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*Con la [[famiglia]] – perdurando il sistema – è scomparso non solo l'organo più efficiente della [[borghesia]], ma la resistenza che, se opprimeva l'individuo, d'altro canto lo rafforzava, o addirittura lo produceva. La fine della famiglia paralizza le controforze. L'ordine collettivistico nascente è una tragica parodia di quello senza classi: e col borghese liquida l'utopia che si nutriva dell'amore della madre. (§ 2, ''La panchina sull'erba'')
*Da ogni spettacolo [[Cinema|cinematografico]], m'accorgo di ritornare, nonostante ogni vigilanza, più stupido e più cattivo. (§ 5, ''Signor dottore, è molto bello da parte vostra'')
*La tecnicizzazione – almeno per ora – rende le mosse brutali e precise, e così anche gli uomini. Elimina dai gesti ogni esitazione, ogni prudenza, ogni garbo. Li sottopone alle esigenze spietate, vorrei dire astoriche delle cose. [...] Nei movimenti che le macchine esigono da coloro che le adoperano c'è già tutta la violenza, la brutalità, la continuità a scatti dei misfatti fascisti. [...] Tra le cause del deperimento dell'esperienza c'è, non ultimo, il fatto che le cose, sottoposte alla legge della loro pura funzionalità, assumono una forma che riduce il contatto con esse alla pura manipolazione, senza tollerare quel ''surplus'' – sia in libertà del contegno che in indipendenza della cosa – che sopravvive come nocciolo dell'esperienza perché non è consumato dall'istante dell'azione. (da§ 19, ''Non bussare'', 1974, pp. 29-30)
*Quando il [[tempo]] è [[denaro]], sembra morale risparmiare tempo, soprattutto il proprio, e si legittima questa parsimonia col riguardo per l'altro. (§ 20, ''Pierino Porcospino'')
*La vera felicità del dono è tutta nell'[[immaginazione]] della felicità del destinatario. (§ 21, ''Non si accettano cambi'')
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*La logica della [[storia]] è distruttiva come gli uomini che produce: e dovunque tende la sua forza di gravità, riproduce l'equivalente del male passato. Normale è la morte. (§ 33, ''Fuori tiro'')
*L'esortazione alla ''happiness'', in cui il direttore di sanatorio, scienziato e uomo di mondo, concorda coi nervosi capipropaganda dell'industria dei divertimenti, fa pensare al padre furente che tuona contro i figlioletti perché non gli corrono incontro festosi per le scale quando torna di cattivo umore dall'ufficio. Appartiene al meccanismo dell'oppressione vietare la conoscenza del dolore che produce, e una via diretta conduce dal vangelo della gioia alla costruzione di [[Campo di sterminio|campi di sterminio]] in Polonia, abbastanza lontano perché ciascuno dei ''Volksgenossen'' possa persuadersi di non udire le grida. Questo è lo schema dell'intatta capacità di godere. Chi lo denuncia avrà, dallo psicoanalista, la conferma di essere afflitto da un [[Complesso di Edipo|complesso edipico]]. (§ 38, ''Invito alla danza'')
*Ogni [[psicologia]], a cominciare da quella di [[Protagora]], esaltando l'uomo con l'affermazione che egli è la misura di tutte le cose, ha fatto di lui, nello stesso tempo, l'oggetto, il materiale dell'analisi, e, una volta collocatolo tra le cose, lo ha assegnato alla loro nullità. (da§ 39, ''L'io è l'es'', 1974, p. 55)
 
===Parte seconda - 1945===
*All'inizio dell'[[Impero tedesco|imperialismo tedesco]] c'è il ''Crepuscolo degli dèi'' [[Richard Wagner|wagneriano]], l'entusiastica profezia del proprio tramonto: l'inizio della sua composizione coincide con la vittoriosa [[Guerra franco-prussiana|guerra del '70]]. Nello stesso spirito, due anni prima della seconda guerra mondiale, i tedeschi hanno assistito alla catastrofe del loro [[Zeppelin]] a Lakehurst, proiettata sui loro schermi. Tranquilla, imperterrita, la nave percorre la sua rotta, per precipitare d'improvviso a picco. Quando non c'è più via di scampo, diventa perfettamente indifferente, per l'impulso di distruzione, rivolgersi verso altri o verso il proprio soggetto: due cose tra cui, del resto, non ha mai fatto una netta distinzione. (§ 50, ''Dismisura per dismisura'')
*[...] lo sguardo lungo e contemplativo, a cui solo si dischiudono gli uomini e le cose, è sempre quello in cui l'impulso verso l'oggetto è spezzato, riflesso. La contemplazione senza violenza, da cui viene tutta la felicità della verità, impone all'osservatore di non incorporarsi l'oggetto: prossimità nella distanza. (da§ 54 ''I masnadieri'', 1974, p. 85)
*Il [[Germania|tedesco]] è una persona che non può dire una [[bugia]] senza crederci. (§ 72, ''Spigolature'')
*È per la [[felicità]] come per la [[verità]]: non si ''ha'', ma ci si ''è''. Felicità non è che l'essere circondati, l'«esser dentro», come un tempo nel grembo della madre. Ecco perché nessuno che sia felice può sapere di esserlo. Per vedere la felicità, dovrebbe uscirne: e sarebbe come chi è già nato. Chi dice di essere felice mente, in quanto evoca la felicità, e pecca contro di essa. Fedele alla felicità è solo chi dice di ''essere stato'' felice. Il solo rapporto della coscienza alla felicità è la gratitudine: ed è ciò che costituisce la sua dignità incomparabile. (§ 72, ''Spigolature'')
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*La tecnicizzazione rende le mosse brutali e precise, e così gli uomini. Elimina dai gesti ogni esitazione, ogni prudenza, ogni garbo. Li sottopone alle esigenze spietate, vorrei dire astoriche delle cose. [...] Nei movimenti che le macchine esigono da coloro che le adoperano c'è già tutta la violenza, la brutalità, la continuità a scatti dei misfatti fascisti. [...] Tra le cause del deperimento dell'esperienza c'è, non ultimo, il fatto che le cose, sottoposte alla legge della loro pura funzionalità, assumono una forma che riduce il contatto con esse alla pura manipolazione, senza tollerare quel ''surplus'' – sia in libertà del contegno che in indipendenza della cosa – che sopravvive come nocciolo dell'esperienza perché non è consumato dall'istante dell'azione. (da ''Non bussare'', 1974, pp. 29-30)
 
 
 
*Le atrocità sollevano un'indignazione minore, quanto più le vittime sono dissimili dai normali lettori, quanto più sono «more», «sudice», ''dago''<ref>Termine spregiativo con cui, nello slang americano, si indicano italiani, iberici e ibero-americani.</ref>. Questo fatto illumina le atrocità non meno che le reazioni degli spettatori. Forse lo schema sociale della percezione presso gli [[Antisemitismo|antisemiti]] è fatto in modo che essi non ''vedono'' gli ebrei come uomini. L'affermazione ricorrente che i selvaggi, i negri, i giapponesi, somigliano ad animali, o a scimmie, contiene già la chiave del ''[[pogrom]]''. Della cui possibilità si decide nell'istante in cui l'occhio di un [[animale]] ferito a morte colpisce l'uomo. L'ostinazione con cui egli devia da sé quello sguardo – «non è che un animale» – si ripete incessantemente nelle crudeltà commesse sugli uomini, in cui gli esecutori devono sempre di nuovo confermare a se stessi il «non è che un animale», a cui non riuscivano a credere neppure nel caso dell'animale. Nella società repressiva il concetto stesso dell'uomo è la parodia dell'uguaglianza di tutto ciò che è fatto ad immagine di Dio. Fa parte del meccanismo della «proiezione morbosa» che i detentori del potere avvertano come uomo solo la propria immagine, anziché riflettere l'umano proprio come il diverso. L'assassinio è quindi il tentativo di raddrizzare la follia di questa falsa percezione con una follia ancora maggiore: ciò che non è stato visto come uomo, eppure lo è, viene trasformato in cosa, perché non possa confutare, con un movimento, lo sguardo del pazzo. (n. 68, ''Gli uomini ti guardano''<ref>Riferimento al titolo del libro di Paul Eipper ''Le bestie ci guardano''</ref>) (''Gli uomini ti guardano'', 1974, p. 101)
*[...] lo sguardo lungo e contemplativo, a cui solo si dischiudono gli uomini e le cose, è sempre quello in cui l'impulso verso l'oggetto è spezzato, riflesso. La contemplazione senza violenza, da cui viene tutta la felicità della verità, impone all'osservatore di non incorporarsi l'oggetto: prossimità nella distanza. (da ''I masnadieri'', 1974, p. 85)
*Lo stato di cose in cui l'individuo sparisce, è insieme quello dell'individualismo scatenato, in cui «tutto è possibile»: «ora si celebrano individui al posto degli dèi». La «liberazione» dell'individuo dalla ''polis'' svuotata dall'interno, non rafforza, ma elimina la resistenza, e, con la resistenza, l'individualità: questo processo, che trova il suo compimento negli stati dittatoriali, è il modello di una delle contraddizioni fondamentali che, dal secolo decimonono, ci hanno spinto verso il fascismo. (da ''Monade'', 1974, p. 144)
*Nell'incanto di ciò che si rivela in assoluta impotenza, del [[Bellezza|bello]], che è perfetto e nullo ad un tempo, l'apparenza dell'onnipotenza si rispecchia negativamente come speranza. Il bello è sottratto ad ogni prova di efficienza. La totale assenza di scopi smentisce la totalità di tutto ciò che è conforme agli scopi nel mondo del dominio, ed è solo in virtù di questa negazione, che il sussistente opera sul proprio principio razionale conducendolo alle streme conseguenze, che la società esistente è stata consapevole, fino ad oggi, della possibilità di una società diversa. La beatitudine della contemplazione consiste nell'incanto disincantato. Ciò che scintilla, è la conciliazione del mito. (da ''Flauto magico'', 1974, pp. 214-215)
*Nulla di più reazionario che contrapporre i dialetti popolari alla lingua scritta. Ozio, e perfino superbia e arroganza, hanno conferito alla lingua della classe superiore un carattere d'indipendenza e d'autodisciplina, che la mette in opposizione all'ambiente sociale in cui si è formata. Essa si rivolge contro i signori, che ne abusano per comandare, pretendendo di comandar loro a sua volta, e si rifiuta di servire ai loro interessi. Nella lingua degli oppressi, invece, resta solo l'espressione del dominio, che l'ha privata anche della giustizia che la parola autonoma, non deformata, promette a tutti coloro che sono abbastanza liberi per pronunciarla senza rancore. (da ''Stomaco vuoto'', 1974, pp. 96-97)
*Ogni [[psicologia]], a cominciare da quella di [[Protagora]], esaltando l'uomo con l'affermazione che egli è la misura di tutte le cose, ha fatto di lui, nello stesso tempo, l'oggetto, il materiale dell'analisi, e, una volta collocatolo tra le cose, lo ha assegnato alla loro nullità. (da ''L'io è l'es'', 1974, p. 55)
*Quel che temiamo più d'ogni cosa, senza un motivo reale, tanto che sembriamo ossessionati da idee fisse, ha una proterva tendenza a succedere realmente. (da ''Il ragazzo della landa'', 1974, p. 158<ref>Con questa traduzione: "Ciò che temiamo più di ogni altra cosa, senza un reale motivo, apparentemente ossessionati da idee fisse, ha la proterva tendenza ad accadere realmente."</ref>)
*Se la filosofia della storia di [[Georg Wilhelm Friedrich Hegel|Hegel]] avesse compreso il nostro tempo, le [[V2 (Aggregat 4)|V<small>2</small>]] hitleriane avrebbero trovato il loro posto, accanto alla morte precoce di [[Alessandro Magno|Alessandro]] e ad altre immagini del genere, tra i fatti empirici scelti in cui si esprime immediatamente e simbolicamente lo stato dello spirito del mondo. Come il fascismo, le V<small>2</small> sono lanciate e senza senza soggetto nello stesso tempo. Come il fascismo, uniscono la massima perfezione tecnica alla cecità assoluta. Come il fascismo, suscitano il massimo terrore e sono perfettamente vane. «Ho visto lo [[Napoleone Bonaparte|spirito del mondo]]», non a cavallo, ma alato e senza testa: e questo confuta, nello stesso tempo, la filosofia della storia di Hegel. (da ''Fuori tiro'', 1974, p. 45)