Marche: differenze tra le versioni

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*Così benedetta da [[Dio]] di bellezza, di varietà, di libertà, tra questo digradare di monti che difendono, tra questo distendersi di mari che abbracciano, tra questo sorgere di colli che salutano, tra questa apertura di valli che sorridono... {{NDR|dal discorso tenuto da [[Giosuè Carducci]] a [[Recanati]] il 29 giugno 1898 in occasione del 1° centenario della nascita di [[Giacomo Leopardi]]}}<ref name="Bertini-6">Franco Bertini (a cura di). ''Storia delle Marche'''. Poligrafici editoriale, Bologna, 1995. pag. 6</ref>
 
*Le Marche hanno la fortuna di sembrare inesistenti. Cioè di non sembrare. Non le conosce nessuno, a cominciare dai marchigiani. A [[Milano]] si crede che stiano ai confini dell'[[Africa]], a [[Palermo]] le si immagina dalle parti della [[Svizzera]]. Non sono una regione, semmai quattro province. E non sono nemmeno quattro provincie: semmai duecentocinquantasei torri comunali. Hanno una capitale? Certo: [[Ancona]]. Ma andate a chiederlo agli ascolani, ai maceratesi, ai pesaresi. Risponderanno; "Ancona capitale? E dove sta scritto?". Ogni tanto i tecnici della programmazione si mettono in testa di dividere le Marche in zone omogenee. Allora prendono una cartina e tracciano una linea: Nord e Sud. Ma non basta, ce ne vuole un'altra: Est e Ovest. Inutile, è appena l'inizio. Occorrono nuove linee, in qua, in là, sopra, sotto. Dopo un po' la cartina somiglia alla tela di un ragno impazzito. Di veramente omogeneo, nelle Marche, non c'è quasi niente. Forse soltanto il nome, che però, essendo al plurale, già allude al molteplice. (Giancarlo Liuti)<ref> ''Storia delle Marche'' (1995) op. cit. pag. 12</ref>
 
== Proverbi ==