Paolo Isotta: differenze tra le versioni

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'''Paolo Isotta''' ( - vivente), giornalista e critico musicale italiano.
 
*Tedesco, [[Herbert von Karajan|Karajan]] aderi' al partito nazionalsocialista come tutti i suoi compatrioti, anche artisti sommi. Dopo la guerra pago' duri prezzi non essendosi offerto a penose palinodie, a recite di "pentimenti", a carnevalate di "emigrazione interna" e a processi di "denazificazione". Il suo giudizio su di se' resto' chiuso nella coscienza; oggi egli e' al cospetto di ben altro Giudice. (citato in ''Corriere della Sera'', 21 marzo 1998)
*Ha insegnato [[Leonardo Sciascia]] che la [[Sicilia]] non è una. Ne esistono molteplici, forse infinite, che al continentale, forse al Siciliano stesso, si offrono e poi si nascondono in un giuoco di specchi. (citato in ''Corriere della Sera'', 4 marzo 2008)
*L'[[Ungheria|ungherese]] è non solo lingua isolata ma addirittura non indoeuropea né slava, sibbene della stessa famiglia del turco: e fortuna che il nazionalismo turco, adombrato da altri e più vasti crimini e problemi, non abbia ancora scoperto la «nativa musicalità» della sua lingua: fortuna, dico, per la musica e per noi suoi disgraziati storici. (citato in ''Corriere della Sera'', 13 marzo 2008)
*Che cosa c'è di più bello d'un'Opera che si chiude con un rogo? Il finale della Valchiria {{NDR|Opera di [[Richard Wagner]]}} fa scender qualche lagrima anche al centesimo ascolto. (citato in ''Corriere della Sera'', 5 ottobre 2008)
*Chi potrà dimenticare gli ultimi anni di [[Herbert von Karajan]], che definirei un'agonia altezzosamente organizzata? Si trascinava sul podio sorreggendosi alle pareti e quando vi giungeva trasmetteva un messaggio di luce. Pochi hanno sottolineato, oltre alla capacità di dominare il dolore fisico, l'infinita pazienza di quest'uomo nel lavoro, come se da un'imperfezione sua potesse dipendere la sorte dell'universo. (citato in ''Corriere della Sera'', 17 agosto 2008)
*Il vocabolo latino «requies» col quale principia l'antifona della Missa defunctorum cattolica («Requiem aeternam dona ei Domine») ha finito col mutar di significato allo stesso modo che la coscienza religiosa s' è affievolita e la liturgia è divenuta una parodia dell'Inps. In tempi di fede l'officio dei defunti, che perciò metonimicamente si definiva «il Requiem», citandosene all' accusativo la parola mutata di genere dal femminile al neutro, era ritenuto effettualmente in grado di mondare in parte l'anima del trapassato pel quale l'officio veniva celebrato dal peso dei peccati commessi in vita e di conseguenza di alleggerirne la pena nell'al di là. Se la gran parte della gente di [[Chiesa]] abbia mai posseduto la fede, in qualsiasi epoca della Storia, è interrogativo destinato a rimanere irresoluto stante il costume di essa, sin dalla prima giovinezza, a una simulazione e una dissimulazione assolute. (citato in ''Corriere della Sera'', 17 agosto 2008)
*Che cosa c'è di più bello d'un'Opera che si chiude con un rogo? Il finale della Valchiria {{NDR|Opera di [[Richard Wagner]]}} fa scender qualche lagrima anche al centesimo ascolto. (citato in ''Corriere della Sera'', 5 ottobre 2008)