinunte. Diventato di gran lunga il più ricco per l'attività che svolgeva, ancora in vita annunciava che avrebbe lasciato ad Afrodite i suoi averi, ma poi, morendo, lasciò i beni al saccheggio», scrive Zenobio. Callimaco dedicò il ''Giambo 11'' a questo aneddoto e sosteneva che il nome del protagonista fosse Connida, non Connaro; la forma "Cinnaro" non è nemmeno citata (p. 375).</ref>
*'''Ἀρχὴ Σκυρία'''
:''Un regno a Sciro''