Albert Einstein: differenze tra le versioni

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*Per quale ragione le civiltà prendano a imputridire dall'interno è cosa oscura. Forse la vita ordinata alla lunga distrugge le forze psichiche essenziali allo sviluppo sociale. (8 agosto 1938; p. 686)
*{{NDR|A proposito del nazismo}} Non riuscirei a vivere, se non avessi il mio lavoro [...]. Per fortuna, sono già vecchio e non credo mi aspetti un lungo futuro. (10 ottobre 1938<ref group="fonte">Archivio Einstein 7-376. Citato in ''Pensieri di un uomo curioso'', p. 33.</ref>)
*{{NDR|Sul figlio [[Eduard Einstein]]}} È un vero peccato che, così giovane, debba passare la vita senza poter sperare in una esistenza normale. Per parte mia, non ho più alcuna fiducia nell'assistenza medica da quando ho visto definitivamente fallire la cura d'insulina. Nel complesso ho pochissima stima di tutta la combriccola, e insomma mi sembra meglio lasciar la natura indisturbata. (11 novembenovembre 1940<ref group="fonte">Archivio Einstein 7-378. Citato anche in ''Pensieri di un uomo curioso'', p. 80.</ref>; p. 686)
*Per quanto riguarda [[Ernst Mach|Mach]], è bene distinguere tra l'influenza che ebbe in generale e quella che esercitò su di ''me'' in particolare. Mach ha compiuto significative ricerche sperimentali (ad esempio, la scoperta delle onde d'urto, basata su un metodo ottico veramente geniale); ma non di questo vogliamo discutere, bensì di come influenzò la visione generale dei concetti di base della fisica. In questa prospettiva il suo grande merito sta, a mio parere, nell'aver allentato il dogmatismo che dominava in quell'ambito nei secoli XVIII e XIX. Egli ha cercato di mettere in luce, specialmente nei campi della meccanica e della teoria del calore, il modo in cui i concetti hanno avuto origine dall'esperienza; Mach sosteneva in maniera convincente l'opinione che finanche i più basilari tra i concetti fisici si fondano sui dati empirici e, da un punto di vista logico, non sono in alcun modo ''necessari''. Evidenziando come nella fisica siano cruciali i problemi connessi ai concetti di base, più che quelli d'ordine logico-matematico, egli ha esercitato un'influenza particolarmente salutare. Il suo punto debole stava, a mio modo di vedere, nel considerare l'attività scientifica all'incirca un semplice «mettere ordine» nei materiali empirici. Egli, insomma, non rese giustizia all'elemento di libera volontà costruttiva presente nella formazione dei concetti. Riteneva, in certo modo, che all'origine delle teorie vi fossero «scoperte» e non «invenzioni», spingendosi addirittura a vedere, nelle sensazioni, unità costitutive del mondo reale piuttosto che semplici oggetti di comprensione; pensava di poter colmare in tal modo lo iato fra psicologia e fisica. Fosse stato coerente fino in fondo, avrebbe dovuto rifiutare non solo l'atomismo, ma l'idea stessa d'una realtà fisica. (6 gennaio 1948; pp. 689-690)
*È una sorte felice quella d'essere catturato fino all'ultimo respiro dal fascino del lavoro. Diversamente troppo si soffrirebbe della stoltezza e della demenza umana, come vengono alla luce soprattutto nella politica. (24 luglio 1949; pp. 692-693)