Sebastiano Vassalli: differenze tra le versioni

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*Il mestiere dello [[scrittore]] consiste nel raccontare storie. Così era ai tempi di [[Omero]] e così è ancora oggi. È un mestiere antico come il mondo, che risponde ad una necessità degli esseri umani, ad un loro bisogno fondamentale: quello di raccontarsi. Finché ci saranno nel mondo due persone, ci sarà chi racconta una storia e ci sarà chi ascolta una storia. Quante cose si fanno, o si sono fatte, che non si sarebbero mai fatte se non ci fosse stata la possibilità di raccontarle! Senza la memoria del passato che è all'origine di ogni racconto, il nostro percorso di civiltà sarebbe ancora fermo da qualche parte nella notte dei tempi. Le grandi conquiste e le grandi imprese di ogni genere non avrebbero avuto lo stimolo per compiersi, e anche gli atti di eroismo sarebbero stati rari, e sarebbero stati scambiati per follia….. (da ''Un nulla pieno di storie. Ricordi e considerazioni di un viaggiatore nel tempo'', Interlinea 2010).
*Ci sono dei periodi, nella nostra storia, in cui per guardare avanti bisogna voltarsi. Come ai tempi di Omero e come oggi. Achille, Ettore e Ulisse avevano qualcosa da dire a chi viveva mille anni dopo di loro e hanno qualcosa da dire ancora a noi, dopo che sono passati altri tremila anni. Qualcosa che né la televisione né il web né i vicini di casa saprebbero dirci (da ''terre selvagge'', Rizzoli 2014).
*Giuseppina Crispi guardava quella [[Sicilia]] di cui, da quando era al mondo, non aveva sentito raccontare che meraviglie; tutti [...] ne parlavano come di una terra meravigliosa e fantastica, dove tutti gli estremi si toccano e riescono a convivere, tutte le bellezze del creato si manifestano davanti agli occhi increduli del viaggiatore... Ciò che invece lei stava vedendo, da parecchi giorni, era il paesaggio più desolato e monotono che si potesse immaginare, per lo meno in Italia; una campagna affogata nella polvere e già brulla prima ancora che l'estate fosse iniziata: in primavera nella stagione più bella dell'anno! Dappertutto si vedevano colline grige o gialle di tufo, senza nemmeno un albero, e inerpicati a mezza costa o sul cocuzzolo di quelle colline c'erano certi paesi assurdi ed evanescenti dove nessuna persona sana di mente- pensava la ragazza – sarebbe mai venuta a viverci per una scelta... (da ''Il cigno'', pag. 49)
*[[Guerra]] di popolo è una guerra non di soldati, ma di uomini. Che combattono per se stessi, anzitutto: per motivi chiari, evidenti, per ideali in cui credono; e non perché ne hanno ricevuto l'ordine o perché son pagati per questo. (Citato in prefazione: [[Renata Viganò]], ''L'Agnese va a morire'', Einaudi 1974)
*La [[poesia]] è vita che rimane impigliata in una trama di parole. (da ''Amore lontano'', Einaudi)
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===Citazioni===
*Era una precisa tecnica di governo al tempo della dominazione spagnola in Italia, questa di costringere i sudditi a convivere con leggi inapplicabili e di fatto inapplicate, restando sempre un poco fuori della legge: per poterli poi cogliere in fallo ogni volta che si voleva riscuotere da loro un contributo straordinario, o intimidirli, o trovare una giustificazione per nuove e più gravi irregolarità. (cap. 4, p. 44)
*Ognuno badava a sé stesso e alle sue cose, nel Seicento, e per badare a tutti c'era solo Dio; avevano ben altre faccende a cui pensare, i Tribunali dell'epoca! (cap. 7, p. 68)
*È qui infatti, nelle liti di cortile, che l'odio umano si raffina e si esalta fino a raggiungere vette insuperabili, diventa un assoluto. È l'odio puro: astratto, disincantato, disinteressato; quello che muove l'universo, e che sopravvive a tutto. (cap. 7, p. 73)
*Le sembrò un'assurdità che la tigre esistesse davvero, e che fosse stata viva, e che poi fosse finita proprio lì, in quel granaio e in mezzo a quella gente, per opera di quei preti dalle grandi barbe... Sentì di odiarli. Che diritto avevano, quei preti, di rimescolare a quel modo le cose del mondo? (cap. 9, p. 93)
*I contadini ascoltavanoiascoltavano sbalorditi. Perché mai – si chiedevano – questo nuovo cappellano non si limita a minacciarci l'Inferno nell'altra vita, come tutti i preti, lasciandoci poi liberi di fare in questo mondo quello che vogliamo? (cap. 10, p. 100)
*Soldi di rame, d'argento, soldi cosiddetti «di lega», soldi d'oro: da quando era arrivato a Zardino quel nuovo prete – pensavano i villani – era come se al centro del paese fosse stato aperto un ufficio del buon Dio per riscuotere soldi su tutto: sulle nascite, sulle morti, sulla pioggia, sul sole, sul grano, sui fagioli, sulla ''méliga''... (cap. 12, p. 116)
*Quelle [altre] Reliquie invece si conservavano religiosamente nelle chiese, si esponevano ai fedeli e a nessuno mai era passato per la testa di metterle in discussione: vere o false che fossero, autentico era il culto che gli veniva dedicato. Perché allora – si chiesero molti abitanti di Novara – soltanto a loro doveva essere proibito di venerare le Reliquie del Cavagna, accolte a furor di popolo nella loro città, per quel solo motivo, che non erano autentiche? Perché la loro credulità, davanti a Dio, valeva meno di altre credulità? Perché li avevano imbrogliati? (cap. 12, p. 122)
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*Arrivavano da ogni parte della ''bassa'' e anche dalle città: da Novara, da Vercelli, da Gattinara; con le famiglie, con gli amici, con i vecchi di casa, con i bambini, con i carri carichi di vino e di cibarie per far baldoria, e stare in allegria, e festeggiare la fine dell'estate. Non erano gente sanguinaria, né malvagia. Al contrario, erano tutti brava gente: la stessa brava gente laboriosa che nel nostro secolo ventesimo affolla gli stadi, guarda la televisione, va a votare quando ci sono le elezioni, e, se c'è da fare giustizia sommaria di qualcuno, la fa senza bruciarlo, ma la fa; perché quel rito è antico come il mondo e durerà finché ci sarà il mondo. (Finché continueranno ad esserci degli uomini ci saranno i Gesucristi e le Gesucriste, come disse Antonia). (cap. 30, p. 294)
*Il [[lavoro]] è l'ultima risorsa dei coglioni.
 
===''Il cigno''===
===[[Incipit]] di alcune opere===
Un breve fischio, uno strappo, un cigolio lungo di ferraglia sotto i piedi dei viaggiatori e l'accelerato per Palermo si rimise in moto, stridendo e scricchiolando in tutte le connessioni delle sue carrozze vetuste, mentre dalla locomotiva lontana giungeva l'ànsito del vapore imprigionato nella caldaia e mentre il tonfo dei pistoni si faceva sempre più rapido e convulso, a mano a mano che il treno acquistava velocità.
 
===Citazioni===
*Giuseppina Crispi guardava quella [[Sicilia]] di cui, da quando era al mondo, non aveva sentito raccontare che meraviglie; tutti [...] ne parlavano come di una terra meravigliosa e fantastica, dove tutti gli estremi si toccano e riescono a convivere, tutte le bellezze del creato si manifestano davanti agli occhi increduli del viaggiatore... Ciò che invece lei stava vedendo, da parecchi giorni, era il paesaggio più desolato e monotono che si potesse immaginare, per lo meno in Italia; una campagna affogata nella polvere e già brulla prima ancora che l'estate fosse iniziata: in primavera nella stagione più bella dell'anno! Dappertutto si vedevano colline grige o gialle di tufo, senza nemmeno un albero, e inerpicati a mezza costa o sul cocuzzolo di quelle colline c'erano certi paesi assurdi ed evanescenti dove nessuna persona sana di mente- pensava la ragazza – sarebbe mai venuta a viverci per una scelta... (da ''Il cigno'', pagp. 49)
 
==''Cuore di pietra''==
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*A volte mi soffermo a spiare un fiore mentre sboccia, o a seguire i movimenti di un ragno che sta tessendo la sua rete. Penso a quella sostanza impalpabile che chiamiamo tempo, e che esiste solamente per noi. Noi uomini misuriamo il tempo col sole e con i cicli della luna, con i chiodi piantati nel tempio di Northia, con i calcoli dei sacerdoti che stabiliscono la lunghezza esatta di un secolo; ma qual è il tempo dei fiori, e qual è il tempo dei ragni? Esiste un tempo anche per loro, o non dovremmo dire piuttosto che ogni fiore di una determinata specie è sempre lo stesso fiore, e che ogni ragno è sempre lo stesso ragno? Che il fiore e il ragno non muoiono mai, e che gli uomini muoiono soltanto perché vivono nel tempo?<br />
{{NDR|Sebastiano Vassalli, ''Un infinito numero'', Einaudi, aprile 2001}}
 
==[[Incipit]] di alcune opere==
===''Il cigno''===
Un breve fischio, uno strappo, un cigolio lungo di ferraglia sotto i piedi dei viaggiatori e l'accelerato per Palermo si rimise in moto, stridendo e scricchiolando in tutte le connessioni delle sue carrozze vetuste, mentre dalla locomotiva lontana giungeva l'ànsito del vapore imprigionato nella caldaia e mentre il tonfo dei pistoni si faceva sempre più rapido e convulso, a mano a mano che il treno acquistava velocità.
 
==Bibliografia==