Utente:Dread83/DreadBox6: differenze tra le versioni

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*[[Amore|Amare]] significa saper impedire che l'immediatezza sia soffocata dall'onnipresente pressione della mediazione, dall'economia, e in questa fedeltà l'amore si media in se stesso, accanita contropressione. Non ama se non chi ha la forza di tener fermo all'amore. (§ 110, ''Costanza'')
*C'è un criterio quasi infallibile per stabilire se un altro ti è veramente [[Amicizia|amico]]: il modo in cui riporta giudizi ostili o scortesi sulla tua persona. Questi ragguagli sono, per lo più, superflui, pretesti per lasciar trapelare la malevolenza senza assumerne la responsabilità, anzi in nome del bene. (§ 115, ''Parlar franco'')
*Dacché il mondo ha tolto la parola agli uomini, colui a cui non si può parlare ha sempre ragione. Egli non ha che da insistere ciecamente sul proprio interesse e sulla propria natura, per avere la meglio. L'altro, nel vano sforzo di stabilire un contatto, assume un tono di apologia o di preghiera: e basta questo per metterlo in condizione d'inferiorità. (da§ 118, ''In basso e sempre più in basso'',<ref>''Hinunter 1974,und pimmer weiter''. 178)Titolo di un ''Lied'' di [[Franz Schubert|Schubert]].</ref>.
*[[Odi profanum vulgus, et arceo|Odi profanum vulgus et arceo]], disse il figlio del liberto. (da§ 122, ''Monogrammi'', 1974, p. 184)
*Di uomini molto [[Cattiveria|cattivi]] non si può neppure immaginare che muoiano. (III,§ "Monogrammi")<ref>Citato in ''Dizionario delle citazioni''122, a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X</ref> (da ''Monogrammi'', 1974, p. 184)
*L'amore è la capacità di avvertire il simile nel dissimile. (n.§ 122) (da, ''Monogrammi,'' 1974, p. 184)
*Veri sono solo i pensieri che non comprendono se stessi. (da§ 122, ''Monogrammi,'' 1974, p. 184)
*Sei amato solo dove puoi mostrarti debole senza provocare in risposta la forza. (n.§ 122) (da, ''Monogrammi'', 1974, p. 184)
 
 
 
*Dacché il mondo ha tolto la parola agli uomini, colui a cui non si può parlare ha sempre ragione. Egli non ha che da insistere ciecamente sul proprio interesse e sulla propria natura, per avere la meglio. L'altro, nel vano sforzo di stabilire un contatto, assume un tono di apologia o di preghiera: e basta questo per metterlo in condizione d'inferiorità. (da ''In basso e sempre più in basso'', 1974, p. 178)
*Di uomini molto [[Cattiveria|cattivi]] non si può neppure immaginare che muoiano. (III, "Monogrammi")<ref>Citato in ''Dizionario delle citazioni'', a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X</ref> (da ''Monogrammi'', 1974, p. 184)
*È per la [[felicità]] come per la [[verità]]: non si ''ha'', ma ci si ''è''. Felicità non è che l'essere circondati, l'«esser dentro», come un tempo nel grembo della madre. Ecco perché nessuno che sia felice può sapere di esserlo. Per vedere la felicità, dovrebbe uscirne: e sarebbe come chi è già nato. Chi dice di essere felice mente, in quanto evoca la felicità, e pecca contro di essa. Fedele alla felicità è solo chi dice de ''essere stato'' felice. Il solo rapporto della coscienza alla felicità è la gratitudine: ed è ciò che costituisce la sua dignità incomparabile. (da ''Seconda lettura'', 1974, pp. 103-104)
*I comportamenti via via conformi allo stato più avanzato dello sviluppo tecnico, non si limitano ai settori in cui sono effettivamente richiesti. Così il [[pensiero]] non si sottomette al controllo sociale solo dove questo gli è professionalmente imposto, ma adegua a controllo tutta la sua conformazione. Proprio perché il pensiero degenera nella soluzione di compiti assegnati, anche ciò che non è assegnato è trattato secondo lo schema del compito. [...] Anche dove non c'è nulla da macinare, il pensiero diventa un allenamento all'esecuzione di ogni sorta di esercizi. Considera i suoi oggetti come semplici ostacoli, come un ''test'' permanente del proprio essere-in-forma. Considerazioni che vorrebbero rendere conto di sé attraverso il rapporto alla cosa e quindi di fronte a se stesse, sono subito sospettate di vanità, di autocompiacimento visionario e asociale. [....] Il pensiero che ha disappreso a pensare se stesso, è diventato – nello stesso tempo – l'assoluta istanza di controllo di se stesso. Pensare non significa ormai altro che sorvegliare – in ogni istante – la propria capacità di pensare. ( da ''I. Q.'', 1974, pp. 190-191)
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*Il [[Germania|tedesco]] è una persona che non può dire una [[bugia]] senza crederci.
*L'accentuazione dell'elemento materiale di fronte allo spirito come menzogna dà origine ad una preoccupante affinità elettiva con l'economia politica di cui si conduce la critica immanente: un'affinità simile a quella tra polizia e bassifondi. Dacché è stata liquidata l'utopia ed è stata posta l'esigenza dell'unità di teoria e prassi, si è diventati troppo pratici. Il senso angoscioso dell'impotenza della teoria diventa un pretesto per consegnarsi all'onnipotente processo di produzione, e riconoscere così definitivamente l'impotenza della teoria. (da ''Il bagno col bambino dentro'', 1974, p. 35)
 
*L'amore è la capacità di avvertire il simile nel dissimile. (n. 122) (da ''Monogrammi,'' 1974, p. 184)
*L'arte è [[magia]] liberata dalla menzogna di essere verità. (da ''In nuce'', 1974, p. 213)
*L'esortazione alla ''happiness'', in cui il direttore di sanatorio, scienziato e uomo di mondo, concorda coi nervosi capipropaganda dell'industria dei divertimenti, fa pensare al padre furente che tuona contro i figlioletti perché non gli corrono incontro festosi per le scale quando torna di cattivo umore dall'ufficio. Appartiene al meccanismo dell'oppressione vietare la conoscenza del dolore che produce, e una via diretta conduce dal vangelo della gioia alla costruzione dei [[Campo di sterminio|campi di sterminio]] in Polonia, abbastanza lontano perché ciascuno dei Volksgenossen possa persuadersi di non udire le grida. Questo è lo schema dell'intatta capacità di godere. Chi lo denuncia avrà, dallo psicoanalista, la conferma di essere affetto da un [[Complesso di Edipo|complesso edipico]]. (da ''Invito alla danza'', p. 55)
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*[...] lo sguardo lungo e contemplativo, a cui solo si dischiudono gli uomini e le cose, è sempre quello in cui l'impulso verso l'oggetto è spezzato, riflesso. La contemplazione senza violenza, da cui viene tutta la felicità della verità, impone all'osservatore di non incorporarsi l'oggetto: prossimità nella distanza. (da ''I masnadieri'', 1974, p. 85)
*Lo stato di cose in cui l'individuo sparisce, è insieme quello dell'individualismo scatenato, in cui «tutto è possibile»: «ora si celebrano individui al posto degli dèi». La «liberazione» dell'individuo dalla ''polis'' svuotata dall'interno, non rafforza, ma elimina la resistenza, e, con la resistenza, l'individualità: questo processo, che trova il suo compimento negli stati dittatoriali, è il modello di una delle contraddizioni fondamentali che, dal secolo decimonono, ci hanno spinto verso il fascismo. (da ''Monade'', 1974, p. 144)
 
*[[Odi profanum vulgus et arceo]], disse il figlio del liberto. (da ''Monogrammi'', 1974, p. 184)
*Nei migliori dei casi uno regala quello che gli piacerebbe per sé, ma di qualità lievemente inferiore.
*Nell'incanto di ciò che si rivela in assoluta impotenza, del [[Bellezza|bello]], che è perfetto e nullo ad un tempo, l'apparenza dell'onnipotenza si rispecchia negativamente come speranza. Il bello è sottratto ad ogni prova di efficienza. La totale assenza di scopi smentisce la totalità di tutto ciò che è conforme agli scopi nel mondo del dominio, ed è solo in virtù di questa negazione, che il sussistente opera sul proprio principio razionale conducendolo alle streme conseguenze, che la società esistente è stata consapevole, fino ad oggi, della possibilità di una società diversa. La beatitudine della contemplazione consiste nell'incanto disincantato. Ciò che scintilla, è la conciliazione del mito. (da ''Flauto magico'', 1974, pp. 214-215)
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*Quel che temiamo più d'ogni cosa, senza un motivo reale, tanto che sembriamo ossessionati da idee fisse, ha una proterva tendenza a succedere realmente. (da ''Il ragazzo della landa'', 1974, p. 158<ref>Con questa traduzione: "Ciò che temiamo più di ogni altra cosa, senza un reale motivo, apparentemente ossessionati da idee fisse, ha la proterva tendenza ad accadere realmente."</ref>)
*Se la filosofia della storia di [[Georg Wilhelm Friedrich Hegel|Hegel]] avesse compreso il nostro tempo, le [[V2 (Aggregat 4)|V<small>2</small>]] hitleriane avrebbero trovato il loro posto, accanto alla morte precoce di [[Alessandro Magno|Alessandro]] e ad altre immagini del genere, tra i fatti empirici scelti in cui si esprime immediatamente e simbolicamente lo stato dello spirito del mondo. Come il fascismo, le V<small>2</small> sono lanciate e senza senza soggetto nello stesso tempo. Come il fascismo, uniscono la massima perfezione tecnica alla cecità assoluta. Come il fascismo, suscitano il massimo terrore e sono perfettamente vane. «Ho visto lo [[Napoleone Bonaparte|spirito del mondo]]», non a cavallo, ma alato e senza testa: e questo confuta, nello stesso tempo, la filosofia della storia di Hegel. (da ''Fuori tiro'', 1974, p. 45)
*Sei amato solo dove puoi mostrarti debole senza provocare in risposta la forza. (n. 122) (da ''Monogrammi'', 1974, p. 184)
*Veri sono solo i pensieri che non comprendono se stessi. (da ''Monogrammi,'' 1974, p. 184)