Michel de Montaigne: differenze tra le versioni

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*{{NDR|[[Francesco Guicciardini]]}} È storiografo diligente e dal quale, a mio parere, con più esattezza che da qualsiasi altro, si può apprendere la verità sugli affari del suo tempo: del resto nella maggior parte di essi è stato attore lui stesso, e in posizione onorevole. Non c'è alcun indizio che per odio, adulazione o vanità, abbia travisato le cose: e di ciò fanno fede i liberi giudizi che dà dei grandi, e specialmente di coloro dai quali era stato portato avanti e rivestito di cariche, come del papa Clemente VII. Quanto alla parte di cui sembra voler farsi più forte, cioè le digressioni e i ragionamenti, ce ne sono di buoni, e ricchi di bei tratti; ma se n'è troppo compiaciuto. Di fatto, per non voler tralasciare nulla, avendo in mano un argomento così ricco ed ampio, e quasi infinito, diventa prolisso e sa un po' di chiacchiera scolastica. Ho notato anche questo, che di tanti animi e di tanti fatti che giudica, di tanti impulsi e disegni, non ne attribuisce mai neppure uno alla virtù, allo scrupolo e alla coscienza, come se tali qualità fossero completamente estinte nel mondo; e di tutte le azioni, per quanto belle appaiano in se stesse, ne rimanda la causa a qualche movente vizioso o a qualche mira d'interesse. È impossibile immaginare che nell'infinito numero di azioni che giudica, non ve ne sia stata qualcuna compiuta per un giusto motivo. Nessuna corruzione può aver soggiogato gli uomini tanto universalmente che qualcuno non sfugga al contagio; questo mi fa temere che ci sia qui un po' del vizio del suo temperamento; e può essere accaduto che egli abbia giudicato gli altri secondo se stesso. (X; 2012, pp. 745 e 747)
*Ora quelli {{NDR|tra gli storici}} che scrivono le vite, in quanto si intrattengono più nei disegni che nei fatti, più in ciò che viene dal di dentro che in ciò che accade di fuori, quelli me li sento più vicini. Ecco perché, in ogni modo, [[Plutarco]] è il mio uomo. (X; 2008, p. 441)
*Mi dispiace molto che non abbiamo una dozzina di [[Diogene Laerzio|Laerzi]], ovvero che egli non sia o più esteso o più intensointeso. Poiché non guardo con minor interesse le vicende e la vita di quei grandi maestri dell'umanità che la varietà dei loro precetti e delle loro idee. (X; 2012, p. 741)
*{{NDR|La virtù}} richiede un cammino aspro e spinoso: vuole avere o difficoltà esteriori da combattere, [...] per mezzo delle quali la fortuna si compiace di interrompere l'impeto della sua corsa; oppure difficoltà interiori che le apportano i desideri sfrenati e le imperfezioni della nostra condizione. (XI; 2012, p. 753)
*Se presuppongo che la perfetta virtù si conosca nel combattere e nel sopportare pazientemente il dolore, nel sostenere gli attacchi della gotta senza scomporsi; se le do come oggetto necessario l'asprezza e la difficoltà: che ne sarà di quella virtù che sarà salita a tal punto che non soltanto disprezzerà il dolore, ma se ne rallegrerà, e si farà accarezzare dalle fitte di una forte colica? Tale è quella che gli [[Epicureismo|epicurei]] hanno definito e della quale molti di loro ci hanno lasciato, con le loro azioni, prove certissime. (XI; 2012, p. 753)