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*Essere di sinistra è, come essere di destra, uno degli infiniti modi che l'uomo può scegliere per essere un imbecille: entrambi in effetti sono forme della emiplegia morale. (''Prologo per i francesi'', IV, p. 31)
==''Minima moralia''==
===Parte prima - 1944===
*Con la [[famiglia]] – perdurando il sistema – è scomparso non solo l'organo più efficiente della [[borghesia]], ma la resistenza che, se opprimeva l'individuo, d'altro canto lo rafforzava, o addirittura lo produceva. La fine della famiglia paralizza le controforze. L'ordine collettivistico nascente è una tragica parodia di quello senza classi: e col borghese liquida l'utopia che si nutriva dell'amore della madre. (§ 2, ''La panchina sull'erba'')
*Da ogni spettacolo [[Cinema|cinematografico]], m'accorgo di ritornare, nonostante ogni vigilanza, più stupido e più cattivo. (§ 5, ''Signor dottore, è molto bello da parte vostra'')
*La tecnicizzazione – almeno per ora – rende le mosse brutali e precise, e così anche gli uomini. Elimina dai gesti ogni esitazione, ogni prudenza, ogni garbo. Li sottopone alle esigenze spietate, vorrei dire astoriche delle cose. [...] Nei movimenti che le macchine esigono da coloro che le adoperano c'è già tutta la violenza, la brutalità, la continuità a scatti dei misfatti fascisti. Tra le cause del deperimento dell'esperienza c'è, non ultimo, il fatto che le cose, sottoposte alla legge della loro pura funzionalità, assumono una forma che riduce il contatto con esse alla pura manipolazione, senza tollerare quel ''surplus'' – sia in libertà del contegno che in indipendenza della cosa – che sopravvive come nocciolo dell'esperienza perché non è consumato dall'istante dell'azione. (§ 19, ''Non bussare'')
*Quando il [[tempo]] è [[denaro]], sembra morale risparmiare tempo, soprattutto il proprio, e si legittima questa parsimonia col riguardo per l'altro. (§ 20, ''Pierino Porcospino'')
*La vera felicità del dono è tutta nell'[[immaginazione]] della felicità del destinatario: e ciò significa scegliere, impiegare tempo, uscire dai propri binari, pensare l'altro come un soggetto: il contrario della smemoratezza. (§ 21, ''Non si accettano cambi'')
*Nel migliore dei casi uno regala ciò che desidererebbe per sé, ma di qualità leggermente inferiore. (§ 21, ''Non si accettano cambi'')
*La decadenza del [[dono]] si esprime nella penosa invenzione degli articoli da regalo, che presuppongono già che non si sappia che cosa regalare, perché, in realtà, non si ha nessuna voglia di farlo. (§ 21, ''Non si accettano cambi'')
*L'accentuazione dell'elemento materiale di fronte allo spirito come menzogna dà origine ad una preoccupante affinità elettiva con l'economia politica di cui si conduce la critica immanente: un'affinità simile a quella tra polizia e bassifondi. Dacché è stata liquidata l'utopia ed è stata posta l'esigenza dell'unità di teoria e prassi, si è diventati troppo pratici. Il senso angoscioso dell'impotenza della teoria diventa un pretesto per consegnarsi all'onnipotente processo di produzione, e riconoscere così definitivamente l'impotenza della teoria. (§ 22, ''Il bagno col bambino dentro'')
*Nella [[psicoanalisi]] non c'è nient'altro di vero che le sue esagerazioni. (§ 29, ''Frutta nana'')
*Anche l'[[uomo]] più miserabile è in grado di scoprire le debolezze del più degno, anche il più stupido è in grado di scoprire gli errori del più [[Saggezza|saggio]]. (§ 29, ''Frutta nana'')
*Primo ed unico principio dell'etica [[Sessualità|sessuale]]: l'accusatore ha sempre torto. (§ 29, ''Frutta nana'')
*Non c'è correzione, per quanto marginale o insignificante, che non valga la pena di effettuare. Di cento correzioni, ognuna può sembrare meschina e pedante; insieme, possono determinare un nuovo livello del testo. (§ 31, ''Dietro lo specchio'')
*Se la filosofia della storia di [[Georg Wilhelm Friedrich Hegel|Hegel]] avesse compreso il nostro tempo, le [[V2 (Aggregat 4)|V2]] hitleriane avrebbero trovato il loro posto, accanto alla morte precoce di [[Alessandro Magno|Alessandro]] e ad altre immagini del genere, tra i fatti empirici scelti in cui si esprime immediatamente e simbolicamente lo stato dello spirito del mondo. Come il fascismo, le V2 sono lanciate e senza soggetto nello stesso tempo. Come il fascismo, uniscono la massima perfezione tecnica alla cecità assoluta. Come il fascismo, suscitano il massimo terrore e sono perfettamente vane. «Ho visto lo [[Napoleone Bonaparte|spirito del mondo]]», non a cavallo, ma alato e senza testa: e questo confuta, nello stesso tempo, la filosofia della storia di Hegel. (§ 33, ''Fuori tiro'')
*La logica della [[storia]] è distruttiva come gli uomini che produce: e dovunque tende la sua forza di gravità, riproduce l'equivalente del male passato. Normale è la morte. (§ 33, ''Fuori tiro'')
*L'esortazione alla ''happiness'', in cui il direttore di sanatorio, scienziato e uomo di mondo, concorda coi nervosi capipropaganda dell'industria dei divertimenti, fa pensare al padre furente che tuona contro i figlioletti perché non gli corrono incontro festosi per le scale quando torna di cattivo umore dall'ufficio. Appartiene al meccanismo dell'oppressione vietare la conoscenza del dolore che produce, e una via diretta conduce dal vangelo della gioia alla costruzione di [[Campo di sterminio|campi di sterminio]] in Polonia, abbastanza lontano perché ciascuno dei ''Volksgenossen'' possa persuadersi di non udire le grida. Questo è lo schema dell'intatta capacità di godere. Chi lo denuncia avrà, dallo psicoanalista, la conferma di essere afflitto da un [[Complesso di Edipo|complesso edipico]]. (§ 38, ''Invito alla danza'')
*Ogni [[psicologia]], a cominciare da quella di [[Protagora]], esaltando l'uomo con l'affermazione che egli è la misura di tutte le cose, ha fatto di lui, nello stesso tempo, l'oggetto, il materiale dell'analisi, e, una volta collocatolo tra le cose, lo ha assegnato alla loro nullità. (§ 39, ''L'io è l'es'')
 
===Parte seconda - 1945===
*All'inizio dell'[[Impero tedesco|imperialismo tedesco]] c'è il ''Crepuscolo degli dèi'' [[Richard Wagner|wagneriano]], l'entusiastica profezia del proprio tramonto: l'inizio della sua composizione coincide con la vittoriosa [[Guerra franco-prussiana|guerra del '70]]. Nello stesso spirito, due anni prima della seconda guerra mondiale, i tedeschi hanno assistito alla catastrofe del loro [[Zeppelin]] a Lakehurst, proiettata sui loro schermi. Tranquilla, imperterrita, la nave percorre la sua rotta, per precipitare d'improvviso a picco. Quando non c'è più via di scampo, diventa perfettamente indifferente, per l'impulso di distruzione, rivolgersi verso altri o verso il proprio soggetto: due cose tra cui, del resto, non ha mai fatto una netta distinzione. (§ 50, ''Dismisura per dismisura'')
*[...] lo sguardo lungo e contemplativo, a cui solo si dischiudono gli uomini e le cose, è sempre quello in cui l'impulso verso l'oggetto è spezzato, riflesso. La contemplazione senza violenza, da cui viene tutta la felicità della verità, impone all'osservatore di non incorporarsi l'oggetto: prossimità nella distanza. (§ 54, ''I masnadieri'')
*Nulla di più reazionario che contrapporre i dialetti popolari alla lingua scritta. Ozio, e perfino superbia e arroganza, hanno conferito alla lingua della classe superiore un carattere d'indipendenza e d'autodisciplina, che la mette in opposizione all'ambiente sociale in cui si è formata. Essa si rivolge contro i signori, che ne abusano per comandare, pretendendo di comandar loro a sua volta, e si rifiuta di servire ai loro interessi. Nella lingua degli oppressi, invece, resta solo l'espressione del dominio, che l'ha privata anche della giustizia che la parola autonoma, non deformata, promette a tutti coloro che sono abbastanza liberi per pronunciarla senza rancore. (§ 65, ''Stomaco vuoto'')
*Le atrocità sollevano un'indignazione minore, quanto più le vittime sono dissimili dai normali lettori, quanto più sono «more», «sudice», ''dago''<ref>Termine spregiativo con cui, nello slang americano, si indicano italiani, iberici e ibero-americani.</ref>. Questo fatto illumina le atrocità non meno che le reazioni degli spettatori. Forse lo schema sociale della percezione presso gli [[Antisemitismo|antisemiti]] è fatto in modo che essi non ''vedono'' gli ebrei come uomini. L'affermazione ricorrente che i selvaggi, i negri, i giapponesi, somigliano ad animali, o a scimmie, contiene già la chiave del ''[[pogrom]]''. Della cui possibilità si decide nell'istante in cui l'occhio di un [[animale]] ferito a morte colpisce l'uomo. L'ostinazione con cui egli devia da sé quello sguardo – «non è che un animale» – si ripete incessantemente nelle crudeltà commesse sugli uomini, in cui gli esecutori devono sempre di nuovo confermare a se stessi il «non è che un animale», a cui non riuscivano a credere neppure nel caso dell'animale. Nella società repressiva il concetto stesso dell'uomo è la parodia dell'uguaglianza di tutto ciò che è fatto ad immagine di Dio. Fa parte del meccanismo della «proiezione morbosa» che i detentori del potere avvertano come uomo solo la propria immagine, anziché riflettere l'umano proprio come il diverso. L'assassinio è quindi il tentativo di raddrizzare la follia di questa falsa percezione con una follia ancora maggiore: ciò che non è stato visto come uomo, eppure lo è, viene trasformato in cosa, perché non possa confutare, con un movimento, lo sguardo del pazzo. (§ 68, ''Gli uomini ti guardano''<ref>Riferimento al titolo del libro di Paul Eipper ''Le bestie ti guardano''.</ref>)
*Il [[Germania|tedesco]] è una persona che non può dire una [[bugia]] senza crederci. (§ 72, ''Spigolature'')
*È per la [[felicità]] come per la [[verità]]: non si ''ha'', ma ci si ''è''. Felicità non è che l'essere circondati, l'«esser dentro», come un tempo nel grembo della madre. Ecco perché nessuno che sia felice può sapere di esserlo. Per vedere la felicità, dovrebbe uscirne: e sarebbe come chi è già nato. Chi dice di essere felice mente, in quanto evoca la felicità, e pecca contro di essa. Fedele alla felicità è solo chi dice di ''essere stato'' felice. Il solo rapporto della coscienza alla felicità è la gratitudine: ed è ciò che costituisce la sua dignità incomparabile. (§ 72, ''Spigolature'')
*Credere che il [[pensiero]] abbia da guadagnare una superiore obbiettività, o, perlomeno, non abbia nulla da perdere dalla decadenza delle [[emozioni]], è già espressione del processo d'inebetimento. [...] L'aforisma di [[Friedrich Nietzsche|Nietzsche]] «Grado e qualità della [[sessualità]] di un individuo penetrano fino nella sommità del suo spirito» non riflette solo uno stato di fatto psicologico. Poiché anche le più remote oggettivazioni del pensiero traggono alimento dagli impulsi, il pensiero, distruggendoli, distrugge la condizione di se stesso. [...] Certo, con la crescente oggettivazione del mondo, il senso oggettivo delle conoscenze si è sempre più svincolato dal loro fondo impulsivo; e la conoscenza manca al suo compito, quando la sua attività oggettivante resta sotto l'influsso dei desiderî. Ma se gli impulsi non sono superati e conservati<ref>''Aufgehoben'': tolta, cioè negata e conservata. Si tenga presente che l'''Aufhebung'' o soppressione dell'oggettività (soppressione che è nello stesso tempo conservazione) è il fine ultimo della dialettica [[Georg Wilhelm Friedrich Hegel|hegeliana]].</ref> nel pensiero che si sottrae a questo influsso, non si realizza conoscenza alcuna, e il pensiero che uccide suo padre, il desiderio, è colpito dalla nemesi della stupidità. (§ 79, ''Intellectus sacrificium intellectus'')
*La [[libertà]] non sta nello scegliere tra nero e bianco, ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta. (§ 85, ''Esame'')
*Comunque agisca, l'[[intellettuale]] sbaglia. Egli sperimenta radicalmente, come una questione di vita, l'umiliante alternativa di fronte alla quale il tardo capitalismo mette segretamente tutti i suoi sudditi: diventare un adulto come tutti gli altri o restare un bambino. (§ 86, ''Giovannino'')
*Lo stato di cose in cui l'individuo sparisce, è insieme quello dell'individualismo scatenato, in cui «tutto è possibile»: «ora si celebrano individui al posto degli dèi»<ref>[[Jacob Burckhardt]], ''Griechische Kulturgeschichte''.</ref>. La «liberazione» dell'individuo dalla ''polis'' svuotata dall'interno, non rafforza, ma elimina la resistenza, e, con la resistenza, l'individualità: questo processo, che trova il suo compimento negli stati dittatoriali, è il modello di una delle contraddizioni fondamentali che, dal secolo decimonono, ci hanno spinto verso il fascismo. (§ 97, ''Monade'')
*All'interno della società repressiva, l'emancipazione dell'individuo non va senz'altro a suo vantaggio. La libertà dalla società lo spoglia della forza di essere libero. Per quanto reale, infatti, possa essere l'individuo nel suo rapporto con altri, concepito come assoluto è una pura astrazione. [...] Realizzandosi astrattamente, nel senso hegeliano del termine, l'individuo si annulla da sé: gli innumerevoli che non conoscono più nulla al di fuori di sé e del loro nudo, volubile interesse, sono gli stessi che capitolano non appena cadono nelle reti dell'organizzazione e del terrore. (§ 97, ''Monade'')
*L'umano è nell'[[imitazione]]: un uomo diventa uomo solo imitando altri uomini. (§ 99, ''Pietra di paragone'')
 
*È stato l'[[individualismo]] che ha arricchito il mondo e tutti gli uomini del mondo.
===Parte terza - 1946-47 ===
*Essere della sinistra è, come essere della destra, una delle infinite maniere che l'uomo può scegliere per essere imbecille: ambedue, in effetti, sono forme dell'emiplegia morale.
*Ciò che temiamo più di ogni altra cosa, senza un reale motivo, apparentemente ossessionati da idee fisse, ha la proterva tendenza ad accadere realmente. (§ 103, ''Il ragazzo della landa'')
*L'anima volgare, riconoscendosi volgare, ha l'audacia d'affermare il diritto alla volgarità e lo impone dovunque.
*[[Amore|Amare]] significa saper impedire che l'immediatezza sia soffocata dall'onnipresente pressione della mediazione, dall'economia, e in questa fedeltà l'amore si media in se stesso, accanita contropressione. Non ama se non chi ha la forza di tener fermo all'amore. (§ 110, ''Costanza'')
*La cosa importante è la memoria degli [[errore|errori]], che ci consente di non commettere sempre gli stessi.
*C'è un criterio quasi infallibile per stabilire se un altro ti è veramente [[Amicizia|amico]]: il modo in cui riporta giudizi ostili o scortesi sulla tua persona. Questi ragguagli sono, per lo più, superflui, pretesti per lasciar trapelare la malevolenza senza assumerne la responsabilità, anzi in nome del bene. (§ 115, ''Parlar franco'')
*La filosofia non ha bisogno né di protezione, né di attenzione, né di simpatia da parte delle masse. Cura il suo aspetto di perfetta inutilità; e con ciò si affranca da ogni soggezione all'uomo-medio. Sa di essere per essenza problematica, e abbraccia allegramente il suo libero destino di uccello del buon Dio, senza chiedere a nessuno che l'accetti, senza raccomandarsi né difendersi.
*Dacché il mondo ha tolto la parola agli uomini, colui a cui non si può parlare ha sempre ragione. Egli non ha che da insistere ciecamente sul proprio interesse e sulla propria natura, per avere la meglio. L'altro, nel vano sforzo di stabilire un contatto, assume un tono di apologia o di preghiera: e basta questo per metterlo in condizione d'inferiorità. (§ 118, ''In basso e sempre più in basso''<ref>''Hinunter und immer weiter''. Titolo di un ''Lied'' di [[Franz Schubert|Schubert]].</ref>)
*La [[libertà]] ha sempre significato in Europa una franchigia per essere chi autenticamente siamo.
*[[Odi profanum vulgus, et arceo|Odi profanum vulgus et arceo]], disse il figlio del liberto. (§ 122, ''Monogrammi'')
*La missione del così detto «intellettuale» è, in un certo modo, opposta a quella del politico. L'opera intellettuale aspira, frequentemente invano, a chiarire un poco le cose, mentre quella del politico suole, al contrario, consistere nel confonderle più di quanto non lo siano.
*Di uomini molto [[Cattiveria|cattivi]] non si può neppure immaginare che muoiano. (§ 122, ''Monogrammi'')
*La salute delle democrazie, qualunque siano il loro tipo e il loro grado, dipende da un misero particolare tecnico: il procedimento elettorale. Tutto il resto è secondario.
*L'amore è la capacità di avvertire il simile nel dissimile. (§ 122, ''Monogrammi'')
*La storia della [[corrida]] è legata a quella della Spagna, tanto che senza conoscere la prima è impossibile capire la seconda.
*Veri sono solo i pensieri che non comprendono se stessi. (§ 122, ''Monogrammi'')
:''La historia del toreo está ligada a la de España, tanto que sin conocer la primera, resultará imposible comprender la segunda.''
*Sei amato solo dove puoi mostrarti debole senza provocare in risposta la forza. (§ 122, ''Monogrammi'')
*Le città sono piene di gente. Le case piene di inquilini. Gli alberghi pieni di ospiti. I treni pieni di viaggiatori. I caffè pieni di consumatori. Le strade piene di passanti. Le anticamere dei medici piene di ammalati. Gli spettacoli pieni di spettatori [...] La moltitudine, improvvisamente, s'è fatta visibile [...] Prima, se esisteva, passava inavvertita, occupava il fondo dello scenario sociale; adesso c'è avanzata nelle prime linee, è essa stessa il personaggio principale. Ormai non ci sono più protagonisti: c'è soltanto un coro.
*I comportamenti via via conformi allo stato più avanzato dello sviluppo tecnico, non si limitano ai settori in cui sono effettivamente richiesti. Così il [[pensiero]] non si sottomette al controllo sociale solo dove questo gli è professionalmente imposto, ma adegua al controllo tutta la sua conformazione. Proprio perché il pensiero degenera nella soluzione di compiti assegnati, anche ciò che non è assegnato è trattato secondo lo schema del compito. [...] Anche dove non c'è nulla da macinare, il pensiero diventa un allenamento all'esecuzione di ogni sorta di esercizi. Considera i suoi oggetti come semplici ostacoli, come un test permanente del proprio essere-in-forma. Considerazioni che vorrebbero rendere conto di sé attraverso il rapporto alla cosa e quindi di fronte a se stesse, sono subito sospettate di vanità, di autocompiacimento visionario e asociale. [....] Il pensiero che ha disappreso a pensare se stesso, è diventato – nello stesso tempo – l'assoluta istanza di controllo di se stesso. Pensare non significa ormai altro che sorvegliare – in ogni istante – la propria capacità di pensare. (§ 126, ''I. Q.'')
*Non c'è modo di sloggiare l'ottuso dalla sua ottusità [...] L'ottuso lo è a vita e senza respiro. Per questo diceva Anatole France che un imbecille è più funesto d'un malvagio: perché il malvagio qualche volta si riposa, l'imbecille mai.
*Ogni [[satira]] è cieca verso le forze che si liberano nello sfacelo. (§ 134, ''L'errore di [[Giovenale]]'')
*Il compito attuale dell'[[arte]] è di introdurre caos nell'ordine. (§ 143, ''In nuce'')
*L'arte è [[magia]] liberata dalla menzogna di essere verità. (§ 143, ''In nuce'')
*Nell'incanto di ciò che si rivela in assoluta impotenza, del [[Bellezza|bello]], che è perfetto e nullo ad un tempo, l'apparenza dell'onnipotenza si rispecchia negativamente come speranza. Il bello è sottratto ad ogni prova di efficienza. La totale assenza di scopi smentisce la totalità di tutto ciò che è conforme agli scopi nel mondo del dominio, ed è solo in virtù di questa negazione, che il sussistente opera sul proprio principio razionale conducendolo alle estreme conseguenze, che la società esistente è stata consapevole, fino ad oggi, della possibilità di una società diversa. La beatitudine della contemplazione consiste nell'incanto disincantato. Ciò che scintilla, è la conciliazione del mito. (§ 144, ''Flauto magico'')