K2 (caso): differenze tra le versioni

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*A cinquant'anni dalla conquista del K2 La Garzanti ha ripubblicato il libro di mio padre "La conquista del K2", una testimonianza imprescindibile per capire quello che avvenne allora. (Maria Emanuela Desio, edizione speciale supplemento a ''Lo scarpone'' n. 6 giugno 2004)
 
*A cinquantatré anni dalla conquista del K2, sono state finalmente ripudiate le falsità e le scorrettezze contenute nei punti cruciali della versione ufficiale del capospedizione prof. [[Ardito Desio]]. Si è così ristabilita, in tutta la sua totalità, la vera storia dell'accaduto in quell'impresa nei giorni della vittoria. ([[Walter Bonatti]])
*Adesso il suo racconto è anche la verità del CAI. Bonatti ha vinto. Ma quale Bonatti? Chi è oggi il ragazzo di ventiquattro anni appena compiuti che quella notte perse - è lui a dirlo - la sua fiducia negli uomini? (Andrea Casalegno, ''Il Sole 24 ore'', 1994)
*Aveva ragione davvero lui, Walter Bonatti, grande, caparbio e permaloso campione dell'alpinismo italiano, su come andarono le cose quella notte tra il 30 e il 31 luglio 1954, dopo tre mesi di assedio alla montagna. L'avevano sempre negata quella ragione, l'avevano ignorata. Anzi, l'avevano confutata, addirittura accusandolo di aver tentato di tradire la fiducia dei compagni di ventura - Compagnoni e Lacedelli - che s'apprestavano al balzo finale. ([[Emanuele Cassarà]], ''l'Unità'', 1994)
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*Non è problema del CAI l'imbarazzo in cui potrebbe trovarsi il capospedizione Desio e il suo fido Compagnoni, oggi ottantenne, che da Cervinia minimizza e prende Bonatti per un piantagrane. (Pietro Crivellaro, ''Il Sole 24 ore'', 1994)
*Non mi interessa se non è più credibile. È storia scritta! ([[Lino Lacedelli]])
 
*Non m'interessa parlare della notte che cambiò la vita, che ha reso il mio carattere per sempre sospettoso e diffidente. Avevo visto la durezza della guerra. Il giorno prima con i miei amici, partigiani, giocavamo a calcio, il giorno dopo erano nella chiesetta, cadaveri, sfigurati in viso dagli scarponi chiodati. Ho visto la fucilazione dei gerarchi fascisti, ero a piazzale Loreto quando appesero Mussolini a testa in giù come un maiale, sapevo cos'era la cattiveria, ma ignoravo l'infamia. Ho aspettato due mesi che Compagnoni venisse a darmi una pacca sulla schiena, a dirmi che aveva fatto una fesseria, a chiedere scusa, perché può capitare di essere vigliacchi, ma deve anche capitare di ammetterlo. Invece niente, invece sono finito sul banco degli accusati, ero io la carogna, non loro che avevano mentito sull'uso delle bombole, delle maschere, sull'orario del balzo finale alla vetta. Nella relazione ufficiale di Desio che il Cai ha accettato è sbagliata la quota del mio bivacco, quella del campo di Compagnoni e Lacedelli, l'uso e la durata delle bombole di ossigeno, niente affatto esaurito prima dei duecento metri di dislivello sotto il K2, e l'ora in cui dettero l'assalto alla vetta. E tutto questo perché? Perché l'impresa oltre ad avere successo doveva essere anche eroica. Far vedere che gli italiani erano stati non solo bravi, ma anche straordinari. Ne abbiamo fatto una montagna di merda, coperta di menzogne, perfino la stampa straniera ci chiede "perché?". E tutto questo perché non riusciamo ad essere un paese pulito, dobbiamo strumentalizzare le occasioni, la verità, sporcare gli uomini. L' Italia è un paese di complici, dove non esiste solidarietà tra onesti, ma solo scambio tra diversi interessi, dove il sogno di Desio doveva restare immacolato. Dove solo io potevo essere infangato, disprezzato, accusato. Non solo, ma qualsiasi controversia non viene mai affrontata, si preferisce accantonarla, non prendere la responsabilità di una scelta. Mentre oggi agli idoli sportivi imbottiti di droga tutto viene perdonato perché sono l'immagine del paese. E se solo guardo quello che passa in tv mi viene schifo: quelle persone sull'isola, che si fanno riprendere, quella buffonata. Con quale rispetto verso i padri dell'avventura, verso chi ha cercato frontiere e parole nuove come Melville, Jack London e Stanley? Io sul K2 in una notte del '54 sono quasi morto, ma quello che mi ha ucciso è questo mezzo secolo di menzogna. Ho urlato così tanto quella notte nella mia disperazione che adesso non voglio avere più voce. La puzza del K2 la lascio a voi, io preferisco respirare[...]. ([[Walter Bonatti]])
*Non si soffoca una voce come quella di Walter Bonatti. [...] Cinquant'anni dopo, il degno e intangibile alpinista non vuole sentir parlare di prescrizione. Si aggrappa ai suoi principi, come ieri faceva sulle sue montagne [...]. (Benoît Heimerman, "Una Vita schietta" su ''L'Équipe Magazine'', 22 settembre 2001)
*Robert Marshall scoprì la prova che fece saltare in aria la versione dei fatti resa da Compagnoni. La prima relazione di Mountain World 1955 sulla spedizione, a firma di Desio, riportava una foto della vetta (che non sarebbe più apparsa in seguito) nella quale Compagnoni appare portando sul viso la maschera per l'ossigeno mentre si alimentava dalle bombole che aveva asserito di aver esaurito due ore prima, tanto da aver dovuto gettare via la stessa maschera! (John Thackeray, ''American Alpine Journal'' n. 76 - 2002)
*Sono fiero di quello che ho fatto. Ancora oggi il K2 è una montagna italiana. Chi si crede di essere Bonatti per gettare fango su degli eroi? ([[Achille Compagnoni]])
*Tutte le grandi imprese hanno avuto degli strascichi, delle piccole cose. Comunque la risposta l'avrà a metà luglio. Abbiamo scritto un libro con le risposte che lei cerca. ([[Lino Lacedelli]])
 
==[[Walter Bonatti]]==
*A cinquantatré anni dalla conquista del K2, sono state finalmente ripudiate le falsità e le scorrettezze contenute nei punti cruciali della versione ufficiale del capospedizione prof. [[Ardito Desio]]. Si è così ristabilita, in tutta la sua totalità, la vera storia dell'accaduto in quell'impresa nei giorni della vittoria. ([[Walter Bonatti]])
*Non m'interessa parlare della notte che cambiò la vita, che ha reso il mio carattere per sempre sospettoso e diffidente. Avevo visto la durezza della guerra. Il giorno prima con i miei amici, partigiani, giocavamo a calcio, il giorno dopo erano nella chiesetta, cadaveri, sfigurati in viso dagli scarponi chiodati. Ho visto la fucilazione dei gerarchi fascisti, ero a piazzale Loreto quando appesero Mussolini a testa in giù come un maiale, sapevo cos'era la cattiveria, ma ignoravo l'infamia. Ho aspettato due mesi che Compagnoni venisse a darmi una pacca sulla schiena, a dirmi che aveva fatto una fesseria, a chiedere scusa, perché può capitare di essere vigliacchi, ma deve anche capitare di ammetterlo. Invece niente, invece sono finito sul banco degli accusati, ero io la carogna, non loro che avevano mentito sull'uso delle bombole, delle maschere, sull'orario del balzo finale alla vetta. Nella relazione ufficiale di Desio che il Cai ha accettato è sbagliata la quota del mio bivacco, quella del campo di Compagnoni e Lacedelli, l'uso e la durata delle bombole di ossigeno, niente affatto esaurito prima dei duecento metri di dislivello sotto il K2, e l'ora in cui dettero l'assalto alla vetta. E tutto questo perché? Perché l'impresa oltre ad avere successo doveva essere anche eroica. Far vedere che gli italiani erano stati non solo bravi, ma anche straordinari. Ne abbiamo fatto una montagna di merda, coperta di menzogne, perfino la stampa straniera ci chiede "perché?". E tutto questo perché non riusciamo ad essere un paese pulito, dobbiamo strumentalizzare le occasioni, la verità, sporcare gli uomini. L' Italia è un paese di complici, dove non esiste solidarietà tra onesti, ma solo scambio tra diversi interessi, dove il sogno di Desio doveva restare immacolato. Dove solo io potevo essere infangato, disprezzato, accusato. Non solo, ma qualsiasi controversia non viene mai affrontata, si preferisce accantonarla, non prendere la responsabilità di una scelta. Mentre oggi agli idoli sportivi imbottiti di droga tutto viene perdonato perché sono l'immagine del paese. E se solo guardo quello che passa in tv mi viene schifo: quelle persone sull'isola, che si fanno riprendere, quella buffonata. Con quale rispetto verso i padri dell'avventura, verso chi ha cercato frontiere e parole nuove come Melville, Jack London e Stanley? Io sul K2 in una notte del '54 sono quasi morto, ma quello che mi ha ucciso è questo mezzo secolo di menzogna. Ho urlato così tanto quella notte nella mia disperazione che adesso non voglio avere più voce. La puzza del K2 la lascio a voi, io preferisco respirare[...]. ([[Walter Bonatti]])
 
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