K2 (caso): differenze tra le versioni

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*Robert Marshall scoprì la prova che fece saltare in aria la versione dei fatti resa da Compagnoni. La prima relazione di Mountain World 1955 sulla spedizione, a firma di Desio, riportava una foto della vetta (che non sarebbe più apparsa in seguito) nella quale Compagnoni appare portando sul viso la maschera per l'ossigeno mentre si alimentava dalle bombole che aveva asserito di aver esaurito due ore prima, tanto da aver dovuto gettare via la stessa maschera! (John Thackeray, ''American Alpine Journal'' n. 76 - 2002)
*È buffo pensare che alla fine le loro stesse foto (di Compagnoni e Lacedelli) dovessero dare la prova più evidente per condannarli. ([[Robert Marshall]])
*Non mi interessa se non è più credibile. È storia scritta! ([[Lino Lacedelli]], ''Le Monde'' 1994)
*Sono fiero di quello che ho fatto. Ancora oggi il K2 è una montagna italiana. Chi si crede di essere Bonatti per gettare fango su degli eroi? ([[Achille Compagnoni]], ''Le Monde'' 1994)
*Ebbene: per la quota del bivacco, l'ora di partenza e il consumo dell'ossigeno ci sono le ricostruzioni di dettaglio, ma per chi non ha voglia di studiare questi particolari basta lo sguardo a una fotografia. È la fotografia che mostra Compagnoni sulla vetta del K2, apparsa non sulla Rivista del CAI ma su ''Berge der Welt'', il famoso Annuario dell'alpinismo extraeuropeo curato da Marcel Kurz. Su questa fotografia Compagnoni non solo ha vicino le bombole, ma ha ancora posta sul viso la maschera del respiratore. La versione ufficiale sostiene che le bombole vuote vennero portate fin sulla vetta per testimonianza: uno scalatore già provato dallo sforzo avrebbe perciò portato almeno 15 kg di bombole inutili per due ore fino a 8611m. Ma come faceva a respirare il poco ossigeno presente nell'aria rarefatta di quelle quote portando una maschera collegata a bombole svuotate? Basta così. Per la revisione della storia dell'alpinismo, che consideri anche la versione di Bonatti finora ignorata, esistono i particolari, le testimonianze, le dimostrazioni. Non ha senso oggi infierire su chi può aver sbagliato, su chi non ha più saputo districarsi nell'ingarbugliata vicenda. Tuttavia al ricupero della realtà storica va aggiunta una riflessione. Come mai questa vicenda non è stata risolta prima? ... La verità, anche quella alpinistica, si può ora ricostruire ufficialmente senza riserva, con il rammarico di un ritardo, ma con la certezza che si riconosca al CAI il coraggio di una ricostruzione non postuma. Questo riconoscimento ci arriverà da molti, anche da coloro che non sono nostri soci, ma siamo grati che ci venga in primo luogo da chi per questa vicenda ha profondamente sofferto, cioè da Walter Bonatti. (Silvia Metzeltin e Alessandro Giorgetta, ''La rivista del CAI'', Mag-Giu 1994)
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*A cinquant'anni dalla conquista del K2 La Garzanti ha ripubblicato il libro di mio padre "La conquista del K2", una testimonianza imprescindibile per capire quello che avvenne allora. (Maria Emanuela Desio, edizione speciale supplemento a ''Lo scarpone'' n. 6 giugno 2004)
*Come la gran parte degli italiani non avevo ancora la televisione e fu dalla radio, la mia prima fonte di informazioni, che seppi di Compagnoni e Lacedelli. Fui felicissimo, anche se dopo aver girato l'Europa scossa dalla guerra come soldato e come prigioniero il mio nazionalismo poteva dirsi affievolito. Era una bella impresa e tanto mi bastava. Tuttavia, ripensandoci, una punta di orgoglio nazionalista era emersa in me. Finalmente gli italiani tornavano a farsi sentire! Poi ho seguito sui giornali l'altalena delle polemiche fino al recente documento dei tre saggi voluto dal CAI, e sono sinceramente contento che Bonatti abbia ottenuto quanto da tempo andava chiedendo. ([[Mario Rigoni Stern]], edizione speciale supplemento a ''Lo scarpone'' n. 6 giugno 2004)
*Tutte le grandi imprese hanno avuto degli strascichi, delle piccole cose. Comunque la risposta l'avrà a metà luglio. Abbiamo scritto un libro con le risposte che lei cerca. ([[Lino Lacedelli]], ''Planetmountain'', 28 luglio 2004)
*È una storia di confusione, tradimento e spudorata ipocrisia come nessun'altra nella storia dell'alpinismo. (Rob Buchanan, redattore di ''Climbing'', 2004)
*Fu così che la relazione elaborata dal prof. Ardito Desio venne a tralasciare ed occultare alcuni punti ritenuti disdicevoli per tale gloriosa epopea ed a divulgarne altri, pur destituiti di qualsiasi plausibile fondamento, per enfatizzarne l'eroismo. (Luigi Zanzi a pag. 123 di "K2 Una storia finita", Club Alpino Italiano, 2007, Priuli & Verlucca, Scarmagno (TO). ISBN 978-88-8068-391-9)