Mario Rigoni Stern: differenze tra le versioni

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===Citazioni===
* Una mattina ne alzammo uno {{NDR|[[gallo cedrone|urogallo]]}} che dal rumore del volo doveva essere maestoso come un'aquila. Pareva che al suo passaggio gli alberi dovessero schiantare come tagliati da una scure magica. (p. 33)
* Tutto era calmo nella notte calda e profonda e la terra era tiepida e madre anche se nelle buche stagnava l'odore delle granate e gli occhi bruciavano. Le quaglie cantavano da distanze senza misura: da su verso [[Leningrado]] fin giù al mar d'Azov. Come le [[stelle]]. E la campagna era tutta piana: erba verde, campi di frumento e girasoli che da mesi aspettavano di essere raccolti. Gli uomini, al posto di falci e trattori, usavano mitragliatrici e carri armati e chi raccoglieva era la [[Morte]]. (p. 50)
* [[Lavoro|Lavorare]] bisogna. Lavorare se si vuole essere contenti nella vita. (p. 102)
* Abeti, betulle, paesi, città, betulle, paesi, corsi d'acqua gelati, ragazzi sui pattini, una slitta nella pianura, una casupola, abeti. Allegria portava la vista di una grossa lepre che sbucava spaurita dalle siepi paraneve che fiancheggiavano la ferrovia; stupore e poesia i piccoli branchi di caprioli che dall'orlo dei boschi guardavano passare il nostro treno coperto di ghiaccioli e pareva impossibile che nel mondo ci fosse la [[guerra]] e noi armati. (p. 131)
* Quando venne sera accendemmo i lumi a nafta e il treno penetrò nella notte del Nord passando foreste d'abeti curvati dalla neve per lande battute dal libero vento, sfiorando villaggi addormentati, portando nel suo ventre uomini giovani e stranieri che andavano alla guerra.<br>Intanto, sdraiati nella paglia uno a fianco all'altro, dormivano sognando montagne e ragazze. Ma uno quella notte non dormì. In un angolo del vagone, accompagnato dal ritmo delle ruote sulle rotaie, pensava, per la prima volta in vita sua, al destino della povera gente, alla guerra che pretende che la povera gente s'ammazzi a vicenda e si chiedeva:<br>Chi ritornerà di quanti siamo su questo treno? Quanti compaesani uccideremo? E perché?<br>Giacché al mondo siamo tutti paesani. (p. 135)