Abhinavagupta: differenze tra le versioni

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====Capitolo XXVI====
*A questo punto, egli deve immaginare come la superficie sacrificale sia essenziata di coscienza, immacolata come un cristallo, come un etere senza macchia e contemplare come quivi le divinità, cui desidera compiacere, si mostrino in guisa d’immagini riflesse e che la coscienza sia l’immagine riflettente. (2013, 41-42)
*Una volta evocati i mantra, occorre quindi soddisfarli e propiziarli con fiori, liquori, offerte d’alimenti ed incensi, proporzionatamente alla fiducia, alla devozione edallee dalle possibilità (del celebrante). (2013, 51b-52a)
*''Nella casa divina del corpo, v’adoro, mio Dio e mia Dea, giorno e notte! V’adoro lavando di continuo il fondamento terrestre cogli spruzzi dell’essenza del mio stupirsi! V’adoro cogli spontanei fiori spirituali che esalano innato profumo! V’adoro colla preziosa urna del cuore, colma d’ambrosia, beatifica, giorno e notte!'' (2013, 64)
 
====Capitolo XXVII====
*Fra tutti i ''[[liṅga]]'' immanifesti i più eccellenti son quelli non fatti da mano d’uomo. (2013, 17a)
*Il cranio più eccellente di tutti, secondo il ''Siddhāyogeśvarīmatam'', è quello di una, due, tre, quattro porzioni (''khaṇḍa'') fatto a forma di «testa di bove» (''gomukha'') o di luna piena, del colore dei loti, dell’orpimento (''gorocana''), delle perle, dell’acqua o del cristallo, provvisto d’uno, due, tre, quattro o cinque bei fori e di quattordici linee, auspicioso. (2013, 25-26)
*Un’altra cosa da provvedere e successivamente adorare è il rosario, il quale dev’esser di madreperla, di semi di ''padmākśa''<ref>''Nelumbium Speciosum'', cioè il comune loto: così Raniero Gnoli.</ref>, di perle, di gemme, d’oro. Essi son via via d’ordine sempre più elevato. Specialmente stimato, infine, quello fatto di semi di ''rudrākṣa''<ref>''Elaeocarpus ganitrus'': così Raniero Gnoli.</ref>. I grani debbono essere centoquindici, cento otto, la metà o la metà della metà di questi o anche cinquanta. (2013, 30-32a)
 
====Capitolo XXVIII====
*A quel modo che anche l’ultimo venuto, entrando in uno spettacolo, può ottenere immediatamente lo stato di coscienza indifferenziato in cui si trovano gli altri spettatori, da loro gradatamente raggiunto, così uno, entrando in uno di questi gruppi, caratterizzati da un’unica coscienza, può ottenere, immediatamente, quella stessa pienezza di coscienza che gli altri hanno gradatamente raggiunto attraverso lo yoga e l’esercizio. (2013, 20b-22)
*Le donne da adorare nel [sacrificio della] ruota, chiamato Sacrificio Posteriore (''anuyāga'') sono via via vergini, donne di bassa casta, cortigiane, donne piene di ardore, conoscitrici delle regole, coadiuvanti, ciascuna per sé e tutte insieme. (2013, 39b-40a)
*Gli eroi e le potenze<ref>Gli uomini e le donne che partecipano al rito.</ref> debbono riunirsi di notte in una casa appartata, dandosi la voce l'un l’altro per mezzo di un linguaggio segreto – il cosiddetto linguaggio delle dee –, chiamarsi con nomi indipendenti dai (nomi e dalle) convenzioni ordinarie. Nel caso che non si sia riusciti a mettere insieme la ruota dei «corpi», si può limitare l’adorazione alle sole fanciulle, con l’avvertenza che, in un rito opzionale, esse non debbono essere deformi, né avere il seno già sviluppato, né essere già mestruate. (2013, 104b-106a)
*Ma che cos'è assumere questo un corpo? Esso non è altro, io rispondo, se non il primo sorgere del respiro (''prāṇana'') – respiro della coscienza, prima in stato di vuoto – nel corpo racchiuso nella matrice. La sovrana facoltà di creare un corpo nella matrice appartiene soltanto a questo primo sorgere di respiro, non contratto (o limitato). E per questo si dice che il Signore è il fattore dei corpi, etc. (2013, 218b-220a)
*Disgregatasi questa macchina, la coscienza riprende la forma di un respirare ed entra in un altro corpo – nato o no da matrice – determinato da un dato karma. Ed ecco che questo corpo si risveglia, come chi si scuote da sonno profondo, e, a simiglianza del precedente, ha o meno varie esperienze e infine [[morte|muore]]. (2013, 230b-232a)
*Perciò, colui il cui stato di contrazione è bruciato dall’iniziazione e dalla conoscenza di Śiva, diventa, disgregatosi il corpo, Śiva, né s’incarna più in altri corpi. (2013, 236b-237a)
 
====Capitolo XXIX====
*Tale è la ruota principale; le ruote secondarie le sono inferiori. Il termine ''cakra'', ruota, è associato alle radici verbali che significano «espandere» [l'essenza] (''kas-''), «essere appagato» [da questa essenza] (''cak-''); «spezzare i legami» (''kRt-'') e «agire efficacemente» (''kR-'')<ref>È questo un tipico esempio di etimologia secondo i grammatici hindu ("alla maniera indiana", secondo l'espressione di Silburn): ricercare nel termine le possibili radici ed elencarne i significati per spiegare il termine stesso.</ref>. Così la ruota dispiega, è appagata, rompe e ha la potenza di agire. (106-107ab)<ref>Citato in Lilian Silburn 1997, pp. 249-250.</ref>
*O [[kundalini|visione d'ambrosia immortale e suprema]] che splendi di luce cosciente scorrendo dalla Realtà assoluta, sii il mio rifugio. Grazie a essa ti adorano coloro che conoscono il mistico arcano (''rahasya'').<ref>Citato in Lilian Silburn 1997, p. 277.</ref>