Giacomo Biffi: differenze tra le versioni

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== Citazioni ==
*{{NDR|Su [[Gilbert Keith Chesterton]]}} Si è fatto da solo. È semplicemente andato alla scuola della sua schietta umanità e ha ricercato la verità con assoluta onestà intellettuale, usando effettivamente di quella ragione che i razionalisti si limitavano a venerare. Questo è stato sufficiente a condurlo "a casa", cioè all'antica fede e alla saggezza dei padri. (citato in Paolo Gulisano, ''Tolkien. Il mito e la grazia'', Ancora, p. 60)
*C'è qualcosa di magico in questa notte: qualcosa che ci induce a uscire dal tepore delle nostre case, qualcosa che ci spinge ad affrontare impavidi il freddo e il buio. E non per cercare i ritrovi scintillanti dello svago e del chiasso, ma per affollare gli spazi pensosi e austeri delle nostre chiese. Oggi c'è qualcosa di arcano che tutti ci muove verso il tempio, anche quelli tra noi che lungo l'anno non trovano spesso la strada della casa di Dio. Pensieri di bene, che non sono neppur pensieri, oggi trascorrono per le menti più torbide; umanisimi e caldi sentimenti, magari inconsci e inespressi, germinano nei cuori più inariditi; aspirazioni confuse, quasi senza oggetto, ma più alte e nobili dei desideri abituali, affiorano stanotte negli animi più disincantati. C'è forse la nostalgia degli anni più innocenti; c'è il rimpianto per una fede semplice e persuasa, in un'epoca che si è fatta scettica (e non i ha guadagnato); c'è la ricerca inconsapevole di qualche certezza vitale, che resti salda nll'oscillare di tutto; c'è l'ignara implorazione a qualche salvezza in mezzo alle molte insidie che oggi impauriscono l'esistenza. C'è un po' di tutto questo nell'intimo degli uomini; c'è un po' di tutto nell'incanto di questa notte. E' una notte dalle molte risonanze, che è evocatrice di ciò che è avvenuto duemila anni fa, e al tempo stesso è luce e impulso di bontà per il nostro presente. In una notte come questa, venti secoli fa, accadde un fatto che è il più importante della storia, tanto da segnarla per sempre e dominarla. In una notte come questa, venti secoli fa - nella trama delle generazioni, sempre ripetitiva nel suo aggrovigliarsi di atrocità e di sofferenze, di prepotenze e di avvilimenti, di illusioni e di delusioni - finalmente avvenne qualcosa di nuovo: Dio è entrato nella vicenda umana, e vi è entrato per non uscirne più. Dopo ciò che si è realizzato nella notte di Betlemme, sarà sempre vero che Dio si è fatto uno di noi; sarà sempre vero che uno di noi partecipa della trascendente natura divina; sarà sempre vero che uno di noi, conservando la nostra realtà, siede alla destra del Padre. (da Giacomo Biffi, ''Una sorte bellissima. Piccolo Dizionario del Cristianesimo'', pp. 152-153; citato in ''Il settimanale di Padre Pio'', 25 dicembre 2005, n. 50, Anno IV, p. 17)
*Il Natale è una verità: la verità di Dio che sorprendentemente ci ama ed è venuto a farsi uno di noi. Dio ormai non ci lascia più; per questo oggi esplode la gioia, che dalla capanna di Betlemme raggiunge gli estremi confini dell'universo. Non siamo più soli: i compagni, gli amici, i parenti ci possono abbandonare. Ma il Dio che ha tanto amato il mondo da dare il suo unico Figlio, unito personalmente per sempre alla nostra natura di creature fragili e dolenti, non ci abbandonerà mai alle nostre tristezze, alla nostra inquietudine, al nostro peccato. Non è una fiaba, è una notizia, cioè l'informazione su un fatto avvenuto; non è un bel sogno, è una realtà ancora più bella di ciò che desidereremmo sognare. Nessun uomo ormai può sfuggire al suo Creatore, che lo insegue, lo vuol raggiungere e legare a sè. Non possiamo sfuggirgli, perché il suo amore corre più veloce di noi. Ti inganni, se credi di poter schivare sino alla fine il Signore che è venuto a cercarti. Egli non ti darà pace; ti tormenterà, per portarti a essere sul serio felice; forse disporrà sulla tua via le sconfitte e le delusioni, per farti partecipe della sua definitiva vittoria. Questa è la verità del Natale. Capirlo, inebriarcene, lasciarci trvare da colui che è venuto a cercarci sino a farsi uomo: è l'augurio natalizio più genuino e più bello. (da ''La meraviglia dell'evento cristiano'', pp. 269-270; citato in ''Il settimanale di Padre Pio'', anno V, n. 51, p. 19)
*Il Natale non è soltanto il racconto di ciò che è stato; è percezione di ciò che è. Non è soltanto percezione di un episodio circoscritto e databile; è assaporamento di un'attualità perenne e universalmente efficace, è esultanza per una ricchezza che ci viene donata. Basterebbe a convincercene l'annotazione che il Natale in fondo è un compleanno. Ora i compleanni si fanno per gli uomini vivi. Per i morti - anche se sono grandissimi e famosissimi - si ricordano al massimo i centenari. Dunque celebrare il Natale ogni anno vuol dire esprimere la certezza che Gesù di Nazareth - quel bambino nato duemila anni fa in una stalla - è una persona viva: è veramente, realmente, fisicamente vivo; è ancora principio per noi di salvezza; è ancora il centro di ogni nostra esistenza e della storia intera. (da ''La meraviglia dell'evento cristiano'', pp. 269-270; citato in ''Il settimanale di Padre Pio'', anno V, n. 51, p. 19)