Sandro Veronesi: differenze tra le versioni

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Correggo in quanto due frasi sono indirizze agli stessi personaggi e trattano lo stesso argomento, cfr. http://archiviostorico.gazzetta.it/2008/luglio/05/vera_benzina_noi_gobbi__ga_10_080705043.shtml)
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*In questo senso va detto che ''[[David Foster Wallace#Il re pallido|Il re pallido]]'', negli Stati Uniti dove le tasse sono una cosa seria, è stato classificato come un romanzo politico, ma la cosa più importante è che si tratta di un romanzo straordinariamente ricco e rigoglioso, pieno di storie terribili e meravigliose e soprattutto pieno di quel dolore la cui sopportazione fa dei suoi protagonisti – prima di diventare agenti del fisco, ma anche dopo – per l'appunto degli eroi.<ref name=wallace/>
*{{NDR|Su [[Alessandro Del Piero]]}} Io, che sono tra quelli che lo hanno creduto immenso fin dal primo momento (fin dalla tripletta contro il Parma del 1994, per quanto mi riguarda), posso solo testimoniare di quanto sia bello che un fuoriclasse così giochi nella squadra per cui si fa il tifo: e mi era successo soltanto con Platini, in tutta la mia vita, di credere tanto profondamente in un giocatore, nella sua naturale capacità di vincere da solo la partita o di consolare, con la bellezza del suo calcio, anche la peggiore sconfitta. Ci si sente protetti esteticamente, con lui in campo, e non si ha paura di nulla.<ref name=sfida/>
*{{NDR|A [[Claudio Ranieri]] e [[Jean-Claude Blanc]] nel 2008}} Non preoccupatevi di dare una nuova immagine della [[Juventus Football Club|Juventus]], recuperate piuttosto quella che ha sempre avuto: la storia dice che è quella giusta. Si può essere gentiluomini anche immersi nell'odio sportivo di mezza Italia, come hanno ben dimostrato [[Giampiero Boniperti|Boniperti]] o l'avvocato [[Gianni Agnelli|Agnelli]], e le FIAT le hanno sempre comprate anche i tifosi dell'Inter o della Fiorentina. Nulla viene a mancare, nell'integrità di un galantuomo, se i tifosi avversari ti fischiano e ti insultano. Anzi, questo è diventato nel tempo l'alimento principe della dieta bianconera: l'odio degli avversari, il livore, il rancore, gli insulti. [...] Rendetevi conto, voi che avete preso in mano la società nel momento peggiore della sua storia, che la Juve non è stata odiata per più di un secolo a causa dell'antipatia dei suoi dirigenti o giocatori; che non è mai stata una questione personale; che la Juve è stata semplicemente un incubo infinito per qualunque avversario, perché vinceva, o lottava fino all'ultimo per vincere, ogni anno, e questo deve tornare a essere.<ref name=juve>Da ''[http://archiviostorico.gazzetta.it/2008/luglio/05/vera_benzina_noi_gobbi__ga_10_080705043.shtml La vera benzina di noi «gobbi»]'', ''Gazzetta dello Sport'', 5 luglio 2008.</ref>
*{{NDR|Nel 2008 in occasione al ritorno della Juventus in Champions League}} Per un vecchio tifoso bianconero come me, in effetti, veder partire una stagione senza la Juve in serie A, o senza la Juve tra le favorite, o senza la Juve nelle coppe europee, com'è successo negli ultimi due anni, è stato come ritrovarsi in un posto veramente lontano, straniero, assurdo: in Alaska, in Patagonia. Sì, si può dire che a questo punto noi tifosi juventini siamo tornati a casa. Insieme a noi sono tornati a casa i nostri fuoriclasse, [[Alessandro Del Piero|Del Piero]], [[Pavel Nedvěd|Nedved]], [[Gianluigi Buffon|Buffon]], Camoranesi, [[David Trézéguet|Trezeguet]], [[Giorgio Chiellini|Chiellini]], Zanetti, che non hanno abbandonato la barca in difficoltà ma sono rimasti a soffrire e hanno puntato la carriera su questo ritorno. E un simile binomio tifosi-campioni, questo grumo di passione e di forza, di amore e di classe, di quantità e di qualità, rappresenta effettivamente la Juventus – la sua storia, la sua tradizione. Dunque, quando si parla di ritorno a casa si parla di una cosa vera, reale: perché la casa della Juventus è la battaglia per la vittoria.<ref>Da ''[http://archiviostorico.gazzetta.it/2008/agosto/31/regole_della_casa_bianconera_ga_10_080831105.shtml Le regole della casa bianconera]'', ''Gazzetta dello Sport'', 31 agosto 2008.</ref>
*Perché Del Piero, appunto, è un capitano «naturale», nel senso più pieno e concreto del termine: quando è possibile sa far cambiare il corso delle cose con la propria forza, e sa assorbire con la stessa forza le grandi delusioni quando questo non è possibile.<ref>Da ''[http://archiviostorico.gazzetta.it/2008/giugno/13/ALE_CAPITANO_SCELTA_GIUSTA_ga_10_080613090.shtml Ale capitano, la scelta giusta]'', ''Gazzetta dello Sport'', 13 giugno 2008.</ref>
*Predicò con vigore – Iddio colpirà –, scatenò terrore e devozione – Iddio castigherà –, si agitò e si inginocchiò – solo [[Maria]] può salvarci –, producendosi in una di quelle prestazioni di eloquenza celeste che erano rinomate tra le quattordici o quindici – quella mattina sedici – vecchie. (da ''Brucia Troia'', Bompiani, 2007)
*Rendetevi conto, voi che avete preso in mano la società nel momento peggiore della sua storia, che la Juve non è stata odiata per più di un secolo a causa dell'antipatia dei suoi dirigenti o giocatori; che non è mai stata una questione personale; che la Juve è stata semplicemente un incubo infinito per qualunque avversario, perché vinceva, o lottava fino all'ultimo per vincere, ogni anno, e questo deve tornare a essere.<ref name=juve/>
*{{NDR|Su [[Roger Federer]]}} Si mette a giocare, ed è come se la sua persona – quelle spoglie mortali che lo rendono cosi biologicamente simile a tutti noi – sparisse. Al suo posto c'è il Tennis. C'è la stessa ragion d'essere di questo sport nobilissimo e ricco di padri gloriosi, al quale però è mancata per oltre un secolo una vera, definitiva incarnazione. Adesso c'è, ed è lui, e io lo sto vedendo per la prima volta dal vivo.<ref name=roger/>
*Si può ben dire d'altronde che ''[[David Foster Wallace#Il re pallido|Il re pallido]]'' sia un romanzo sulla consapevolezza. Ma si può dire anche che sia un romanzo sull'attenzione – e ovviamente anche sull'inconsapevolezza e sulla distrazione. Soprattutto, si può dire che sia un grandioso, inaudito monumento alla Noia intesa però non in senso moraviano, cioè esistenziale, cioè sociale, ma proprio nel suo senso letterale, filologico, chimico, nella sua essenza di prodotto di, per l'appunto, attenzione e consapevolezza in dosi molto alte. Un gesto che nessuno aveva mai nemmeno concepito e che, viene da credere, sarebbe rimasto incompiuto comunque, nel senso che DFW non avrebbe probabilmente mai saputo terminarlo anche se il 12 settembre del 2008 non si fosse tolto la vita. In realtà, così come lo leggiamo, il romanzo è più che altro il frutto delle decisioni di Michael Pietsch, suo amico ed editor di Little, Brown che ha letto, studiato, filtrato e selezionato le oltre tremila cartelle lasciate da Wallace in hard disk, raccoglitori, quadernoni, notes, floppy disk, fasci di pagine stampate e fasci di pagine scritte a mano, per ricaravarne le – in lingua originale – circa cinquecento pagine che poi, divise in cinquanta capitoli compongono il romanzo inteso come prodotto editoriale.<ref name=wallace/>