Roberto Vecchioni: differenze tra le versioni

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*E io forse ho sognato che tutta l'umanità assomigliasse alla [[Sicilia]]. Da vecchio romantico, illuso professore di greco antico, ma non è così oggi la vita. La vita è che se dici merda che significa ti amo, non ti capiscono e soprattutto non ti capiscono i pusillanimi e i mafiosi.<ref name=lettaperta>Da una lettera aperta pubblicata sul ''Corriere della Sera'' dopo le polemiche per il suo [[#Siciliapolemica|intervento di pochi giorni]] prima all'incontro ''Mercanti di luce. Narrare la bellezza tra padri e figli''; citato in ''[http://www.lasicilia.it/articolo/la-lettera-di-vecchioni-alla-sicilia-e-ai-siciliani-e-un-isola-di-merda-solo-se-non-si La lettera di Vecchioni alla Sicilia: «Un'Isola di merda se non si ribella»]'', ''La Sicilia.it'', 6 dicembre 2015.</ref>
*Io ho nonni siciliani, di Messina. Dieci anni fa mi sono detto: adesso vado a vedermela la mia Sicilia. E mi sono commosso davanti al mare, a Selinunte, al monte di Segesta, alle piane immense assolate, al barocco, all'arabo. Tornavo in albergo la sera e strizzavo gli occhi dalla commozione. E poi scendevo sulle spiagge e le vedevo avvilite da alberghi fatiscenti, turismo che non aveva la minima idea di quei paradisi di natura.<ref name=lettaperta/>
*Il gruppo musicale è quello degli Yorum. Poco importa se fossero bravi o no. Cantavano un tipo di protesta civile dai toni nemmeno poi così accesi, ché se avessero esagerato, lì in Turchia, forse sarebbero morti prima. Cantavano parole che noi siamo abituati ad ascoltare da De Gregori, Guccini, perfino da Celentano. Raccontavano sogni e voglia di vivere insieme, parlavano di uguaglianza, fratellanza, roba che a eccezione di CasaPound, perfino la nostra destra fa finta di crederci. […] Questi tre ragazzi si sono fatti mesi e mesi di sciopero della fame, perché senza l'anima del corpo non gliene fregava niente. Nessuno del grande Occidente si è fatto vivo. […] L'ultimo, Ibrahim Gökçek, è morto dicendo "ci avevano lasciato solo i nostri corpi per combattere".<ref>Da ''Ho un macigno nel cuore'', ''la Repubblica'', 10 maggio 2020, p. 30.</ref>
*Il libraio leggeva le [[parole]] senza imporle all'ascolto, perché le parole non nascono, non nascevano in quell'autore, per favorire, acchiappare, assecondare, manovrare a piacimento le emozioni del pubblico, stipandole nella gabbia di un unico sentire. Il libraio restituiva le parole a se stesse. (da ''Il libraio di Selinunte'')
*{{NDR|Sulle [[#Siciliapolemica|frasi pronunciate pochi giorni prima sulla Sicilia]]}} Le mie non erano frasi dette con astio, non contenevano alcun sentimento di razzismo, io ho parlato per amore: le cose si devono pur dire, inutile nascondersi dietro alibi, dietro un mare strepitoso. Qui davvero ci sono intelligenze, cultura, bellezza ai massimi livelli, ma appena sceso dall'aereo mi sono trovato intrappolato in un traffico infernale, in un caos incredibile. Ho provato rabbia. <ref>Citato in ''[http://palermo.gds.it/2015/12/05/sicilia-isola-di-m-vecchioni-la-mia-frase-e-stata-una-provocazione-damore_445415/ "Sicilia, isola di m...", Vecchioni: era una provocazione d'amore]'', ''Giornale di Sicilia.it'', 5 dicembre 2015.</ref>