Manlio Sgalambro: differenze tra le versioni

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*La teologia naturale, in quanto "disposizione naturale", appartiene cioè alla cieca spontaneità, alla bruta natura umana. Ma nello stesso tempo sta a ricordare che qui non v'è che il più infimo essente. La stessa cosa implica la cieca formalità del sillogismo disgiuntivo che, se vogliamo dire le cose come stanno, ci conduce ottusamente a concepire l'oltraggiosa idea di Dio. Con questa empietà comincia e finisce la teologia naturale.
 
{{NDR|Manlio Sgalambro, ''Trattato dell'empietà'', Adelphi, 1987.}}
 
*La 'reductio' di tutte le cose in Dio la conosciamo con un altro nome. In chi muore si rivela ''eo ipso''la forza infera o, mettiamola così, la cara, vecchia essenza del mondo.
 
{{NDR|Manlio Sgalambro, ''Trattato dell'empietà'', Adelphi, 1987.}}
 
*Il proprio destino conoscitivo (non la 'lettera sull'argomento') conduce lontano. Porsi una domanda e leggere un libro - che vi può essere di più sciocco?
 
{{NDR|Manlio Sgalambro, ''Trattato dell'empietà'', Adelphi, 1987.}}