Arturo Pérez-Reverte: differenze tra le versioni

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*I libri sono porte che ti fanno uscire in strada, diceva Patricia. Con i libri impari, studi, viaggi, sogni, immagini, vivi altre vite e moltiplichi per mille la tua. […] E servono anche per tenere a bada tante brutte cose: i fantasmi, la solitudine e altre stronzate del genere. A volte mi chiedo come possiate farcela, voi che non leggete. (p. 153)
*Magari la vita è semplicemente così, si diceva sconcertata, e il passare degli anni, la vecchiaia, quando arriva, significa solo che ti fermi per guardarti indietro vedi le strane persone che sei stata e non ti ci riconosci neanche più. (p. 176)
*Poteva darsi, concluse, che l'ambizione, i progetti, i sogni e persino il coraggio, o la fede – persino la fede in Dio, stabilì rabbrividendo – invece di darti forza, te la togliessero. Perché la speranza, persino il semplice desiderio di sopravvivere, ti rendevano vulnerabile, legandoti all'eventualità del dolore e della sconfitta. Forse da lì derivava la differenza tra certi essereiesseri umani e gli altri, e allora ecco cosa le era successo. Forse [[Il conte di Montecristo|Edmond Dantès]] si sbagliava, e l'unica soluzione era non fidarsi e non sperare. (p. 194)<ref>Si riferisce alla lettera che Edmond Dantès scrive a Maximilian Morel: ''Soltanto colui che provò le più grandi sventure è atto a godere le più grandi felicità. Vivete dunque e siate felici, figli diletti del mio cuore, e non dimenticate mai che, fino al giorno in cui Dio si degnerà di svelare all'uomo i segreti dell'avvenire, tutta la più alta sapienza d'un uomo consisterà in queste due parole: "Attendere e sperare".'' (da ''[[Il conte di Montecristo]]'')</ref>
*Perché arriva un momento, si disse, in cui guardi avanti e vedi solo quello che ti sei lasciato alle spalle: cadaveri che hai disseminato sul tuo cammino. Tra loro vaga anche il tuo, ma non lo sai. Fino a quando non lo vedi, e capisci. (p. 383)