Giancarlo De Cataldo: differenze tra le versioni

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*[[Nicola Scialoja]], commissario capo della polizia giudiziaria, è un uomo che non conosce il dubbio. [...] La sua determinazione impressiona. La sua fede nella propria capacità professionale appare tanto incrollabile quanto a giudicare dai risultati, mal riposta. La Storia italiana, la Storia di un Paese che si affaccia saldo, compatto, ricco e prospero all'ultimo decennio del secolo, gli scivola accanto e lui, indifferente, la rivolta secondo la sua personalissima visione. Scialoja è un uomo ossessionato dal Male. Possiamo comprenderlo - deve averne viste tante, nella sua vita professionale! - ma non certo giustificarlo. ('''Sandra Reynal''', p. 543)
*[...] l'omini che te rompono li cojoni o se comprano o se spengono... ('''[[il Dandi]]''', p. 567)
*Cominciò con una fitta al braccio destro. Poi ci furono la perdita dell'equilibrio, il vortice negli occhi, e infine la cosa più dura da tollorare: il venir meno di quel senso di invulnerabilità, quell'aspettativa di eternità che non l'aveva mai abbandonato lungo tutto l'arco della sua non breve vita. (p. 578)
*Il Vecchio era infastidito dalle reazioni alla caduta del [[Muro di Berlino|Muro]]. Lo indispettiva il clima da avanspettacolo nel quale rischiavano di affogare gli anni più esaltanti della sua esistenza. L'austero, tragico gioco anarchico alla cui costituzione aveva dedicato ogni grammo della sua superiore energia trasformato in un'allegra operetta in costume. Ottusi magistrati devoti a un'insulsa fede legalitaria che in cuor loro sbavavano per passare alla Storia come gli astuti [[Sherlock Holmes]] che avevano finalmente risolto il mistero del Grande enigma italiano. Comunisti che strillavano allo scippo della democrazia. Democristiani falchi che rivendicavano l'anticomunismo militante sotto l'ombra della Nato. Democristiani colombe che s'interrogavano nel confessionale sulle distorsioni dell'Alleanza atlantica. Socialisti che menavano mazzate a destra e a manca e intanto tiravano dritto per la loro strada lastricata di lingotti. E tutti in processione alla sua porta: ma perché non si dimette? Ma perché non approfitta delle vantaggiosissime condizioni che le vengono offerte? Una pensione più che dignitosa... uno sdegnoso isolamento... (pp. 586-587)
*Ma lo vuoi capire che quei quattro sbandati non mi fanno paura? Non possono niente contro di me! Puzzano di carogna! Io sono il Dandi... Dandi, capisci? Io ho dàto una strada e una sicurezza a una massa di coatti... io ho [[Roma]]! E sai perché ce l'ho? Perché l'ho fatta io Roma. Proprio così! Prima di me non esisteva niente, qua tutti pascolavano, tutti... siciliani, calabresi, marsigliesi, fichetti, e voi quattro servi a leccare l'osso sotto la tavola dei ricchi... Prima di me c'erano solo usurai da quattro soldi e tagliagole pronti a farsela addosso davanti al primo caramba con le palle... e anche tu, Nero! Co' tutte quelle fregnacce, e l'Idea, e il Gesto, e la Rivoluzione... anche tu sei finito sul mio libro paga... come i ministri, l'avvocati, i giudici, i comandanti colle loro belle uniformi... se pensano che me metto paura de quattro stracciaculi... ('''[[il Dandi]]''', pp. 603-604)
*La partita non la vincono gli eroi giovani e belli. La partita la vince chi resta sul campo quando gli altri ne hanno avuto abbastanza. E di solito a resistere un secondo di più sono gli stortignaccoli, le vesciche di grasso, i ragionieri, i meschini che non gli daresti una lira. È tutto scritto nella vita. (p. 616)
 
===[[Explicit]]===