Abhinavagupta: differenze tra le versioni

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====Capitolo VIII====
*Conosciuto che abbia (tale) cammino nella sua interezza, lo yoghin deve quindi dissolverlo nelle divinità che lo reggono, queste, via via, nel corpo, nel soffio, nella mente (e nel vuoto), come prima, e questi tutti nella sua propria coscienza. (2013, 7)
*Negli altri continenti si hanno semplicemente fruizioni<ref name=fru>Con tale termine, "fruizione", ci si riferisce al godimento delle cose mondane.</ref>, per cui, come animali, si gode del karma passato. Quanto invece può ottenere chi nasce nel Bhārata<ref>L'[[India]].</ref> sorpassa ogni immaginazione. (2013, 40)
*Il diametro della [[terra]] – la quale è aurea, rotonda, e si estende fino ai cento Rudra – è così d’un miliardo di leghe. (2013, 166b)
*Tutto l’[[universo]] dalla terra fino a SadāŚiva, è, secondo ch’è detto nella scrittura, sottomesso alla natura, dotato di nascita e dissoluzione. (2013, 405b-406a)
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====Capitolo XV====
*(I discepoli son di due specie, «adepti» (''sādhaka''), desiderosi di fruizioni<ref name=fru/>, e figli spirituali (''putraka'') aspiranti alla liberazione). Di «adepti» ve ne sono due tipi, «straordinari» (''Śivadharmin''), cioè alieni dalle attività ordinarie del mondo, e «ordinari» (''lokadharmin''), ossia desiderosi di frutti, dediti ad accumular buone azioni ed alieni dalle cattive. (I figli spirituali) aspiranti alla liberazione sono anch’essi di due specie, cioè privi di semenza<ref>La "semenza" è la capacità di osservare regole fisiche e spirituali: non tutti la possiedono, dunque differenziata deve essere la cerimonia di iniziazione.</ref> (''nirbīja'') o dotati di semenza (''sabīja''). (2013, 23-26)
*Il buon successo del [[sacrificio]] (''yāgaśrī'') risiede in qualsiasi luogo, esteriore o interiore, il loto del cuore si schiuda. La [[mokṣa|liberazione]] non si verifica in altro modo se non troncando i nodi della nescienza e ciò, secondo ch’è detto nel ''Vīrāvalīpadam'', non può avvenire se non attraverso uno schiudersi della coscienza. (2013, 107b-109a)
*Le sedici vocali fino all’emissione debbono essere proiettate sulla fronte, A; sul volto, Ā; sugli occhi, I Ī [...]. (2013, 117b)
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*Ciò che secondo i Veda è fonte di peccato, secondo questa nostra dottrina di sinistra, conduce invece speditamente alla perfezione. Tutto l’insegnamento vedico è infatti sotto il dominio di ''[[māyā]]''. (2013, 11b-12a)
*Il [[mantra]] è ciò che pensa e salva. Esso è rafforzato, nutrito dalla conoscenza (''vidyā'') la quale illumina le cose del conoscibile. La ''mudrā'' è un’immagine riflessa del mantra ed è nutrita dal ''maṇḍala''. Il termine ''maṇḍa'' implicito in maṇḍala designa infatti l’essenza, cioè Śiva stesso. (2013, 19b-21)
*''Il [[vino]] che infonde baldanza alle parole degli innamorati, che, senza ostacoli, nell’unione sessuale discaccia la paura, il vino dove volentieri risiedono (tutte) le divinità delle ruote, il vino qui ''{{NDR|nel Kashmir}}'' procaccia via via fruizioni<ref name=fru> e liberazioni.'' (2013, 44)
*''L’[[amore]], in effetto, rende ancora più saldi i vincoli (che ci legano all’esistenza). Distrutto questo legame fondamentale, la liberazione in questa stessa vita, secondo me, è cosa fatta.'' (2013, 57)