Robert M. Pirsig: differenze tra le versioni

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==''Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta''==
*Se fai le vacanze in motocicletta le cose assumono un aspetto completamente diverso. In macchina sei sempre in abitacolo; ci sei abituato e non ti rendi conto che tutto quello che vedi da quel finestrino non è che una dose supplementare di TV. Sei un osservatore passivo e il paesaggio ti scorre accanto noiossissimo dentro una cornice. <br /> In moto la cornice non c'è più. Hai un contatto completo con ogni cosa. Non sei uno spettatore, sei ''nella'' scena, e la sensazione di presenza è travolgente. È incredibile quel cemento che sibila a dieci centimetri dal tuo piede, lo stesso su cui cammini, ed è proprio lì, così sfuocato eppure così vicino che col piede puoi toccarlo quando vuoi – un'esperienza che non si allontana mai dalla coscienza immediata. (pag. 14-15)
 
*Bisogna diventare vecchi per cose del genere. (p.14)
*Se fai le vacanze in motocicletta le cose assumono un aspetto completamente diverso. In macchina sei sempre in abitacolo; ci sei abituato e non ti rendi conto che tutto quello che vedi da quel finestrino non è che una dose supplementare di TV. Sei un osservatore passivo e il paesaggio ti scorre accanto noiossissimo dentro una cornice. <br /> In moto la cornice non c'è più. Hai un contatto completo con ogni cosa. Non sei uno spettatore, sei ''nella'' scena, e la sensazione di presenza è travolgente. È incredibile quel cemento che sibila a dieci centimetri dal tuo piede, lo stesso su cui cammini, ed è proprio lì, così sfuocato eppure così vicino che col piede puoi toccarlo quando vuoi – un'esperienza che non si allontana mai dalla coscienza immediata. (pag. 14-15)
*Il Buddha, il Divino, dimora nel ircuito di un calcolatore o negli ingranaggi del cambio di una moto con lo stesso agio che in cima a una montagna o nei petali di un fiore. (p. 28)
*Le strade migliori non collegano mai niente con nient'altro e c'è sempre un'altra strada che ti ci porta più in fretta. (p.16)
*Con questo Chautauqua non mi propongo di aprire qualche nuovo canale di coscienza, ma semplicemente di scavare più a fondo in quelli vecchi, ormai ostruiti dalle macerie di pensieri divenuti stantii e di ovvietà troppo spesso ripetute. L'eterno "Che c'è di nuovo?" allarga gli orizzonti, ma se diventa l'unica domanda rischia di produrre solo i detriti che causeranno l'ostruzione di domani. Mi piacerebbe, invece, interessarmi alla domanda "Che c’è di meglio?", che scava in profondità invece che in ampiezza. (p.18)
*Nella storia dell’umanità ci sono state epoche in cui i canali di pensiero avevano un corso talmente determinato che nessun cambiamento era possibile; non succedeva mai niente di nuovo, e il 'meglio' era una questione di dogma, ma non è il nostro caso. Adesso sembra che il torrente della nostra coscienza comune stia straripando, perdendo la sua direzione e il suo scopo centrale, senza altro scopo se non quello del rovinoso compimento del suo impulso interiore. (p.18)
*Si rimuove sempre la rabbia momentanea verso qualcosa che si odia a fondo. (p.25)
*La fretta è di per sé un atteggiamento velenoso da ventesimo secolo, che tradisce indifferenza e impazienza. (p.38)
*Le parole di consolazione vanno meglio per gli estranei, per gli ospiti, non per la tua gente. Non sono che cerotti emotivi. (p.71)
*C’è un’estetica classica così sottile che spesso ai romantici sfugge. Lo stile classico è diretto, disadorno, non-emotivo, economico e accuratamente proporzionato. Il suo scopo non è quello di ispirare emozioni, ma di creare l’ordine dal caos e svelare l’ignoto. Esteticamente non è né libero né naturale, ma contenuto. Tutto è sotto controllo. Il suo valore si misura in base alla continuità di questo controllo. (p.76)
*Noi prendiamo una manciata di sabbia dal panorama infinito delle percezioni e la chiamiamo mondo. (p.85)
*All’intelligenza classica interessano i principi che determinano la separazione e l’interrelazione dei mucchi. L’intelligenza romantica si rivolge alla manciata di sabbia ancora intatta. Sono entrambi modi validi di considerare il mondo, ma sono inconciliabili. (p.85)
*É un fantasma che si riveste del nome di ‘razionalità’, ma le sue sembianze sono quelle della confusione e dell’insensatezza, un fantasma che fa sembrare un po’ folli le più normali azioni quotidiane perché ciascuna di esse non ha nulla a che vedere con tutto il resto. (p.87)
*Si vive più a lungo per poter vivere più a lungo. Senza altro scopo. Questo dice il fantasma. (p.87)
*Voleva liberarsi della sua propria immagine, perché il fantasma era ciò che lui era, e Fedro voleva essere libero dai vincoli della sua stessa identità. (p.91)
*Il vero scopo del metodo scientifico è quello di accertare che la natura non ti abbia indotto a credere di sapere quello che non sai. (p.111)
*La vera Università non ha un'ubicazione specifica. Non ha possedimenti, non paga stipendi e non riceve contributi materiali. La vera Università è una condizione mentale. È quella grande eredità del pensiero tradizionale che ci è tramandata attraverso i secoli e che non esiste in nessun luogo specifico; viene rinnovata attraverso i secoli da un corpo di adepti tradizionalmente insigniti del titolo di professori, ma nemmeno questo titolo fa parte della vera Università. Essa è il corpo della ragione stessa che si perpetua.<br/>Oltre a questa condizione mentale, la "ragione", c'è un'entita legale che disgraziatamente porta lo stesso nome ma è tutt'altra cosa. Si tratta di una società che non ha scopi di lucro, di un ente statale con un indirizzo specifico che ha dei possedimenti, paga stipendi, riceve contributi materiali e di conseguenza può subire pressioni dall'esterno. Ma questa Università, l'ente legale, non può insegnare, non produce sapere e non vaglia idee. È solo un edificio, la sede della chiesa, il luogo in cui sono state create le condizioni favorevoli a che la chiesa potesse esistere. (pag. 149 – 150)
 
*Credo che se vogliamo cambiare il mondo per viverci meglio non ci convenga discutere di rapporti di natura politica, inevitabilmente dualistici e pieni di soggetti e oggetti, né dei loro rapporti reciproci; e nemmeno adottare programmi pieni di cose che gli altri devono fare. Questo tipo di approccio, secondo me, parte dalla fine scambiandola per l'inizio. I programmi di natura politica sono importanti prodotti finali della Qualità sociale, ma sono efficaci solo se è valida la struttura soggiacente dei valori sociali. I valori sociali sono giusti soltanto se sono giusti quelli individuali. Il posto per migliorare il mondo è innanzitutto nel proprio cuore, nella propria testa e nelle proprie mani; è da qui che si può partire verso l'esterno. Altri possono parlare di come ampliare il destino dell'umanità. Io voglio soltanto parlare di come si aggiusta una motocicletta. Credo che quel che ho da dire io abbia un valore più duraturo. (pag. 287)
 
*Certe volte penso che l'idea che la mente di una persona sia accessibile a quella di un'altra è soltanto una finzione verbale, un modo di dire, un'ipotesi che fa sembrare plausibile una specie di scambio tra creature fondamentalmente estranee, quando invece il rapporto tra due persone è, in ultima analisi, insondabile. (pag. 289)
 
*Qualsiasi lavoro tu faccia, se trasformi in arte ciò che stai facendo, con ogni probabilità scoprirai di essere divenuto per gli altri una persona interessante e non un oggetto. Questo perché le tue decisioni, fatte tenendo conto della Qualità, cambiano anche te. Meglio: non solo cambiano anche te e il lavoro, ma cambiano anche gli altri, perché la Qualità è come un'onda. Quel lavoro di Qualità che pensavi nessuno avrebbe notato viene notato eccome, e chi lo vede si sente un pochino meglio: probabilmente trasferirà negli altri questa sua sensazione e in questo modo la Qualità continuerà a diffondersi. (pag. 341)