Franco Fortini: differenze tra le versioni

*''E presto ciò che avremo<br> | Tanto amato dovremo abbandonare''.

*''Mordere l'aria mordere i sassi<br> | La nostra carne non è più d'uomini<br> | Mordere l'aria mordere i sassi<br> | Il nostro cuore non è più d'uomini.<br> | Ma noi s'è letta negli occhi dei morti<br> | E sulla terra faremo libertà<br> | Ma l'hanno stretta i pugni dei morti<br> | La giustizia che si farà''.

*''Era il tempo che si stava <br>| insieme senza sapere.<br> | Ora che conosciamo<br> | non s'ha tempo di rimanere''.

*''Appare<br> | al passo delle nuvole<br> | l'ombra che inquieta i trent'anni.<br> |Oscura le mie cupole<br> | le piazze disabitate.<br> | Come fa sera presto. Hai dormito,<br> | mi dico, hai dormito per tutta l'estate.<br> | Presto verrà il primo freddo''.

*''Scrivi che i veri uomini amici<br> | parlano oltre i tuoi giorni che presto<br> | saranno disfatti. E già li attendi. E questo<br> | solo ancora è il tuo onore''.

*''Non abbiamo saputo che cosa fare per noi<br> | della verde vita e dei fiori amorosi.<br> | Per questo la scure è alla radice dei cuori<br><br> || e come stecchi che si divilincolano saremo arsi''.

*''È vero che sono stanco:<br> | questo scendere scale e salire<br> | deride, finché uccide, gli stanchi.<br> | Avere negli occhi pomeriggi interi<br> | soli agri, irrazionali realtà!<br> | Se nemmeno l'augurio mi dà gioia<br> | allora sparire diviene necessario''.

*''Una volta sperare era sperare<br> | aria d'amore o d'ozio o di campagna<br> | o d'infanzia risorta o un pianto o un mare<br> | dove spunti una vela, una montagna<br> | bruna per la distanza, una città<br>diove |dove perdersi in pace. Piano, un passo<br> | dopo l'altro, è mutata, spenti i simboli<br> | ridicoli, quei miti blandi limbi.<br> | E la speranza ora è convulso passo<br> | di bestia, entro di noi, che viene e va''.

*''Da tanto tempo abbiamo voluto piangere,<br> | ma di pietà e di gioia, per le fronti avvenire.<br> | Ora sappiamo che tutto nostro è il tempo,<br> | ora noi stessi siamo i nostri figli,<br><br> || dove in te, vento, penetriamo noi ultimi''.

*''A [[San Pietroburgo|Leningrado]], vicino alla Nievà,<br> | una sera di pioggia si baciavano una donna e un marinaio.<br> | Mi tornano in mente quei due<br> | quando condanno questa stanza, dove lavoro e invecchio''.

*''Tre scrittori francesi domandavano<br> | la via di Auschwitz<br> | a un comunista ucraino morto a colpi<br> | di leninismo nelle costole. Era<br> | difficilissimo, vivere. Noi,<br> | per fortuna, avevamo una villetta<br> | a Cavi di Lavagna; ed i decenni<br> | passano in fretta''.

*''Avessi studiato da giovane.<br> | Non sapessi la verità.

*''E di vista<br> | ti perdi<br>come dopo il sorpasso<br> | l'altro nel retrovisore''.

*Per Pasolini<br><br>''Ormai se ti dico buongiorno ho paura dell'eco,<br> | tu, disperato teatro, sontuosa rovina.<br><br> || Eppure t'aveva lasciata, il mio verso, una spina.<br> | Ma va' senza ritorno, perfetto e cieco''.

*''Non imiterò che me stesso, Pasolini.<br> | Più morta di un inno sacro<br> | la sublime lingua borghese è la mia lingua.<br> | Non conoscerò che me stesso. La mia prigione<br> | vede più della tua libertà''.

[Contr'uno]<br>''E vivi, vivi<br>nellavivinella tua faccia!<br> | (Fino alle rive<br> | del lago dove<br> | neri stanno<br> | fissi nove<br> | cani d'ira<br> | cani che sanno'')

*''C'era a quei tempi, ricordi,<br> | nel Comitato Centrale<br> | [[Mario Alicata]].<br> | Falsa faccia di vera tragedia<br> | odiava molto,<br> | molto ammoniva o con aria severa<br> | minacciava.<br> | La Causa<br> | è stata con lui generosa:<br> | dice di rispettarne la memoria''. (p. 48)

*''Meglio non esser noto <br />| meglio com'eri ieri <br />| nuovo devoto al vuoto<br> | - [[Ottiero Ottieri|Ottieri]]''. (p. 111)

*[Per [[Giacomo Noventa|Noventa]] ]<br>''Più d'ogni tua parola a me maestro,<br> | per disperato orgoglio a falsi òmeni,<br> | vecchio, fingevi d'arrenderti. Io<br> | ero lontano da te, coi tuoi versi''. (p.117)

*[Su di una foto]<br>

''Ma tu continua a consumarlo, il dorso della mano,<br> | a consumarlo con le dita,<br> | [[Andrea Zanzotto|Zanzotto]] amico,<br> | tu che non chiedi pietà, non è vero?<br> | tu che vuoi verità a costo di non essere''. (p. 127)

*''Tra prìncipi e princìpi incerti e vani<br> | vano passa [[Giorgio Bassani|Bassani]]''. (p. 59)

*''Non è dolore, non è ira o noia<br> | ma un rancore nel fondo della testa<br> | che ora sembra noia ora dolore''.

*''[[Scherno]] è lo schernire,<br> | morte il morire, degno d'ira l'ira,<br> | e il solo mutamento è questo verso<br> | che va e viene, ripete, in sé diverso<br> | ed eguale, monotono, cadenze<br> | immotivate, grigie danze, assenze<br> | secolari ma rode di pietà<br> | la pietra della morta realtà''.

*''La natura<br> | per imitare le battaglie è troppo debole. La poesia<br> | non muta nulla. Nulla è sicuro, ma scrivi''.

*''Era la guerra, la notte tremavano<br> | nelle credenze i cristalli al ronzio<br> | delle ondate da ovest ad oriente<br> | o a sud, verso l'Italia. Chi ero io<br> | e tu chi eri? Cominciò così''.

*''Noi dal sogno usciremo per esistere<br> | in una sola verità''.

*''Devi saperlo, è un vivace [[saluto]] l'addio.<br> | Il ramo, che morì, lo sa''.

*''Una volta mi chiedevi che cosa avevo<br> | e non ti rispondevo.<br> | Ma è divenuto molto difficile<br> | parlare delle ultime cose, madre mia''.

*A [[Vittorio Sereni]]<br><br>''Come ci siamo allontanati.<br> | Che cosa tetra e bella.<br> | Una volta mi dicesti che ero un destino.<br> | Ma siamo due destini.<br> | Uno condanna l'altro.<br> | Uno giustifica l'altro.<br> | Ma chi sarà a condannare<br> | o a giustificare<br> | noi due?''