Abhinavagupta: differenze tra le versioni

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*Di buon mattino, dopo compiuto tutti i riti «perpetui» ed adorato Śiva, il Maestro deve esaminare quanto è stato visto in [[sogno]] da sé e dal discepolo commisurandone la forza. (2013, 483)
*Occorre guardarsi dal considerare, nominare e trattare i nostri compagni di dottrina in modo diverso, secondo la casta cui appartengono, bensì considerarli come uguali a Śiva. (2013, 576)
 
====Capitolo XVI====
*Il cosiddetto [[animale]] «eroico» è quello che, dopo introdotto nel terreno sacrificale, è quivi ucciso, messo a punto e mangiato dalla ruota. Quando invece l’animale che si offre al Dio, tutto intero o in parte, è stato ucciso altrove, esso vien chiamato «animale esteriore». (2013, 52b-54a)
*Esponiamo dunque la proiezione concernente i princìpi. Sin alla caviglia v’è la terra, che occupa quattro dita. I (ventitré) princìpi dalla terra alla materia occupano due dita ciascuno, coi quali si è arrivati sei dita sopra l’ombelico, per complessive quarantasei dita. I sei princìpi dall’anima alla «forza» occupano ciascuno tre dita e si giunge, con essi, fino alla gola, per un totale di diciotto dita. I quattro princìpi da māyā a SadāŚiva occupano quattro dita ciascuno; con essi si giunge fino alla fronte per un insieme di sedici dita. (2013, 101-105)
*Il pensiero differenziato (''vikalpa'') è costituito infatti di discorso ed è quindi essenziato di pensiero (''vimarśa''). Ora il pensiero, nella sua forma di mantra, è puro, immune dai vincoli dell’esistenza fenomenica, permanente, formato da Śiva – il senza principio, il dispensatore dei doni – in identità con se stesso. (2013, 250-251a)
 
====Capitolo XXIX====