Dan Simmons: differenze tra le versioni

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{{NDR|Dan Simmons, ''La mia carriera di scrittore'', in ''Hyperion. La caduta di Hyperion'', A. Mondadori, Milano, 1997. ISBN 8804425040}}
 
==''Canti di Hyperion''==
===''Hyperion''===
===''[[Incipit]]''===
Nella loggia della sua astronave color ebano, il Console dell'Egemonia suonava, su uno Steinway antico ma ben conservato, il Preludio di Do diesis minore di Rachmaninoff; in basso, fra le paludi, enormi creature verdi simili a sauri si agitavano e mugghiavano. A nord s'addensava un temporale: nuvoloni d'un nero livido facevano da sfondo a una foresta di gimnosperme giganti; stratocumuli torreggiavano a nove chilometri d'altezza nel cielo violento. Più vicino alla nave, vaghe sagome a forma di rettile urtavano di tanto in tanto il campo d'interdizione, mandavano un grido e s'allontanvano rumorosamente nella nebbia color indaco. Il Console si concentrò su un difficile passggio del Preludio, senza badare al temporale e alla notte in arrivo.
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* Mark Twain, nel suo modo familiare, espresse questa opinione: "la differenza fra la parola giusta e la parola ''quasi'' giusta è la differenza tra il fulmine e la lucciola". Una definizione azzeccata, ma incompleta. Durante quei lunghi mesi in cui su Porta del Paradiso iniziai i ''Canti'' scoprii che la differenza fra trovare la parola giusta e accettare la parola quasi giusta era la differenza fra l'essere colpito da un fulmine e assistere semplicemente alla sua caduta.
 
{{NDR|Dan Simmons, ''Hyperion'', Oscar Mondadori}}
 
 
===''La caduta di Hyperion''===
===''La caduta di Hyperion''===
===''[[Incipit]]''===
Nel giorno in cui la flotta di astronavi partì per la guerra, nell'ultimo giorno della vita così come noi la conosciamo, fui invitato ad un party. C'erano party dappertutto, quella sera, su più di centocinquanta mondi della Rete, ma il mio era l'unico che contasse. Per mezzo della sfera dati comunicai che accettavo l'invito, controllai che il mio migliore abito da sera fosse pulito, me la presi comoda a farmi il bagno e la barba, mi vestii con cura meticolosa e all'ora fissata adoperai il diskey usa-e-getta contenuto nel chip d'invito, per teleportarmi da Esperance a Tau Ceti Centro. In quell'emisfero di TC² era tardo pomeriggio. Una luce bassa e intensa illuminava le alture e le valli del Parco dei Cervi, le torri grigie del complesso amministrativo più a sud, i salici piangenti e le splendide pirofelci lungo le rive del fiume Teti, i bianchi colonnati della stessa Casa del Governo. Gli ospiti arrivavano a migliaia, ma il personale del servizio di sicurezza accoglieva ciascuno di noi, confrontava con gli schemi DNA i codici d'invito e indicava con un gesto cortese come raggiungere bar e buffet. "Signor Joseph Severn" confermò la guida, in tono educato. "Sì" mentii. Severn era il mio nome, allora, ma non la mia identità.
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===Citazioni===
*"Fiori" mormorò Keats poco dopo, appena Hunt accese la lampada sul cassettone. Teneva gli occhi spalancati e fissava il soffitto, con un'espressione di pura meraviglia infantile. Hunt lanciò un'occhiata in alto e vide le sbiadite rose gialle dipinte in riquadri azzurri sul soffitto. "Fiori... sopra di me" mormorò Keats, fra gli sforzi di respirare. Hunt, fermo alla finestra, fissava le ombre al di là della Scalinata Spagnola, quando il respiro rauco e penoso vacillò, si bloccò, e Keats ansimò: "Severn... alzami! Muoio". Hunt si sedette sul letto, sollevò il poeta. Il calore fluì dal piccolo corpo che pareva pesare niente, come se la reale sostanza dell'uomo fosse stata bruciata via. "Non spaventarti. Fatti forza. E ringrazia Dio che sia giunta!" ansimò Keats. E il terribile respiro rauco cessò. Hunt aiutò Keats a distendersi in posizione più comoda, mentre il respiro tornava a un ritmo normale. Cambiò l'acqua nel catino, inumidì uno straccio pulito e tornò al letto, solo per trovare Keats morto.
 
{{NDR|Dan Simmons, ''La caduta di Hyperion'', Oscar Mondadori}}
 
==Bibliografia==
*Dan Simmons, ''Hyperion. La caduta di Hyperion'', A. Mondadori, Milano, 1997. ISBN 8804425040
{{NDR|*Dan Simmons, ''Hyperion'', Oscar Mondadori}}.
 
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