Claudio Pavone: differenze tra le versioni

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== ''Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità nella Resistenza'' ==
* C'era nella parola partigiano un remoto significato di difesa della propria terra, a partire dalla guerra di indipendenza degli spagnoli contro Napoleone; ma c'era anche qualcosa di rosso – «à l'appel du grand Lénine se levaient les partisans» – che ne esaltava la componente aggressiva e irregolare, e che destava diffidenza fra i benpensanti. (Capitolo terzo, ''Le vie di una nuova istituzionalizzazione'', p. 148)
* L'interpretazione della lotta fra la Resistenza e la Repubblica sociale italiana come [[Guerra civile in Italia (1943-1945)|guerra civile]] ha incontrato da parte degli antifascisti, almeno fino a questi ultimissimi tempi, ostilità e reticenza, tanto che l'espressione ha finito con l'essere usata quasi soltanto dai vinti fascisti, che l'hanno provocatoriamente agitata contro i vincitori. La diffi­denza degli antifascisti ne è risultata accresciuta, alimentata dal timore che parlare di guerra civile conduca a confondere le due parti in lotta e ad appiattirle sotto un comune giudizio di condanna o di assolu­zione. In realtà mai come nella guerra civile, che Concetto Marchesi chiamò «la più feroce e sincera di tutte le guerre», le differenze fra i belligeranti sono tanto nette e irriducibili e gli odi tanto profondi. (Capitolo quinto, ''La guerra civile'', p. 221)
* In occasione del 7 novembre 1944 l'Unità ribadisce che le vittorie dell'urss sono le vittorie della «forma superiore di democrazia», quella «sovietica proletaria»; e, stiracchiandone la nozione a uso italiano, aggiunge che nell'Unione Sovietica la democrazia «è aperta all'iniziativa e all'attiva partecipazione delle più larghe masse popolari». La democrazia sovietica viene più volte additata come chiave interpretativa della democrazia progressiva patrocinata per l'Italia dal partito<ref>Edizione settentrionale, articolo della serie «Domande e risposte», 7 novembre 1944.</ref>. (Capitolo sesto, ''La guerra di classe'', p. 407)
*Si moriva gridando «viva la libertà! viva Stalin!» o semplicemente «viva Stalin». E il fascino della figura di Stalin poteva espandersi anche su chi non era comunista. Ha raccontato un partigiano arruolatosi nel Gruppo di combattimento Cremona del CIL:
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== ''L'eredità della guerra civile e il nuovo quadro istituzionale'' ==
* L'ostracismo dato fino a non molto tempo fa alla categoria di [[Guerra civile in Italia (1943-1945)|guerra civile]] applicata alla lotta fra Resistenza e Repubblica sociale discende, oltre che dall'orrore che la guerra fratricida di per sé suscita, dal fatto che la destra (intendo ovviamente la destra antifascista) doveva fare propria l'immagine di una Resistenza rassicurante, levigata ed esclusivamente patriottica e militare, che aveva saputo circoscrivere e alla fine espellere le infiltrazioni rosse; e che dal canto suo, la sinistra, per accreditarsi come la più schietta rappresentante dell'unità nazionale in nome del suo intransigente antifascismo, doveva rigettare sulla destra la responsabilità della frattura dell'unione di tutti i veri italiani. Destra e sinistra convergeranno dunque nella programmatica negazione ai fascisti della Rsi della qualità di italiani, indispensabile presupposto del carattere «civile» della guerra. (p. 10)
 
== Bibliografia ==