Danila Comastri Montanari: differenze tra le versioni

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Le torce erano già state spente da un pezzo, e la grande ''domus'' sul Viminale giaceva immersa nel buio.<br>
Appiattito contro la parete del peristilio, l'uomo si guardò attorno furtivo e avanzò all'ombra del colonnato, attento a non far scricchiolare i sandali. Giunto davanti all'ingresso, trasse un lungo sospiro e occhieggiò attraverso il traforo della porta intagliata. Come aveva previsto, il tablino era deserto: in assenza del padrone, che si trovava ad Anzio per un banchetto, nessun altro si sarebbe azzardato a metter piede in quella stanza. Scivolò dentro e si chiuse la porta alle spalle.<br>
Avanzando di qualche passo, l'intruso cercò a tentoni una lucerna e la accese, circospetto, abbassando al minimo lo stoppino. Al debole chiarore della fiamma apparvero il letto elucubratorio, gli sgabelli e, bene addossata al muro, la grande ''arca'' di terebinto istoriata d'argento, con la toppa nera che ammiccava come una femmina in amore.<br>
L'intruso frugò tra le pieghe della tunica, ne trasse una chiave e e si chinò sul forziere.<br>
Un istante dopo, la testa gli esplose.<br>
Il corpo andò lentamente afflosciandosi sul coperchio spalancato del cofano, e la lucerna si infranse in mille pezzi, mentre l'olio tiepido si spandeva sul mosaico del pavimento in una larga macchia appiccicosa.
 
====''Morituri te salutant''====