Isabella Vincentini: differenze tra le versioni

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*La poesia moderna ha mutato il timore del naufragio, la ricerca di una via di scampo, il ravvedersi che genera il ritorno, in una necessità positiva. Dolce diviene il naufragare perché il poeta sa che quando tutto è perduto si avrà un mutamento di destino: la sua trasformazione da nave in mare, da marinaio a poeta oppure da sofferenza ad assopimento, da ricerca inappagata ad oblio, da presente ad Infinito. Così la perdita della vecchia condizione diventa acquisto di un nuovo stato; il poeta aspetta e ricerca il nuovo ed in ogni caso lo preferisce a tutto ciò a cui egli ha già rinunciato. (p. 41)
*Il viaggio è l'invariante da cui si diramano e dove confluiscono tutte le varianti e il naufragio ne "l'acqua metis", è il luogo dove sprofonda lo scriba, l'alfa e l'omega di una "corrente immaginosa". (p. 152)
 
==''Lettere a un guaritore non ferito''==
 
*Il Guaritore: "è lei che è in anticipo, oppure si è ingannato sul luogo e l'ora dell'appuntamento. È inutile attendere in un posto dove l'altro non può arrivare". Il Sognatore: "e allora perché continua a confermarmi l'incontro? Perché esige che io resti fermo ad aspettare?" Il Guaritore: "Perché non sa, non sa, se potrà mai arrivare". (p. 13)
* Il Guaritore: "Non sono gli altri a infliggerle il suo male. Si è creato da solo la sua sofferenza. Non spetta agli altri appagare le sue aspettative, esaudire i suoi desideri. Non è colpa degli altri se non assomigliano all'idea irreale che ha costruita. Non si ottiene sempre ciò che si vuole o intensamente si desidera. Alterare la realtà e combattere per modificarla è un'insensatezza lesivamente grandiosa e ribelle, è una farneticazione senza profitto, una temerarietà destinata a essere frustrata. La dipendenza emotiva ci mette alla mercè di forze esterne che non possiamo controllare. Appoggi i desideri sulle sue gambe e li faccia camminare da soli". (p. 18)
*Il Sognatore: "La prego, mi indichi la cura. Fosse anche la più costosa, la più dolorosa... La morte è nera e allampanata e ha una maschera bianca sul volto. Il mio sogno ha un corpo caldo che può essere frizionato e scaldato. E io ho mani forti, rese più forti dal dolore. Sanguinano ma non allenterò la presa". (p. 23)
*L'angelo ha il Suo volo raso terra e serenamente, con agio, si posa. I miei piedi affondano in sabbie mobili e il mio disperato frullare viene risucchiato dal demone della palude. Mi salvo solo se fingo d'essere un airone, ... ma per un poco, ...solo per un poco. (p. 43)
*Nella vita niente è pronto ad andarsene, neppure i sogni, e quando se ne va, la fine diventa simile alla morte. No, non è vero ciò che dicono i maestri Zen. Non è vero che viene gettato via perché non esiste più il rimpianto. Ciò che viene gettato via è perso per sempre. Ma resta vero che non si può più fermare la freccia quando è partita e non si ha neanche il tempo di spostare il bersaglio. Questo non lo sanno solo i maestri Zen, ma anche i nostri antichi demoni o maestri occulti. (p. 84)
 
 
==Bibliografia==
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*Isabella Vincentini, ''Diario di bordo'', I Quaderni del Battello Ebbro, Porretta Terme, 1998.
*Isabella Vincentini, ''Varianti da un naufragio. Il viaggio marino dai simbolisti ai post-ermetici'', Mursia, Milano, 1994.
*Isabella Vincentini, ''Lettere a un guaritore non ferito'', La Vita Felice, Milano, 2009.
 
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