Carlo Sini: differenze tra le versioni

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{{Int|1=[http://www.exagere.it/il-vero-limite-e-essere-quello-che-siamo-intervista-a-carlo-sini/ ''Il vero limite è essere quello che siamo.'']|2=di Federica Biolzi, ''Exagere'', 2019}}
*Tutta la tradizione occidentale nasce lì, nel senso che il dubbio socratico è la non accettazione passiva della tradizione. La sua domanda è perché? È una domanda [[ trascendentalismo|trascendentale]], è fuori dal confine, non viene capito dai suoi contemporanei. Ciò che chiede ai suoi contemporanei non è nella loro ottica, nella loro possibilità. [[Socrate]] vuole sempre la definizione delle cose ''ti esti'' e loro rispondono sempre con il [[mito]]. Ma non viene capito, nemmeno quando gioca sulla faccenda dell’ignoranza “io so di non sapere”, lui in realtà sa.
* Bisogna rendersi conto che il lavoro umano è trasformazione continua e quindi è costantemente frequentazione del limite e oltrepassamento del confine. Altrimenti abbiamo semplicemente degli esperti e non dei [[ricercatore|ricercatori]]. Solo i ricercatori sono all’altezza del compito della umanizzazione e quindi di una sapienza davvero umana e non semplicemente disciplinarmente catturata da interessi molto particolari, privati.
* [[Socrate]] è un uomo della scrittura, lui dice di se stesso io non leggo, ma in realtà non legge perché quando è andato a leggere non ha trovato nei libri quello che cercava. Ma è sicuramente uno che ricerca il concetto, che cos’è la giustizia, in un mondo dell’oralità non esiste la giustizia. Esistono frasi di senso, comportamenti di senso, ritualità, racconti, miti; per avere la [[giustizia]] devo averla scritta con l’[[alfabeto della vita|alfabeto]], allora la posso isolare e dire ''che cos’è?'' Quindi ci rendiamo conto che la [[filosofia]] è il prodotto di una pratica umana molto precisa, ed io insisto sulla questione della [[scrittura]]. Anche la famosa frase di Socrate in tribunale “una [[vita]] senza ricerca non è degna di essere vissuta” appartiene ad un tipo di uomo.