Vasco Pratolini: differenze tra le versioni

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*Ci si domanda come riempie la giornata la gente che vive senza aver bisogno di lavorare, e ci si risponde che, al solito, è questione di [[denaro]].
*I morti che ci hanno fatto del bene, si ricompensano guardando in faccia i vivi.
*Il [[pane]] del povero è duro, e non è giusto dire che dove cè poca roba c'è poco pensiero. Al contrario. Stare a questo [[mondo]] è una fatica, soprattutto saperci stare.
*La nostra [[fortuna]] con le [[donna|donne]] è subordinata al nostro successo di esordienti che ci persuade di essere nati, almeno sotto questo punto di vista, fortunati. E di cui le [[donna|donne]] subiscono il richiamo: è come ne portassimo addosso diciamo l'odore.
*Quando ci vogliamo spiegare certe circostanze, decisive per la nostra vita, ci si risponde che è [[destino]], che è successo non sappiamo come.
*Metello diventò vero italiano e vero uomo: prima ancora di essere elencato nei registri del comune, si trovò registrato negli elenchi della polizia.
*…[[Napoli]] fu per Metello il Rettifilo, via Toledo, piazza Plebiscito, e via Sergente Maggiore, via dei Fiorentini, quando gli sembrava di non aver altro da fare e si voleva prendere una distrazione. Non soltanto la mancanza di denaro, ma la divisa un poco lo umiliava; e dové adattarsi a quelle domestiche della Villa comunale, seppure non erano, per lui che aveva avuto Viola, proprio il suo tipo. Col tempo ''fece ghega'' insieme a un livornese, uno di Cascina, un fiorentino di Porta Romana: Mascherini, che negli anni dipoi non seppe mai dove fosse finito. Leoni, quello di Cascina, riceveva denaro, suo [[padre]] era mobiliere, ed egli era tirato ma finiva per offrire. Fu un sodalizio che durò a lungo: si frequentarono le bettole di Forcella, del Vasto e del Pendino, rioni che chiamano sezioni, come chi dicesse Sezione San Niccolò o Madonnone. Ebbero a che fare con la gente, per quei vicoli traversi o tutti in salita, dove la [[miseria]] e la spocizia erano pari all'animazione che vi si trovava. Entrarono, piuttosto che in via Sergente Maggiore, in alcuni ''bassi'', dietro una sottana: ragazze tutte more di capelli, dai volti appassiti e i grossi seni. I bambini giocavano al di là della tenda. Non ci si toglieva nemmeno le mollettiere. Poi magari si restava a cena con tutta la famiglia, si diventava amici, ci tenevano in conto di figlioli: era gente come noi, come il livornese che non viveva meglio dietro la Darsena, come Mascherini che aveva il babbo fiaccherajo. E un po' ci si vergognava. Si vuotavano le tasche dell'ultimo soldino, come per farci perdonare. Cose trapassate nella [[memoria]], viste e vissute da dentro la campana…
 
{{NDR|Vasco Pratolini, ''Metello'', Oscar Mondadori, 1966.}}