Pietro Abelardo: differenze tra le versioni

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[[Immagine:Heloïse et d'Abélard.jpg|thumb|180px|right|Abaelardus et Heloïse]]
'''Pietro Abelardo''' (1079 – 1142), filosofo francese.
 
*Bisogna prendere speciali precauzioni contro la malattia dello [[scrittura|scrivere]], perché è un male pericoloso e contagioso. (da ''Lettere a Eloisa'')
*Il porsi costantemente dei [[Problema|problemi]] sta alla base della saggezza. Poiché attraverso il dubbio siamo portati all'indagine, e attraverso l'indagine arriviamo alla veità. (da ''Sic et non''; citato in [[William Boyd]], ''Storia dell'educazione occidentale'', ''The History of western education'', a cura di Trieste Valdi, traduzione di Luciana Picone e Trieste Valdi, Armando Armando Editore, Roma 1966)
*Se riportiamo alcune [[Citazione|citazioni]] di più scrittori, esse porteranno il lettore a ricercare la verità giudicando egli stesso circa l'auterevolezza di ciascun autore. (''ibidem'')
 
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*C'è una stessa realtà nei singoli individui che si distinguerebbero fra loro solo per la diversità degli accidenti… per cui, per esempio, nei diversi uomini la sostanza è uguale e solo una diversità di forme fa sì che uno sia Socrate e un altro Platone... allora la stessa sostanza di animale si troverà sia negli animali razionali che in quelli irrazionali e dunque nella stessa sostanza sussisterebbero attributi contrari i quali, trovandosi nella stessa identica realtà, non sarebbero più contrari.
*Ciò che conta è la non differenza fra due esseri in senso positivo: se due uomini non differiscono fra loro perché entrambi non sono una pietra, in che cosa non differiscono se hanno la stessa natura?
*Come certi nomi sono dai grammatici detti comuni e altri propri, così dai dialettici certi termini sono detti universali e altri singolari; l'universale è un vocabolo capace di essere predicato singolarmente di molti, come per esempio, il termine uomo si può unire a tutti gli uomini mentre singolare è il nome predicato di uno solo, per esempio Socrate. Dicendo che Socrate è uomo, Platone è uomo, Aristotele è uomo, uso una parola, uomo, predicato di molti individui: uomo è dunque una parola universale. Quando diciamo che questo o quell'individuo conviene nello stato di uomo... diciamo che è un uomo sebbene lo stato di uomo non sia una cosa, una realtà, ma è la causa comune per cui ai singoli viene dato il nome uomo.
*Composi il trattato ''De unitate et trinitate divina'' per i miei studenti che […] chiedevano ragioni adatte a soddisfare l'intelligenza [...] non si può credere a una affermazione senza averla capita ed è ridicolo predicare agli altri quel che né noi né gli altri comprendono.
*I credenti scambiano con la ragione ogni cosa inculcatagli, e da ciò consegue la loro superbia e intolleranza nei confronti dei non credenti.
*Il vizio dell'anima non si identifica col [[peccato (religione)|peccato]]; per esempio, l'iracondia è un vizio che spinge la mente a compiere cose che non si devono fare, alla lussuria sono inclini per complessione fisica molte persone che però non per questo peccano: il vizio dell'animo ci inclina ad ''acconsentire'' a cose illecite e peccato deve intendersi solo il fatto dell'acconsentire. Come non si possono eliminare le inclinazioni, perché fanno parte della natura umana, così non si può chiamare peccato la volontà o il desiderio di fare quel che è illecito, ma il peccato è il consenso dato alla volontà e al desiderio.
*In ogni insegnamento orale o scritto sorgono delle controversie, e in ogni discussione la verità assodata dalla ragione è più ferma di quella indicata dall'autorità.
*Non è quindi peccato desiderare una donna, ma assecondare la concupiscenza; non si deve condannare il [[desiderio]] dell'unione carnale, ma l'assenso dato a questo desiderio.
*Quando ascolto la parola uomo mi sorge nell'animo un modello ''comune'' a tutti gli uomini ma ''proprio'' di nessuno; quando ascolto la parola Socrate mi sorge un'immagine che esprime una ''particolare'' persona… come si può dipingere una figura comune, si può concepire una figura comune: l'universale è questa immagine comune, l'immagine di una cosa concepita come comune.
 
==[[Incipit]] di ''Storia delle mie disgrazie''==
Spesso gli esempi altrui sono più utili a mitigare o a suscitare i sentimenti umani: perciò dopo alcune parole di consolazione che ho provato a dirti quando eri presente, ho deciso di scriverti, ora che sei lontano, per descriverti l'esperienza delle mie disgrazie, affinché tu possa renderti conto che in confronto alle mie le tue sono poca cosa o quasi inesistenti, e così le possa sopportare con più pazienza.
 
== Bibliografia ==
*Pietro Abelardo, ''Storia delle mie disgrazie'' (''Historia calamitatum mearum''), traduzione di Gabriella d'Anna, Newton & Compton.
 
== Altri progetti==
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[[Categoria:Filosofi francesi|Abelardo, Pietro]]