Doppiaggio: differenze tra le versioni

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*Si può diventare doppiatori fondamentalmente in due modi: partendo come attori oppure iniziando a doppiare da bambini. Il primo è quello che è capitato a me. Io ho fatto l’Accademia d’arte drammatica, la Silvio d’Amico, e poi tante cose: televisione, teatro, radio. Ecco, dopo un’esperienza simile puoi arrivare a imbatterti nel doppiaggio, che in fondo è un ramo della nostra professione. ([[Franca D'Amato]])
*{{NDR|Sui nuovi doppiaggi di opere storiche}} Sono assolutamente contrario, anche perché così si manca di rispetto al lavoro fatto da altri colleghi in precedenza. Adoro i doppiaggi di una volta, quelli anni 1950/60, perché erano molto più curati, anche dal punto di vista grammaticale e del lessico. Oggi inorridisco quando sento "un attimino", "mi va alla grande"... una volta non si parlava così! ([[Romano Malaspina]])
*Un ambiente come tutti gli ambienti lavorativi, forse più familiare. Bene o male si conoscono tutti da molto tempo, avendo lavorato quasi sempre insieme o perché ci si conosce da ragazzini. ([[Riccardo Rossi (doppiatore)|Riccardo Rossi]])
*Un attore usa il fisico e le espressioni del volto per esprimere un particolare stato d'animo o un'emozione, noi dobbiamo basarci solo sulla voce. Spesso gesticolare aiuta a calarci meglio nel personaggio. ([[Valentina Favazza]])
*Un doppiatore deve assolutamente essere un bravo attore, perché un doppiatore che sa usare alla perfezione la tecnica [...] ma non sa recitare non ha futuro. Forse, il limite del doppiatore di fronte alla macchina da presa è il non sapersi muovere; noi dobbiamo trasmettere qualsiasi tipo di emozione solamente con la voce, cercando di non agitarci più di tanto con la gestualità, poiché anche ogni rumore diverso dalla voce viene captato dal microfono, ma sulla cosa si può lavorare e ci sono tantissimi doppiatori che di fronte alla macchina da presa sono riusciti a trasmettere anche l'espressività. ([[Elena Perino]])