Gaetano Filangieri: differenze tra le versioni

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*In secondo luogo, Filangeri sostiene l'incapacità della legge di dirigere efficacemente la condotta umana, quando non sia sorretta da costumi favorevoli alla sua attuazione; sostiene anzi che la stessa legge giusta, quando pretende d'incidere su un corpo di costumi corrotto, si trasforma paradossalmente, nonostante l'opposta ratio che l'[[anima]], in un nuovo strumento di corruzione (p. 179)
*Il primo è il censore di leggi. Di esso ne parla, per la prima volta nel [[1774]], nelle ''Riflessioni politiche sull'ultima legge del sovrano che riguarda l'amministrazione della giustizia in cui accenna che il mezzo per riparare «di necessari difetti delle leggi senza moltiplicare all’infinito il numero delle leggi particolari» era la creazione di un Censore « la cura del quale sia di supplire al difetto delle leggi, rendendole applicabili a quei casi che il legislatore non ha preveduti e di far vedere al legislatore vivente, quali sono quelle che dovrebbero essere derogate perché divenute inutili o perniciose». In altri termini, il Censore delle leggi avrebbe dovuto mantenere fermo il rapporto tra legge, costumi, religione, ricchezza di una nazione anche perché «la decadenza dei codici è una rivoluzione politica che si fa lentamente, che cammina con passi quasi insensibili e che ha bisogno di secoli per giungere al suo termine». La legislazione, quindi «potrà essere riparata» e a farlo dovrebbe essere il Censore.
:Questo nuovo ufficio doveva essere composto dai « più savi e più illuminati cittadini dello stato», ma Filangieri, non ne fissa il numero e non ne chiarisce la organizzazione. Questa «Magistratura [...] non dovrebbe essere che consultiva», altrimenti «lederebbe la principale prerogativa della facoltà legislativa». Ma non è detto a chi dovrebbero essere indirizzate le proposte: solo in qualche punto si parla, come interlocutore, di « governo», termine peraltro troppo generico per poter essere esattamente individuato. Quanto ai compiti essi erano:
# far presente la necessità di riforme legislative;
# far conoscere al « governo » («ultimo ad avvedersene») i vizi e i difetti della legislazione;