Giuseppe Guerzoni: differenze tra le versioni

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*[[Giuseppe Mazzini|Mazzini]], il grande sacrificato; l'ostia vivente d'Italia, mantiene fedelmente il voto compito trent'anni or sono quando l'imangine d'un Italia una, virtuosa, libera, apparendo come una celeste fidanzata in mezzo alle artistiche ispirazioni ed alle poetiche larve della sua giovinezza, le disse: «Tu rinuncierai per me ogni cosa diletta più caramente, mangerai il pane dell'esilio, berrai la cicuta della calunnia, e fin anco le divine consolazioni delle-Grazie e delle Muse tu ricuserai, perocché il mio amore non tolleri rivali e solamente colui che molto offre e combatte sia degno d'avermi.» (p. 267)
*Gli autori e gli attori adulano le passioni più volgari e gli istinti più bassi del pubblico; il pubblico riconoscente adula il gusto corrotto e l'arte bislacca degli autori e degli attori, e si depravano a vicenda, e il risultato finale della mutua associazione è una sentina. (p. 267)
*Oggi, il [[teatro]], privo di concetto, di modelli, di forme, malato del comune contagio de'subiti guadagni e delle subite glorie, brancola e barcolla come un briaco od un esanime ; ed anche allorquando crede d'esser naturale è artefatto, quando crede essere scuola è appena trastullo , quando pensa d'essere originalmente italiano pute servilmente di francese. Esso dà lampi perchè in tutti i tempi qualcosa lampeggiò sempre in Italia , ed anche il decrepito seicento s'apre con [[Galileo Galilei|Galileo]] e si chiude con Testi e con [[Vincenzo da Filicaja|Filicaja]]; e [[Paolo Giacometti|Giacometti]] e [[Giuseppe Ferrari|Ferrari]], e il lacrimato [[Teobaldo Cicconi|Cicconi]] e lo sviato [[Leone Fortis|Fortis]] potrebbero formare nucleo e corona; ma teatro, teatro veramente nazionale, veramente morale, veramente artistico, non v'è in Italia. (p. 268)
*Quanto alla [[musica]] poi....... l'[[Italia]] ricorda e ripete.<br />Fortuna per essa che i capi d'opera dei suoi grandi maestri sono davvero la ''musica dell'avvenire'', e che essi per molto secolo ancora terranno onoratamente il campo contro l'irruzione delle nordiche armonie, innanzi alle quali il genio stesso di [[Giuseppe Verdi|Verdi]], sfidato o smarrito sembra arretrarsi e vacillare. (p. 268)
*V'è forse qualche cosa di più alto e magnanimo della stampa quotidiana', quando essa, gelosa della sua origine, e fedele alla sua missione, sa d'esser custode della libertà messaggera del progresso, vulgarizzatrice della scienza, sorvegliatrice del potere, Nemesi vivente ed assidua dei costumi, delle leggi, della vita di un popolo? V è qualche cosa di più abbietto e di più sordido della stampa periodica , quando essa corteggia il potere, sbraveggia la moralità, alimenta le passioni, adula la corrente, diffonde pensatamente la menzogna e fabbrica tenebrosamente la calunnia ?<br />Io non vorrei nulla dire della stampa politica italiana dopo le rivelazioni d'un deputato e le confessioni d'un ministro in Parlamento. (p. 268)