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'''Ettore Romagnoli''' (1871-1938), scrittore e traduttore di testi classici.
 
==''Introduzione a Le Commedie di Aristofane''==
Parecchi autori antichi hanno tramandato il ricordo di alcuni istrioni che sollazzavano il popolino in ogni parte del mondo greco. Essi erano distinti con nome diverso nelle diverse regioni: ''deikelistá (mimi) in Laconia; ''sophistái'' (virtuosi) ed ''autokábdaloi'' (improvvisatori o buffi) un po' dappertutto; ''phlyakes (burloni) specialmente in Italia; ''ethelonidi'' (dilettanti) in Tebe.<br>Tanto lusso di nomi non ci deve trarre in inganno. Uno era il genere, una l'arte di questi istrioini. Essi vagabondavano, specialmente per villaggi e borghi (''en kómais''), come ne rimase vivo il ricordo nella tradizione e nel nome stesso di commedia. Sollazzavano il grosso pubblico con lazzi più che altro e buffonaggini, come si raccoglie già dal semplice significato di alcuni dei loro nomi, e anche con scenette realistiche e mimiche. Imitavano, per esempio, un cerretano che spacciava ai gonzi i suoi miracolosi specifici, dei ladri di frutta, un atleta tutto goffaggine e millanteria. (Ettore Romagnoli, introduzione a: [[Aristofane]], traduzione con introduzione e note di Ettore Romagnoli, Casa Editrice Bietti, Milano 1933)
===[[Incipit]]===
Parecchi autori antichi hanno tramandato il ricordo di alcuni istrioni che sollazzavano il popolino in ogni parte del mondo greco. Essi erano distinti con nome diverso nelle diverse regioni: ''deikelistá (mimi) in Laconia; ''sophistái'' (virtuosi) ed ''autokábdaloi'' (improvvisatori o buffi) un po' dappertutto; ''phlyakes (burloni) specialmente in Italia; ''ethelonidi'' (dilettanti) in Tebe.<br>Tanto lusso di nomi non ci deve trarre in inganno. Uno era il genere, una l'arte di questi istrioini. Essi vagabondavano, specialmente per villaggi e borghi (''en kómais''), come ne rimase vivo il ricordo nella tradizione e nel nome stesso di commedia. Sollazzavano il grosso pubblico con lazzi più che altro e buffonaggini, come si raccoglie già dal semplice significato di alcuni dei loro nomi, e anche con scenette realistiche e mimiche. Imitavano, per esempio, un cerretano che spacciava ai gonzi i suoi miracolosi specifici, dei ladri di frutta, un atleta tutto goffaggine e millanteria. (Ettore Romagnoli, introduzione a: [[Aristofane]], traduzione con introduzione e note di Ettore Romagnoli, Casa Editrice Bietti, Milano 1933)
===Citazioni===
*Disseminata e fissata a mano a mano, con incroci ed influssi reciproci che sarebbe folle e vano voler determinare per tutto il mondo greco, questa caratteristica farsa mimica coniò ben presto certi tipi, certe situazioni, certi motivi comici caratteristici e divertenti, se non sempre fini ed artistici. Il popolino greco ne andò pazzo, come il napoletano per la commedia di Pulcinella. (p. 12)
*Fra i tipi più interessanti che animarono quella originaria commedia dell'arte, va ricordato il cerretano, di cui abbiamo già fatto cenno. Un vero Dulcamara. Arrivava da lontano a corbellar la fiera; e i gonzi a sentire la sua pronuncia esotica andavano in estasi:<br>''Se vien un medico<br>paesano, e dice: «A quel malato<br>dategli una scodella di tisana»,<br>lo disprezziamo. Ma se lo sentiamo<br>dir «scotella» e «disana», rimaniamo<br>a bocca aperta. E così via. Se dice «bietola», e chi gli bada? Dice «pieta»?<br>Siamo tutt'orecchi! Come se non fossero<br>bietola e pieta, zuppa e pan bagnato!''<br>Questo frammento appartiene alla ''Mandragola'' d'Alesside (142, [[Charles Paul Kock|KOCK]]), dalla quale, non sapremmo per qual tramite, deve pure aver derivata qualche cosa il capolavoro del [[Niccolò Machiavelli|Machiavelli]]. {{NDR|Il Kock ricorda anche la ''Giulietta'' di [[William Shakespeare|Shakespeare]]}}. Anche in essa, infatti, si trattava di una donna fatturata con la mandragola; e chi compieva l'operazione poté ben essere un antenato di Callimaco. (p. 13)
*Frequente e apprezzata era anche la scena della visita. La visita è spediente assai ovvio per far trovare insieme con naturalezza due persone il cui incontro sia richiesto dall'azione drammatica. Però essa spessegia in tutto il teatro comico popolare antico {{NDR|Plauto e Terenzio}}, non meno che nella commedia dell'arte e nella tuttora viva farsa napoletana.Al repertorio comune attinse dunque Aristofane, sfoggiando, nei suoi drammi, tanto lusso di visite. {{NDR|Diceopoli fa una visita ad [[Euripide]] (''Acaranesi''), Lesina a [[Socrate]] (''Nuvole''), Trigeo ad Ermete (''Pace''), Gabbacompagna e Sperabono al Bubbola (''Uccelli''), Mnesiloco ed Euripide ad Agatone (''Le Donne alla festa di Dèmetra''), Diòniso e Rosso ad Eracle (''Rane'') }}.
 
==Bibliografia==
*Ettore Romagnoli, ''Introduzione'' a: [[Aristofane]], Le Commedie, traduzione con introduzione e note di Ettore Romagnoli, Casa Editrice Bietti, Milano 1933)
 
==Altri progetti==
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[[Categoria:Scrittori italiani|Romagnoli, Ettore]]